scritto da Gildo De Stefano - 14 Febbraio 2021 10:29

L’Italia tra emergenza e ignoranza

Ad un anno dallo scoppio della pandemia le misure di controllo e prevenzione della diffusione del Covid19 hanno fatto sorgere spesso quesiti in merito alla loro liceità e conformità al dettato costituzionale.

In particolare fanno ancora discutere (e probabilmente le polemiche non finiranno tanto presto) l’imposizione ex-lege della clausura entro i confini cittadini o regionali se non quelli domestici a cui siamo tuttora costretti, e non si sa per quanto ancora.

I vari DCPM in questione sono stati emessi per contenere il diffondersi dell’epidemia, creando tuttavia uno strano contrasto, vale a dire la determinazione a difendere un bene (la salute) abolendone un altro (la libertà). Molti studiosi hanno visto in questo una necessità imposta dalle circostanze mentre altri si sono ribellati sostenendo che il provvedimento mirava a limitare un diritto fondamentale dell’individuo facendo ricorso a una presunta condizione di emergenza che è poi l’anticamera di un assoggettamento socio-politico di estrema gravità.

Fa qui capolino, infatti, la teoria già sviluppata da Marcel Foucault del biopotere, vale a dire il modo in cui agisce il sistema delle reti politiche che attraverso la dichiarazione dello stato d’eccezione, entra nella sfera individuale per governare la disciplina dei corpi assoggettandoli a determinati comportamenti.

In futuro probabilmente sarà necessario ritornare a discutere di questi argomenti tutt’altro che secondari. Ma nel caso della pandemia da Covid si fa strada prepotentemente anche un’altra considerazione non peregrina che può, se non proprio contrapporsi, almeno integrare per così dire quanto appena richiamato.

Allo stato d’eccezione si contrappone cioè quello che potremmo definire lo stato d’ignoranza messo in risalto da più parti. Appare via via più chiaro, a mano a mano che passano i mesi e si riflette con maggiore ponderazione, come le strutture scientifiche da una parte e le istituzioni politiche dall’altra abbiano mostrato i propri limiti ovvero la propria incapacità di definire e gestire la pandemia in atto.

Troppe sono state, infatti, le lacune evidenziate. La comunità degli scienziati (ma quanti si sono autoproclamati tali!) più che altro continua imperterrita nella sua passerella, inondando quotidianamente gli schermi televisivi, le pagine social e quelle dei giornali di valutazioni del tutto confuse e imprecise fornendo ai cittadini inermi nient’altro che liberi pensieri quasi sempre non unitari e che alla fine ha creato sconcerto e disorientamento. Al che ha risposto l’istituzione politica nel suo complesso -che pure sui suggerimenti scientifici faceva conto- con un tentennamento figlio della incapacità di decidere, di dare un segnale forte e rassicurante.

Il tutto mentre il paese tuttora arranca, anche sul fronte della profilassi vaccinale, per ovvie ragioni in termini di sicurezza e aspettativa economica, arretrando di giorno in giorno in un vicolo cieco. Alla fine riesce difficile stabilire chi tra il Covid, l’improntitudine scientifica e l’incapacità istituzionale abbia fatto più danni.

Ai cittadini italiani, adesso non resta che attendere i risultati dell’ultimo solone di turno… ho detto solone non santo (molti ancora fanno affidamento a San Gennaro malgrado l’ultima defaillance), anche se molti già lo stanno santificando come San Draghi.

Saggista e musicologo, è laureato in “Sociologia delle Comunicazioni di Massa”. Tra i suoi libri ricordiamo: Il Canto Nero (Gammalibri, Milano, 1982), Trecento anni di jazz (SugarCo, Milano, 1986), Jazz moderno (Kaos, Milano, 1990), Vesuwiev Jazz (E.S.I., Napoli, 1999), Il popolo del samba (RAI-ERI, Roma, 2005) prefazionato da Chico Buarque de Hollanda, Ragtime, Jazz & dintorni (SugarCo, Milano, 2007), prefazionato da Amiri Baraka (Leroi Jones), Saudade Bossa Nova (Logisma, Firenze, 2017) prefazionato da Gianni Minà, Una storia sociale del jazz (Mimesis Edizioni, Milano 2014), prefazionato da Zygmunt Bauman. Per i “Saggi Marsilio” ha pubblicato l’unica Storia del ragtime edita in Italia e in Europa, in due edizioni (Venezia, 1984 e 1989). Ha scritto tre monografie su: Frank Sinatra (Marsilio, Venezia, 1991) prefazionato da Guido Gerosa, The Voice – Vita e italianità di Frank Sinatra (Coniglio, Roma, 2011) prefazionato da Renzo Arbore, Frank Sinatra, L'italoamericano (LoGisma, Firenze 2021); ed altre su Vinicio Capossela (Lombardi, Milano, 1993), Francesco Guccini (Lombardi, Milano, 1993), Louis Armstrong (E.S.I., Napoli, 1997), un paio di questi con prefazioni di Renzo Arbore. Collabora con la RAI, per la cui struttura radiofonica ha condotto diverse trasmissioni musicali, e per La Storia siamo noi ha contribuito allo special su Louis Armstrong. Tiene periodicamente stage su Civiltà Musicale Afroamericana oltre a collaborare con la Fondazione Treccani per le voci afroamericane. Tra i vari riconoscimenti ha vinto un Premio Nazionale Ministeriale di Giornalismo e quello Internazionale “Campania Felix” per la sua attività di giornalista per la legalità, nonché risultando tra i finalisti del Premio letterario 'Calvino' per l’inedito. Per la narrativa ha pubblicato un romanzo breve per ragazzi dal titolo Easy Street Story, (L’isola dei ragazzi Editore, Napoli 2007), la raccolta di racconti È troppo tardi per scappare (Il Mondo di Suk Editore, Napoli 2013), due edizioni del romanzo epistolare Caro Giancarlo – Epistolario mensile per un amico ammazzato, (Innuendo Edizioni, Terracina 2014, e IOD Edizioni, Napoli 2022), che gli hanno valso il Premio ‘Giancarlo Siani’ 2014, ed il romanzo storico Ballata e morte di un gatto da strada – Vita e morte di Malcolm X (NUA Edizioni, Brescia 2021), prefazionato da Claudio Gorlier, con postfazione di Walter Mauro, e supervisionato da Roberto Giammanco, e Diario di un suonatore guercio (inFuga Edizioni, Anzio 2023). È il direttore artistico del Festival Italiano di Ragtime. Il suo sito è www.gildodestefano.it

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