Matteo Renzi e il contratto di governo impossibile con i Cinque Stelle
Ieri sera, intervistato da Fazio su Rai Uno, Matteo Renzi, com’era largamente prevedibile, ha bocciato senza nessunissima prova di appello l’ipotesi di un governo del Pd con i Cinque Stelle.
Difficile dargli torto: siamo stati sconfitti e chi perde non può far finta di niente pur di guadagnarsi qualche poltrona. E’ questo il ragionamento di fondo che fa Renzi.
E poi, dopo quello che i pentastellati hanno detto del Pd, non solo di Renzi, qualificato né più né meno come una banda di criminali, corrotti ed incapaci, è assai difficile che si possa mettere una pietra sopra e far finta di niente. E il programma delle cose da fare? Per in pentastellati il jobs act, la buona scuola e quasi tutto quello realizzato dai governi dem in questi ultimi cinque anni è da cassare. E il reddito di cittadinanza può essere accettato dal Pd? E sui vaccini chi dei due deve cambiare idea? Insomma, ci saranno pure dei punti programmatici di contatto tra Pd e M5S, ma di sicuro quel che divide è assai di più, e in modo stridente e persino traumatico.
Posizioni, in buona sostanza, politicamente inconciliabili. E resta da capire, a questo punto, visto che ora i pentastellati ritengono il Pd degno di essere un alleato di governo, mentre prima era il perfetto archetipo della cattiva politica, dove e quale sia la verità o, se si preferisce, quand’è che mentivano: ieri o adesso?
Tornando alla formazione del nuovo governo, com’era nelle previsioni si perderà ancora qualche giorno ma alla fine tra Cinque Stelle e Pd non ci sarà alcun alleanza o, come preferisce dire Di Maio, nessunissimo contratto di governo.
Questo, però, è uno sviluppo che il presidente Mattarella ha abbondantemente messo in conto, ma è un suo dovere provarle tutte per togliere qualsiasi alibi a chicchessia, per poi puntare a inventarsi qualcosa pur di evitare nuove elezioni in autunno.
Per la verità, Matteo Renzi ha dichiarato la disponibilità ad un governo istituzionale che punti a portare a casa in tempi brevi una riforma elettorale e una revisione costituzionale avendo come modello l’assetto normativo francese, a partire dal doppio turno elettorale, con ballottaggio tra i due concorrenti meglio piazzati al primo, e con una sola camera.
Non è affatto una cattiva idea, ma i tempi non sembrano ancora maturi per le nostre forze politiche.
In conclusione, ci sarà ancora da fare qualche giro di valzer. Molto probabilmente, fallito il tentativo di accordo M5s-Pd, l’incarico di tentare di formare il governo potrebbe toccare al centrodestra, in particolare al leader leghista Salvini, anche sulla spinta del successo elettorale del voto alle regionali in Friuli.
Poi, si vedrà. Per ora, l’Italia deve aspettare per forza di cose. I bizantinismi e la ritualità della politica nostrana questo ci propina. E così agli italiani, almeno quelli che possono, non resterà altro da fare che andare a lavorare durante la settimana e a mare nei week-end.
Meglio di così…