La dir poco sconcertante vicenda della presunta maxi-tangente che avrebbe dovuto entrare nelle casse della Lega di Salvini per finanziare la campagna elettorale per le elezioni europee, progetto che sembra non sia andato a buon fine, quasi mi sta facendo rimpiangere il M5S e Luigi Di Maio sul quale lo scorso anno, appena dopo le elezioni di marzo 2018, venne fuori che il papà era inquisito per aver commesso qualche irregolarità edilizia, e per aver pagato qualche ora di lavoro nero: in definitiva bazzecole, “quisquilie e pinzillacchere” avrebbe detto il grande Toto’.
Io non so se tutto quello che sta emergendo sia vero e sarà ritenuto vero anche giudiziariamente; so però che le fonti giornalistiche che hanno portato alla scoperta di questo grande vermicaio sono autorevoli in quanto appartengono a uno dei più grandi gruppi editoriali italiani: Espresso-Repubblica; e so anche che, a sostegno di quanto già rivelato da tali fonti, vi sono registrazioni di colloqui provenienti da una altra fonte internazionale totalmente slegata all’altra, il sito internazionale BuzzFeed, con sede a New York, che raccoglie notizie e informazioni dalla rete, le aggiorna continuamente e le rimette in rete. Sulla serietà di tale sito v’è qualche dubbio, ma è un fatto che abbia divulgato la registrazione di un lungo colloquio che confermerebbe il tutto.
Qualcuno sospetta che dietro l’intervento di BuzzFeed ci sia lo zampino di Trump, cosa possibile; per il momento è solo un sospetto, che anche se fosse confermato non attenuerebbe le grandi responsabilità di chi ha costruito questo castello che sembra gli stia rovinosamente crollando addosso.
I fatti emersi, ampiamente riportatati in Italia e all’estero, sono molto semplici.
Un gruppetto di sei persone italiane e russe, tutte identificate e le cui identità sono note anche alla Magistratura inquirente, legali, uomini di affari, affaristi internazionali, tra le quali Gianluca SAvoini, Leghista molto vicino a Salvini (che lo stesso, ripetutamente, afferma di non conoscere nonostante foto recentissime che li ritraggono insieme e a braccetto), si è incontrato il 18 ottobre 2018 all’Hotel Metropol di Mosca per trattare un affare miliardario di acquisto di un grande quantitativo di cherosene per aviazione o di gasolio: fa riflettere la incertezza sulla merce da acquistare, segno che essa non era determinante per quell’affare, vale a dire potevano anche essere noccioline o pezzi di ribambio, l’importante era che l’operazione andasse in porto per mettere in atto il meccanismo tangentizio.
Nel colloquio si parlava di acquistare un quantitativo di 6 milioni di tonnellate di carburante in un anno, estendibile per altri anni, da una società russa, da importare in Italia tramite Eni (che però ha smentito) a un prezzo maggiorato; la differenza tra il prezzo effettivamente pagato e quello che sarebbe stato contabilizzato sarebbe confluita, tramite un complicato meccanismo di giri tra diversi conti correnti aperti in vari paesi, sui conti della Lega di Salvini per finanziare la campagna elettorale in vista delle elezioni del maggio 2019 per il rinnovo degli organismi dell’Unione Europea.
La giustificazione politica di tale maxi-operazione sarebbe stata un riavvicinamento della Russia di Putin agli Usa di Trump, tramite un cambiamento della politica dell’UE che ci sarebbe stata dopo le elezioni di maggio 2019, sul presupposto che il gruppo dei sovranisti (Leghisti italiani guidati da Salvini, l’ultra destra francese di Marine Le Pen, l’Austria del Freiheitliche Partei Osterreichs, Alternativa tedesca della Germania, l’Ungheria di Orban, la Sverigedemokraterna della Svezia, guidati da Salvini, tutti aspramente critici nei confronti delle politiche dell’UE) incidesse sulle future politiche europee e consentisse tale riavvicinamento (che comunque non sembra neanche gradito al tentennante Trump), mettendo in un cantuccio gli altri paesi dichiaratamente europeisti, che avrebbero dovuto subire il nuovo corso.
Le elezioni europee, fortunatamente, sono andate diversamente, i “sovranisti”, pure avendo ottenuto un discreto successo, sono ridotti ad un gruppo marginale e, sebbene l’intento unitario di tutti i paesi aderenti all’UE sia quello di apportare rilevanti modifiche alla politica e alle norme dell’UE, è escluso che i sovranisti europei possano pesare più che in passato.
Quindi quella giustificazione politica è venuta a cadere, ma all’epoca lo scenario era diverso, e su quello scenario si era disegnata la maxi-operazione grazie alla quale la Lega avrebbe dovuto incassare 65.milioni di dollari.
Veniamo ora al fulcro intorno al quale ruota questa vicenda, vale a dire il personaggio che sembra aver coordinato il tutto, quel Gianluca Savoini che Matteo Salvini (incredibile l’assonanza tra i due cognomi) afferma di non conoscere ma che, guarda caso, è il Presidente dell’Associazione Lombardia-Russia, che ha sede proprio in Via Bellerio, nello stesso fabbricato della sede della Lega.
Tutti questi fatti giustificano l’imbarazzo e l’irritazione di Matteo Salvini, per due motivi: il primo è il sospetto che effettivamente l’operazione fosse stata avviata per lucrare quella tangente milionaria a favore della Lega, per la quale la Magistratura milanese sta indagando già da tempo anche per il reato di corruzione internazionale previsto dalla “legge spazzacorrotti” in discussione in Parlamento all’inizio dello scorso ottobre, e contro il quale imprudentemente la Lega aveva presentato un emendamento di cancellazione, poi ritirato per l’opposizione del M5S; il secondo motivo è il sospetto che il deus-ex-machina della stessa potrebbe essere stato proprio lui.
Ovviamente tutto è da provare giudiziariamente e magari dall’inchiesta parlamentare, e ci si augura che dalle conclusioni emerga la estraneità di Salvini, ma è sintomatico che lo stesso, chiamato da più parti a rispondere in Parlamento di tutto ciò in cui si dice coinvolto, sembra che si sia chiuso a riccio e rifiuti qualsiasi pubblico confronto, persino in Parlamento.
Ed ecco perché, tornando all’origine del discorso, sembra che in questa vicenda i grillini di Luigi Di Maio vengano fuori come angioletti, mammolette, nonostante la bazzecola dell’inciampo del papà di “Luigino”, il quale ha subito proposto l’avvio di una Commissione di inchiesta parlamentare che faccia chiarezza sulla intera vicenda e su altre analoghe, richiesta avanzata pure dal Pd; e sembra che nelle ultime ore anche il Premier Conte abbia dato non solo il suo benestare, ma abbia anche apprezzato ciò che Luigi Di Maio ha scritto, vale a dire che se il Parlamento chiama, tutti sono obbligati a rispondere.
Purtroppo, salvo rari casi, le Commissioni di inchiesta concludono dopo anni, quasi sempre dopo le conclusioni della Magistratura, motivo per il quale non ispirano eccessiva fiducia per concrete e immediate conclusioni. Si spera piuttosto che la Magistratura agisca con speditezza, anche per sgomberare il campo da tante illazioni e sospetti, che alla fine danneggiano solo il Paese.
Ma indipendentemente dalla conclusione delle indagini della Magistratura o della Commissione parlamentare, è chiaro che questa tegola piombata in testa a Salvini e alla Lega potrebbe generare due risultati negativi per lo stesso partito e per l’intero governo.
Per la Lega c’è il rischio di vedere vanificato in un batter d’occhio il risultato elettorale del maggio scorso che aveva visto raddoppiare i consensi rispetto alle elezioni del marzo 2018, con il risvolto che parte dei voti riconfluiscano sul M5S.
Per il governo c’è il concreto rischio che la vicenda generi una crisi che potrebbe verificarsi da un momento all’altro, anche se, al punto in cui siamo, non sembra che il Presidente Mattarella possa avallarla, per il rischio di far saltare tutto il tessuto finanziario che si sta tentando di rammendare e di far riesplodere una crisi con l’Europa recentemente e faticosamente bloccata.
Comunque al momento la situazione è molto fluida e si attendono ulteriori clamorosi sviluppi, ed e veramente è difficile prevedere ciò che potrà accadere nei prossimi giorni, o nelle prossime ore.
Una chiosa finale: andando indietro con la memoria non possiamo non ricordare che le disgrazie del potentissimo Bettino Craxi e del Partito Socialista Italiano, che si tirò indietro anche la DC, ebbero origine nel 1992 da una buccia di banana sulla quale inciampò tale Mario Chiesa, Socialista di periferia legato a Craxi, Amministratore di una casa di riposo milanese che venne arrestato nel momento in cui incassava una “bustarella” di 7.milioni di lire.
Quella buccia di banana fece emergere un sistema diffusissimo di tangenti che partiti e pubblici amministratori, a tutti i livelli, percepivano lucrando su appalti e favori, un altro vaso di Pandora che il pool di Magistrati milanesi scoperchiò; da quella inchiesta iniziò la fine della prima repubblica e iniziò il periodo del berlusconismo con le degenerazioni politiche ed etiche che ne seguirono.
Può darsi che oggi su una nuova buccia di banana sia inciampato quel Gianluca Savoini che tutti, ora, si affannano a disconoscere, ma che foto e documenti ufficiali sembrano accreditare come personaggio molto vicino ai potenti della Lega e non solo, talché anche la Presidenza del Consiglio si affannava, compulsata da parlamentari leghisti, appena due settimane fa, a farlo includere nell’elenco degli invitati alla cerimonia ufficiale di saluto del Presidente Putin, e alla conseguente cena di gala.
In conclusione la domanda è questa: vuoi vedere che dopo 27.anni dalla prima tangentopoli, un finora sconosciuto Savoini, come l’allora sconosciuto Chiesa, affosserà il potente Salvini come allora venne affossato il potente Craxi?