Per quanto sia assiomatico che la tecnologia sia importante, tuttavia è inevitabile che la lezione in presenza è necessaria.
L’emergenza legata al diffondersi del Covid ha influenzato le vite di coloro che l’hanno contratto ma, in senso più ampio, quelle di tutti noi. Siamo stati colpiti lì dove pensavamo di essere più sicuri. Siamo stati costretti a reinventare quotidianità e abitudini, pur di conservare l’apparenza di un’esistenza normale. È stato il caos e, per certi versi, lo è ancora. Ci avviamo ottimisticamente verso la fine di un periodo difficile, ma ancora per molto tempo non ci sarà concesso di riprendere dal punto in cui la nostra routine si era interrotta.
Gli studenti di tutte le età hanno continuato a seguire le lezioni utilizzando piattaforme online. Ma se per gli universitari, che comunque hanno vissuto un enorme disagio e sono tra le categorie più trascurate, può risultare più facile attrezzarsi grazie alla maturità acquisita con l’esperienza, i ragazzi che frequentano le scuote di ogni ordine e grado hanno rischiato di veder seriamente compromessa la qualità della loro istruzione.
Nell’anno scolastico 2021/2022, l’attività scolastica e didattica della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado finalmente si svolge in presenza su tutto il territorio nazionale, tuttavia con le dovute cautele del distanziamento e aerazione. Eppure ci sono ancora classi cosiddette pollaio, in cui il numero degli studenti è elevatissimo: per esempio, anche classi con trenta alunni, seppure si volessero dividere, quindici ragazzi in aula sarebbero comunque troppi. Inoltre, spesso molte aule non hanno la necessaria metratura per garantire il distanziamento sociale.
Sicuramente la tecnologia è corsa in aiuto permettendo di continuare le lezioni in un periodo di emergenza, cercando di mantenere un legame tra docente e discente. Però, trasformare l’eccezione in una regola e credere che svolgere le lezioni online equivalga ad innovare la scuola, è stato un pensiero che non ha trovato d’accordo entrambi gli attori. Lo schermo ha creato una barriera fisica con gli studenti costringendo i docenti di mantenere viva l’attenzione in ogni modo facendo molta piu fatica del solito.
In classe c’è la possibilità di abbracciare con lo sguardo e con la voce i ragazzi, mentre da remoto non si sapeva mai se la voce dell’insegnante arrivava in ritardo, se tutti stavano ascoltando, e soprattutto penalizzando il contatto diretto con i loro occhi. Anche gli sguardi sono importanti.
Inoltre, molti studenti hanno lamentato che svolgere le lezioni sul pc di casa è stato disumanizzante. E ancora tanti il senso di solitudine, la mancanza di confronto. In classe si diventa una piccola comunità che si riunisce in un determinato luogo per fare una determinata cosa, e i ragazzi hanno sentito la mancanza del gruppo.
Tali affermazioni fanno considerare che a volte il progresso può anche essere la causa di un involontario regresso. Passato il peggio della pandemia è d’uopo d’ora in poi trovare sempre più soluzioni per rendere la scuola un luogo sicuro e frequentabile, non dimenticando tuttavia che la tecnologia è stata di grande aiuto in questi mesi, ma non c’e miglior modo di investire se non nelle strutture che riescono a valorizzare i rapporti umani.