scritto da Nino Maiorino - 03 Gennaio 2017 12:05

Natale o Carnevale?

La vigilia di Natale l’ho festeggiata, come di consueto, a casa di mia figlia a Nocera Inferiore, in una traversina di Via Barbarulo, nel cuore della city.

Per giungere a destinazione ho dovuto attraversare, con l’aiuto di un cortese Vigile, una folla variopinta di persone di ogni età, che cantavano, ballavano, bevevano, vociavano.

Una folla che “vuole” stare per strada a fare baldoria, ad ingozzarsi di improbabili fritture, seduta su scomodi sediolini o panche, o magari a ballare in maniera disarticolata e scimmiesca, guidata da una musica… musica? ma cosa dico! solo rumori, assordanti, accettabili da chi è disponibile alla sordità perenne verso la quale, continuando così, si avvia.

E i bambini, imbacuccati come se dovessero affrontare il freddo polare, a frignare innervositi e spazientiti.

La “kermesse” viene organizzata, da qualche anno a questa parte, per assecondare i desideri dei baristi che si sono improvvisati ristoratori di strada, allestendo per l’occasione friggitorie ambulanti, intorno alle quali, sotto enormi ombrelloni, sistemano tavolini e sedie o tavolacci e panche, e sono felici per l’affluenza dei goderecci avventori e la conseguente baldoria.

Meno felici, o totalmente infelici, oltre agli abitanti della via o del rione, impediti ad entrare o uscire, i commercianti che si illudono che da quella folla venga fuori qualcuno che vuole acquistare l’ultima cianfrusaglia da regalare: ma sembra che tale aspettativa rimanga puntualmente delusa, giacché quella folla pensa solo ad ingozzarsi, agitarsi, magari bisticciare, a volte sparare qualche tracco e poi, andare a casa, a proseguire il festino con altre libagioni, e proseguire magari con altri botti.

Una volta, e non tantissimi anni addietro in quelle strade esponevano solo i pescivendoli, allestendo enormi tinozze contenenti i “capitoni”, che, insieme a tanti altri pesci, finivano sulla tavola del cenone della vigilia. Ed era il rito di “babbi” e mamme che, all’ultim’ora, infreddoliti, girovagavano per acquistare, magari a prezzo ridotto, gli ultimi capitoni o gli ultimi pesci per frittura rimasti; e tutto finiva lì, nel mentre le famiglie, a casa loro, si sistemavano intorno ai tavoli per il cenone della vigilia.

Purtroppo oggi quei pescivendoli sono stati spodestati dai bar e dall’orda di borgatari gaudenti.

Vien da chiedersi: ma quale risultato consegue tutto ciò? C’è, indubbiamente, un beneficio per i bar, ma hanno analogo beneficio anche i commercianti?

Mi chiedo ancora: ma che senso ha tutto ciò alla vigilia di Natale? E così che si intende festeggiare il Natale, la commemorazione della nascita di Cristo: invadendo strade, piazze, locali e disertando i luoghi nei quali veramente si festeggia il Natale, le chiese e i conventi?

Perché sacrificare tutto al demone del business borgataro?

Segno dei tempi e della umana stupidità?

E se per festeggiare il Natale si fa così, cosa succederà  a Carnevale?

Ancora auguri.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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