Entra nel vivo la gestione della Unione Europea avviando il primo passo per il più importante atto dopo le elezioni dello scorso mese di maggio 2019 e l’insediamento, a novembre, degli Organi che la guideranno per i prossimi sette anni.
Il primo appuntamento importante, infatti, è l’approvazione del bilancio europeo per i sette anni futuri, vale a dire l’entità dei contributi che i paesi membri dovranno versare e di quelli che gli stessi potranno ricevere per accrescere le loro possibilità di interventi strutturali.
Il bilancio dell’Unione è sempre stato un argomento che ha creato accesi dibattiti, ma quest’anno si è avviato con maggiori difficoltà, prima di tutto perché, con l’uscita del Regno Unito, sono venuti a mancare i relativi contributi, circa 70.miliardi l’anno, che, ovviamente, si cerca di distribuire tra gli altri paesi; ma proprio su questo c’è discordanza di vedute, e specialmente i paesi critici nei confronti della unione e vorrebbero vederne i poteri ridimensionati, spingono per riduzione.
Ovviamente la riduzione degli introiti va a pesare sull’entità dei contributi che la UE concede ai paesi membri, alcuni dei quali da un lato non vogliono tassarsi per recuperare quelli venuti meno a causa della Brexit, dall’altro vorrebbero vedere aumentati quelli sborsati dalla Unione; tesi economicamente difficilmente da sostenere, ma politicamente comprensibile.
Le scaramucce tra gruppi contrapposti sono quindi iniziate e 28 ore di negoziato non hanno prodotto alcun risultato, delineando due schieramenti in contrapposizione: da un lato il cosiddetto “blocco dei frugali”, formato da Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, paesi favorevoli a un “budget” più leggero e con priorità diverse rispetto al passato; dall’altro il “blocco degli amici della coesione”, che comprende tutti gli altri paesi membri, capeggiato dal Premier Ungherese Viktor Orban, e che chiede un bilancio più generoso a favore dei fondi regionali per ridurre il gap economico ancora esistente tra i vari paesi; e se si pensa che negli ultimi anni proprio la Polonia è stato uno dei paesi che maggiormente si sono avvalsi dei fondi europei per potenziare lo sviluppo interno, si comprende perché proprio il Presidente polacco è il portabandiera di questo schieramento: ovviamente c’è anche da dire che, diversamente dall’Italia, la Polonia si è distinta in efficienza e lungimiranza, oltre che per velocità di realizzazione delle opere.
In termini concreti il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, aveva proposto che i contributi venissero fissati all’1,074% del reddito nazionale lordo, pari a 1095.miliardi di euro, ipotizzando anche una scelta di priorità di spese, ma la sua proposta è stata respinta.
Il “blocco dei frugali” si è impuntato su una percentuale non superiore
all’ 1% , il gruppo opposto ha chiesto un aumento dall’1,1% all’ 1,3%, e una ipotesi di compromesso all’ 1,069% è rimasta in bilico fino alla rottura.
Non bisogna lasciarsi trarre in inganno dall’esiguità delle percentuali perché, tradotte in termini reali, sta a significare differenze di miliardi. Il contributo ridotto all’1% determina un importo di 1019.miliardi, quello aumentato all’ 1,1% determina un importo di 1121.miliardi, quello elevato all’ 1,3% addirittura 1325.miliardi; non sono, pertanto, bruscolini.
Un’altra frattura si è creata per i “rebates”, che sono gli sconti annuali dei quali dovrebbero beneficiare i paesi che verseranno, dopo la brexit, più contributi; i “paesi frugali”, chiedono che tali eventuali sconti siano mantenuti anche negli anni futuri ai livelli determinati per l’anno in corso, gli altri vorrebbero la abolizione di tali sconti per non ridurre le risorse disponibili.
A questo punto la trattativa si è interrotta con un generale malumore che il Presidente Michel ha tentato di minimizzare, mentre il Presidente del Parlamento, l’italiano David Sassoli, non ha nascosto la sua delusione.
Il nostro Premier Conte è schierato con il “blocco degli amici della coesione” contro i frugali, e giacché il nostro è un paese che all’interno della coalizione ha riacquistato, con questo nuovo governo, un ruolo primario, potrebbe avere un ruolo importante anche per la futura composizione della frattura, e proprio a ricoprire tale ruolo è stato invitato unitamente al Portogallo e alla Romania.
Vedremo nel prossimi giorni come si evolverà la situazione, frattanto, in un successivo articolo, vedremo quali sono gli organi dell’Unione e chi sono i nuovi “big” europei.