scritto da Gildo De Stefano - 03 Novembre 2021 16:50

L’inevitabilità della lezione in presenza

Per quanto sia assiomatico che la tecnologia sia importante, tuttavia è inevitabile che la lezione in presenza è necessaria.

L’emergenza legata al diffondersi del Covid ha influenzato le vite di coloro che l’hanno contratto ma, in senso più ampio, quelle di tutti noi. Siamo stati colpiti lì dove pensavamo di essere più sicuri. Siamo stati costretti a reinventare quotidianità e abitudini, pur di conservare l’apparenza di un’esistenza normale. È stato il caos e, per certi versi, lo è ancora. Ci avviamo ottimisticamente verso la fine di un periodo difficile, ma ancora per molto tempo non ci sarà concesso di riprendere dal punto in cui la nostra routine si era interrotta.

Gli studenti di tutte le età hanno continuato a seguire le lezioni utilizzando piattaforme online. Ma se per gli universitari, che comunque hanno vissuto un enorme disagio e sono tra le categorie più trascurate, può risultare più facile attrezzarsi grazie alla maturità acquisita con l’esperienza, i ragazzi che frequentano le scuote di ogni ordine e grado hanno rischiato di veder seriamente compromessa la qualità della loro istruzione.

Nell’anno scolastico 2021/2022, l’attività scolastica e didattica della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado finalmente si svolge in presenza su tutto il territorio nazionale, tuttavia con le dovute cautele del distanziamento e aerazione. Eppure ci sono ancora classi cosiddette pollaio, in cui il numero degli studenti è elevatissimo: per esempio, anche classi con trenta alunni, seppure si volessero dividere, quindici ragazzi in aula sarebbero comunque troppi. Inoltre, spesso molte aule non hanno la necessaria metratura per garantire il distanziamento sociale.

Sicuramente la tecnologia è corsa in aiuto permettendo di continuare le lezioni in un periodo di emergenza, cercando di mantenere un legame tra docente e discente. Però, trasformare l’eccezione in una regola e credere che svolgere le lezioni online equivalga ad innovare la scuola, è stato un pensiero che non ha trovato d’accordo entrambi gli attori. Lo schermo ha creato una barriera fisica con gli studenti costringendo i docenti di mantenere viva l’attenzione in ogni modo facendo molta piu fatica del solito.

In classe c’è la possibilità di abbracciare con lo sguardo e con la voce i ragazzi, mentre da remoto non si sapeva mai se la voce dell’insegnante arrivava in ritardo, se tutti stavano ascoltando, e soprattutto penalizzando il contatto diretto con i loro occhi. Anche gli sguardi sono importanti.

Inoltre, molti studenti hanno lamentato che svolgere le lezioni sul pc di casa è stato disumanizzante. E ancora tanti il senso di solitudine, la mancanza di confronto. In classe si diventa una piccola comunità che si riunisce in un determinato luogo per fare una determinata cosa, e i ragazzi hanno sentito la mancanza del gruppo.

Tali affermazioni fanno considerare che a volte il progresso può anche essere la causa di un involontario regresso. Passato il peggio della pandemia è d’uopo d’ora in poi trovare sempre più soluzioni per rendere la scuola un luogo sicuro e frequentabile, non dimenticando tuttavia che la tecnologia è stata di grande aiuto in questi mesi, ma non c’e miglior modo di investire se non nelle strutture che riescono a valorizzare i rapporti umani.

Saggista e musicologo, è laureato in “Sociologia delle Comunicazioni di Massa”. Tra i suoi libri ricordiamo: Il Canto Nero (Gammalibri, Milano, 1982), Trecento anni di jazz (SugarCo, Milano, 1986), Jazz moderno (Kaos, Milano, 1990), Vesuwiev Jazz (E.S.I., Napoli, 1999), Il popolo del samba (RAI-ERI, Roma, 2005) prefazionato da Chico Buarque de Hollanda, Ragtime, Jazz & dintorni (SugarCo, Milano, 2007), prefazionato da Amiri Baraka (Leroi Jones), Saudade Bossa Nova (Logisma, Firenze, 2017) prefazionato da Gianni Minà, Una storia sociale del jazz (Mimesis Edizioni, Milano 2014), prefazionato da Zygmunt Bauman. Per i “Saggi Marsilio” ha pubblicato l’unica Storia del ragtime edita in Italia e in Europa, in due edizioni (Venezia, 1984 e 1989). Ha scritto tre monografie su: Frank Sinatra (Marsilio, Venezia, 1991) prefazionato da Guido Gerosa, The Voice – Vita e italianità di Frank Sinatra (Coniglio, Roma, 2011) prefazionato da Renzo Arbore, Frank Sinatra, L'italoamericano (LoGisma, Firenze 2021); ed altre su Vinicio Capossela (Lombardi, Milano, 1993), Francesco Guccini (Lombardi, Milano, 1993), Louis Armstrong (E.S.I., Napoli, 1997), un paio di questi con prefazioni di Renzo Arbore. Collabora con la RAI, per la cui struttura radiofonica ha condotto diverse trasmissioni musicali, e per La Storia siamo noi ha contribuito allo special su Louis Armstrong. Tiene periodicamente stage su Civiltà Musicale Afroamericana oltre a collaborare con la Fondazione Treccani per le voci afroamericane. Tra i vari riconoscimenti ha vinto un Premio Nazionale Ministeriale di Giornalismo e quello Internazionale “Campania Felix” per la sua attività di giornalista per la legalità, nonché risultando tra i finalisti del Premio letterario 'Calvino' per l’inedito. Per la narrativa ha pubblicato un romanzo breve per ragazzi dal titolo Easy Street Story, (L’isola dei ragazzi Editore, Napoli 2007), la raccolta di racconti È troppo tardi per scappare (Il Mondo di Suk Editore, Napoli 2013), due edizioni del romanzo epistolare Caro Giancarlo – Epistolario mensile per un amico ammazzato, (Innuendo Edizioni, Terracina 2014, e IOD Edizioni, Napoli 2022), che gli hanno valso il Premio ‘Giancarlo Siani’ 2014, ed il romanzo storico Ballata e morte di un gatto da strada – Vita e morte di Malcolm X (NUA Edizioni, Brescia 2021), prefazionato da Claudio Gorlier, con postfazione di Walter Mauro, e supervisionato da Roberto Giammanco, e Diario di un suonatore guercio (inFuga Edizioni, Anzio 2023). È il direttore artistico del Festival Italiano di Ragtime. Il suo sito è www.gildodestefano.it

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