L’ingresso dei robot in redazione non è più fantascienza. Ne è pioniere Microsoft, il colosso informatico fondato da Bill Gate, che ha deciso di affidare la selezione delle news ad algoritmi.
L’operazione di fare a meno dei giornalisti denunziata dal Seattle Times e rilanciata dall’Ansa è in fase sperimentale da alcuni mesi e dovrebbe entrare in esercizio a partire dal prossimo 30 giugno. Hanno ricevuto lettere di licenziamento 50 redattori a tempo determinato delle agenzie Aquent, Ifg, Mag consulting fornitrici di contenuti e prodotti editoriali per MSN.
La sua rinunzia all’opera dei giornalisti – secondo un comunicato del committente – è legata ad una diversa scelta di investimenti per tipologia di settori e tecnologie. Si capiscono le ragioni di convenienza imprenditoriale e di tenuta dei conti economici, un po’ meno rassicurante è la mortificazione dell’intelligenza umana.
Va bene l’innovazione chiamata progresso, ma non l’avventura verso una deriva riduttiva delle potenzialità cognitive dell’uomo.
Chi ne soffrirà le limitazioni più che i giornalisti licenziati sono i fruitori di informazioni, perché a monte degli algoritmi c’è la predisposizione di una logica di interesse, vocazione e tendenza.
Nel caso di MSN si tratta di assecondare partner editoriali attraverso l’ottimizzazione dei contenuti e della correlata grafica. Il ricorso all’editing automatizzato consente di curare storie più standardizzate e meno genuine. E’ una scelta editoriale nel cui dna si intravede il gene del “Grande Fratello” che appartiene ad ideologie tristemente sperimentate nel 900 e che ne rispuntano le tentazioni sotto forma di progresso anche nelle tecnocrazie a vocazione liberale.
C’è qualcosa di più subdolo delle Fake news che essendo prodotti di passioni umane hanno radici caduche e facilmente smascherabili.
E’ immaginabile un diverso senso di lettura del pedagogico naso di Pinocchio: dall’umana compassione alla diabolica suggestione, e non solo tecnologica.