Manovre per il dopo Mattarella

Per calcolo o per combinazione sembra che nella galassia della sinistra gli astri si stiano incamminando sugli scenari parlamentari possibili per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Sul loro percorso si intravedono il ritrovato protagonismo politico di Enrico Letta e di Giuseppe Conte, rispettivamente alla guida del PD e del M5S, ed il nome di Romano Prodi nella veste di dispensatore di consigli e di ispiratore dell’attivismo delle “Sardine”.
La sua candidatura per il Quirinale, azzoppata nel segreto dell’urna nella seduta comune delle Camere del 2013, può contare sulla carta, ora come allora, su una vasta area di consensi, salvo turbolenze residuali nel PD “rasserenato” e nel M5S anche dopo l’opera di recupero posta in essere dall’ex Premier Giuseppe Conte.
Tutti e tre i nomi hanno per denominatore comune l’estro rottamatore di Matteo Renzi la cui forza è calata, ma ha ancora un anno di tempo per recuperare; così come i suoi potenziali bersagli per neutralizzarne i colpi.
La formazione del Governo presieduto dal Premier Mario Draghi voluta e partecipata da forze politiche diverse per esperienze e mentalità non offre, al momento punti di sfida traumatica e può far cambiare per l’elezione del Capo dello Stato il paradigma di convergenze rispetto alla tradizionale toponomastica dei posti occupati dai singoli partiti rappresentati in Parlamento.
É accaduto, più volte in precedenti elezioni, tra partiti antagonisti ma riconoscibili per cultura delle istituzioni e per ispirazione di pensiero politico.
Con il loro sgretolamento nulla è prevedibile, compreso il superamento degli attuali schieramenti vissuti con la simbologia delle parole piuttosto che su idee e visioni con cui interpretare fatti e bisogni emergenti.
Vuol dire, napulitanamente, che “addo ce stanno ‘e fatte nun ce vanno parole”.
Sul punto di convergenza di esigenze diverse è la stessa dinamica della rappresentanza di interessi reali a costringere al dialogo. A meno che non prevalga la logica di conservazione del potere già detenuto nel Palazzo. Il che favorirebbe chi ne ha le chiavi, a prescindere dalla vastità del consenso che contribuisce ad arricchire l’autorevolezza del Capo dello Stato.
L’elezione del successore di Mattarella cade in un contesto di inquietudini, non solo politiche, ma economiche e sociali per la salute e la sicurezza del Paese. Può rivelarsi condizionante per la conclusione della legislatura in corso, ma certamente avrà una valenza strategica per la prossima nella quale si riverserà tutto l’incompiuto relativo alle sofferenze dell’impianto costituzionale e del sistema di rappresentanza politica. Perciò, è un atto impegnativo per tutte le forze politiche perché all’autorevolezza del nome si coniughi l’orientamento culturale e politico prevalente nella comunità nazionale. Come dire che le possibili combinazioni astrali non sono una riserva del centrosinistra.
Si tratta della scelta di una figura di tutela di tutto ciò che è stato e vale per l’attualità dei processi di maturazione culturale e politica senza il marchio delle avventure ideologiche.
Sarebbe bello poter dire di questa tormentata legislatura: “varca storta viaggia deritto”. Al di là del bene e del male. Con o senza l’ausilio degli astri o del rito del volo degli uccelli.