L’elezione di Javier Milei in Argentina: un piccolo chiarimento sull’anarco-capitalismo
Cosa promette il nuovo presidente dell’Argentina ai cittadini? No welfare, no sanità e educazione pubblica, no ministeri della cultura, dell’ambiente, delle donne e diversità, dei lavori pubblici, dell’educazione e del lavoro.
Javier Milei ha vinto le elezioni in Argentina. Javier Milei, forse, parla con il cane morto. Javier Milei è un anarco-capitalista.
Anarchismo, individualismo egoistico, liberismo, individualismo liberale. Questi tutti termini che ruotano attorno alla definizione di anarco-capitalismo. Le elezioni argentine del 19 novembre 2023 e la vittoria di Javier Milei hanno portato all’attenzione mondiale la teoria economico-politico-sociale appunto denominata anarco-capitalismo.
La fuorviante presenza del suffisso anarco può apparentemente catapultare in un immaginario dal sapore anarchico, nell’accezione più pura del termine. Ma, la correlazione, nella parola, ti tale suffisso con capitalismo fa storcere il naso: come questi due concetti riescono a sopravvivere in una sorta di crasi? Qual è il legame teorico che ha portato alla creazione di questo ibrido concettuale? Una multiforme chimera in cui economia, politica, dottrine sociali e filosofia sono le membra di un mostro che rende immaginabile la coesistenza di questi ossimori (apparenti?).
Prima di tutto abbiamo un individuo i cui diritti economici e sociali sono declinati in modo differente a seconda della dottrina politica di riferimento; le stesse libertà (di espressione, economiche, di autodeterminazione, di partecipazione alla vita politica) assumono un ruolo o centralità differente a seconda della teoria a cui ci si ancora. A riguardo basti pensare alle differenze che esistono tra populismo, liberalismo,dottrine conservatrici ecc…
Ognuna di queste teorie guarda alla società, allo Stato e all’economia in modo differente; i rapporti tra le parti si plasmano su delle concezioni che definiscono i ruoli a seconda dell’importanza che viene assegnata a precisi argomenti sociali, politici od economici. Lo scenario è quello di un frastagliato mondo in cui la varietà partitica, le esigenze dei singoli governi, il consenso popolare e l’affermazione economica hanno creato una moltitudine di posizioni teoriche che si scontrano ma si nutrono altresì l’una dell’altra.
L’anarco-capitalismo libera la popolazione dal giogo dello Stato e volge lo sguardo alla completa autonomia e privatizzazione. La regolamentazione di un’autorità statale diviene effimera nella possibilità della sussistenza dei diritti civili ed economici che, affidati esclusivamente al privato, divengono effettivamente espressioni di quella libertà insita nell’individuo. Sia quest’ultimo diretto responsabiledei propri diritti o siano i diritti affidati a compagnie che privatizzano i beni di necessità e sicurezza.
In tale scenario, la concorrenza tra privati diviene la garante del benessere del cittadino grazie alla possibilità di usufruire di un’offerta che si plasma unicamente sulle sue esigenze senza nessun’intercessione statale che potrebbe frenare il libero mercato così inteso.
Le aziende, di qualsiasi tipo esse siano, sopravvivono solo nell’adeguarsi alla domanda di un numero sempre maggiore di cittadini che le scelgono. Questo, ovviamente, è un concetto che conosciamo già dalla dottrina liberale.
L’anarco-capitalismo, però, fa un passo in avanti boicottando oltre allo Stato anche la tassazione che esso esercita. Il fisco, infatti, corrisponde ad una regolamentazione che inibisce la libertà del privato con la forma di un’imposizione. Le teorie anarco-capitaliste affidano il welfare state alle libere associazioni e allo spirito filantropico.
L’anarchia dell’anarco-capitalismo esiste, esclusivamente, nell’abolizione dello Stato, la parola anarchia è presa in prestito non per una reale vicinanza teorica con l’anarchismo ma per un’appropriazione terminologica che descrive una fase della realizzazione del pensiero anarco-capitalista.
Quest’ultimo nasce grazie alle embrionali teorizzazioni del liberale francese Gustave De Molinari (1819-1912), come una miscellanea di temi liberali e posizioni anarcoidi che mira alla diffusione del pensiero capitalista come difesa dallo “spettro del comunismo”. Dopo di lui Rothbarte Nozick (solo due nomi tra le decine di autori che hanno approfondito il tema), in modo tra loro differente, imbastiscono le basi per la teoria anarco-capitalista come la conosciamo oggi.
In realtà, un autore come Robert Nozick rifiuta la conseguenza estreme dell’anarco-capitalismo, ovvero l’abolizione dello Stato, per lasciare lo spazio ad uno Stato minimo che, però, non esercita imposizione fiscale. La seguente citazione da Anarchy, State and Utopia (1974) esplica riassuntivamente la posizione del filosofo: “Lo Stato minimo ci considera come individui inviolabili che non sono soggetti in nessun modo ad altri, né come strumenti né come risorse. Ci considera come persone che hanno doveri individuali e una dignità costitutiva.”
L’anarco-capitalismo si nutre di concetti come quello del vitalismo antropologico-filosofico, questo enfatizza la vita come esperienza totale dell’individuo nel mondo e, con essa, esalta le proprietà personali quali la possibilità di relazioni, le libertà sociali e intellettuali. Il mondo dell’anarco-capitalista è un cosmo suscettibile di ogni tipo di determinazione dove ogni barriera all’affermazione individuale è abbattuta.
A che costo? Tutto ruota attorno alla capitalizzazione sia della libertà personale che di patrimoni privati; la tutela dell’individuo viene così affidata al buon senso del privato e alla sua capacità di fare profitti grazie al servizio messo a disposizione o, scenario inquietante, all’autonoma difesa e, quindi, al possesso di strumenti (armi ad esempio) in grado di assicurarsela.
I desiderata individuali, per l’anarco-capitalismo, sono sempre trasformabili in realtà e sono l’oggetto della dottrina estrema che rifiuta l’esistenza di ogni ostacolo e coercizione alla libertà personale accettando il rischio, insito nell’individualismo, di una distribuzione iniqua delle ricchezze e delle opportunità, del classismo e dell’enfatizzazione della proprietà privata che finisce per irradiarsi inevitabilmente in ogni ambito e aspetto della vita.
Torniamo all’elezione di Javier Milei. Cosa promette il nuovo presidente dell’Argentina ai cittadini? No welfare, no sanità e educazione pubblica, no ministeri della cultura, dell’ambiente, delle donne e diversità, dei lavori pubblici, dell’educazione e del lavoro. Una serie di cambiamenti drastici che ammiccano ad un popolo argentino scontento ma che innestano una paura fondata in chi non riesce ad immaginare uno stato senza Stato anarco-capitalista.
L’occasione che la politica, con Javier Milei, ci ha dato di riflettere su questi argomenti non è da sottovalutare. Una riflessione sulle libertà dell’individuo e sulla relazione che intercorre tra queste e l’istituzione statale è necessaria per tenere lontano, ora, lo spettro di un anarco-capitalismo che dalla teoria si concretizza e si cala in una realtà trascinando con sé tutte le possibili iniquità generabili.