scritto da Eugenio Ciancimino - 31 Gennaio 2022 10:08

Quirinale, viva Mattarella abbasso i partiti

Quirinale, viva Mattarella abbasso i partiti

Palazzo del Quirinale 29/01/2022: Il Presidente Sergio Mattarella in occasione della comunicazione dell’esito della votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica (dal sito del Quirinale)

Viva Mattarella e abbasso i partiti, sarebbe il titolo di stampo populista più adatto al racconto dell’elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica.

Si spiega con l’atto di generosità di Sergio Mattarella di accettare la seconda investitura per senso del dovere, prevalente rispetto a “prospettive personali differenti”, a fronte di forze politiche incapaci di assumere decisioni concludenti degne di un Parlamento chiamato ad esercitare la “sovranità” conferitagli dal popolo così come recita la Costituzione.

Ed è significativo, sul piano del galateo istituzionale, il gesto di Mattarella di ammettere, al colloquio preventivo alla sua disponibilità per la rielezione, i capi dei gruppi parlamentari e non i segretari di partito, diversamente da quanto è accaduto in occasione della reinvestitura di Giorgio Napolitano.

Un modo per ribadire la centralità della volontà del Parlamento prevaricata dal protagonismo dei leader dei partiti spinti da smanie mediatiche e con gli occhi puntati sulle stanze di Palazzo Chigi, come se quelle da abitare al Quirinale ne fossero una semplice variante.

Si comprende la reazione dei cosiddetti “peones” manifestatasi attraverso il voto segreto, il cui dissenso, spesso classificato come una sorta di cecchinaggio da franco tiratore, in questo caso può avere avuto motivazioni esistenziali per rivalsa e prospettive individuali o di sfiducia nei confronti di leadership incapaci di fare sintesi e di elaborare orizzonti credibili.

Sui fondali dell’aula di Montecitorio hanno aleggiato, e permangono, le suggestioni della emergenza sanitaria e della ripresa economica e sociale. Ma, tutto quello che è andato in scena e si è visto, da lunedì 24 a sabato 29, non è normale nella prassi delle democrazie parlamentari e per lo spirito della nostra Costituzione.

I partiti concepiti come aggregazioni politiche, legate da condivisioni di ideali ed orizzonti, che concorrono “a determinare la politica nazionale” esistono ancora? Interrogativo retorico stante la personalizzazione di un insieme di partiti compulsati da temporanee convenienze elettoralistiche.

Le otto votazioni conclusesi con la rielezione di Sergio Mattarella ne hanno offerto lo specchio con le convulsioni di Lega e Forza Italia, il cinismo ignavo del Pd, travagliato da più anime al suo interno, e con le turbolenze pentastellati, sfociate in un regolamento di conti tra presunti leader.

Al di là di ogni ragionevole pessimismo il risultato è stato raggiunto confermando tutto perché nulla cambiasse.

Uno stallo di gattopardismo rovesciato (copyright di Giorgia Meloni) che non promette ragionevole ottimismo, essendo condizionato dai sussulti di una campagna elettorale, il cui esito è nelle mani degli elettori e sfugge all’arbitraggio, pur prestigioso, del Presidente della Repubblica e non garantito dalla presenza, salvifica per gli estimatori, di Mario Draghi a Palazzo Chigi investito dalle inquietudini del dopo quirinalizie.

Tutto può succedere.

Ma, permanendo la carenza di pensiero politico e l’attuale sistema di formazione delle sue rappresentanze, qualunque sia  la scelta degli elettori, populista o consapevole delle ragioni della politica, dietro l’angolo dell’antipolitica si nasconde sempre il gattopardismo originale, lasciando “tutto così com’è”.

Più che di un bisogno esternato dal principe di Salina nel romanzo di Tommasi di Lampedusa si tratta di una constatazione storica testata  nell’ultimo ventennio della vita politica della nostra Repubblica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.