scritto da Eugenio Ciancimino - 30 Marzo 2025 10:21

Riarmo e dazi, la ballata dei “quaraquaquà”

Nell’uno e nell’altro campo si manifestano inquietudini di pari segni rispetto alle assunzioni di responsabilità da intraprendere nei confronti del conflitto armato tra Russia ed Ucraina e commerciale tra USA ed Eu

In epoche di cambiamenti culturali e di trasformazioni tecnologiche e geopolitiche si incrociano pulsioni di avanguardia e di resistenza. Per non cadere nella trappola del politicamente corretto, entrambi i sostantivi si adattano a configurare le tensioni e le ambiguità del corrente scontro, e poco confronto, tra le forze politiche di casa nostra, di vecchio e nuovo conio, collocate in campi opposti, autoproclamandosi  progressisti o conservatori.

Nell’uno e nell’altro campo si manifestano inquietudini di pari segni rispetto alle assunzioni di responsabilità da intraprendere nei confronti del conflitto armato tra Russia ed Ucraina e commerciale tra USA ed Eu. Nel primo caso si scontrato voci e reciproche accuse tra presunti “guerrafondai” e “pacefondai” ossia, in riferimento al contesto europeo tra “volenterosi” e “svogliati” (copyright di Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera).

Sul punto si registrano dissonanze di comportamenti nell’ambito delle forze schierate all’opposizione a Roma e nella maggioranza di Governo a Strasburgo (PD) ed in quelle della Lega con responsabilità apicale di Governo in Italia ed atteggiamenti di contestazione verso la politica di “REARM”, rinominata “READINESS” (Prontezza)  perseguita dalla Commissione europea. Si tratta di un argomento per il quale il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ravvisa la necessità di assumere “decisioni non rinviabili per garantire sicurezza all’Italia, difesa della pace e stabilità istituzionale”.

È in discussione un piano di investimenti le cui dimensioni coprirebbero, secondo Ursula von der Layen, un ampio ambito che  comprende sia “strumenti per mantenere la pace” che  “innovazione in ricerca e sviluppo” con “molte ricadute positive anche nel settore civile”. Sono affermazioni  contenute in una intervista rilasciata al Corriere della sera, in cui si sottolineano vantaggi ed “opportunità per l’industria italiana avendo “giganti dell’aerospazio come Leonardo, ed imprese navali innovative come Fincantieri”. Su questo impegno di risorse finanziarie  il linguaggio dissonante  del vice premier Matteo Salvini è più vicino a quello del leader M5S Giuseppe Conte che alle posizioni esplicitate dal Ministro della Difesa Guido Crosetto, minando anche la credibilità della stessa Giorgia Meloni alla quale Ursula von der Layen riconosce “un ruolo molto importante a livello europeo” ed anche “positivo” per il suo “rapporto diretto tra le due sponde dell’Atlantico”.

E qui vanno in scena i rapporti con l’Amministrazione USA il cui Presidente Donald Trump ed il suo vice JD Vance non hanno avuto parole di cortesia nei confronti degli alleati europei nella NATO  definendoli “scrocconi, siete nati per fotterci” avendo usufruito per 75 anni dell’ombrello difensivo  statunitense, senza contribuire ai relativi oneri finanziari, e beneficiato vantaggi, in termini di bilancia commerciale, del redditizio mercato americano. Sul riequilibrio di rapporti ed oneri tra le due sponde dell’Atlantico si inscrive la guerra dei dazi nella quale si ritiene che possa avere un ruolo diplomatico Giorgia Meloni che le viene riconosciuto dalla stessa Presidente della Commissione europea. Anche in questo caso si registra una presa di posizione delle forze politiche italiane piuttosto articolata ed a tratti contraddittoria da parte del PD, che ha contribuito all’elezione di Ursula von der Layen.

La sua Segretaria Elly Schlein accusa il Governo Meloni di trasformarsi in “cavallo di Troia dell’Amministrazione Trump nell’EU”. Per Giuseppe Conte (M5S), già amico di Trump, la Meloni gli “manda coricini” e per Angelo Bonelli di Avs ne è “vassalla svendendo l’Europa in cambio di favori sui dazi”. In questo bailamme di voci e di comportamenti non va sottaciuto il protagonismo di Matteo Salvini nel preannunziare un suo contatto diretto con JD Vance che suona come una sorta di scavalco su una materia, commercio estero, che è di competenza del Ministero degli Esteri condivisa dalla Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni.

È uno dei casi in cui Totò, Principe della risata, si porrebbe l’interrogativo sulla distinzione dei ruoli degli uomini e dei caporali. Forse, al di là dei colori e delle appartenenze partitiche, si adatterebbe di più la metafora di Leonardo Sciascia sulla classificazione delle categorie umane in “uomini, mezzi uomini, ominicchi, e (con rispetto parlando) piglianculo e quaquaquarà, la cui espressione è quella delle anatre. Come e quando si balla nello stagno.

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