Qualche giorno addietro la cronaca dei principali quotidiani meridionali ha dedicato ampio spazio alla cattura, avvenuta giovedì 5 maggio a Napoli, del giovane emergente boss camorristico, il ventiseienne Walter Mallo, che sembra sia l’autore dell’ennesima faida scatenata tra bande emergenti nella città partenopea.
Le cronache ci hanno oramai abituati a non dare più eccessivo peso a simili catture che, specialmente nel napoletano e in Campania, sono all’ordine del giorno; per tale ragione anche questo ennesimo arresto sarebbe passato quasi inosservato ai più, se non fosse per qualcosa di anomalo che questa storia registra.
Il giovane presunto camorrista, che sembra un buon manager di se stesso e del gruppo costituito, amava molto curare la sua immagine, tant’è che si è fatta tatuare una lagrima sotto l’occhio sinistro; inoltre è un appassionato utilizzatore dei social-network sui quali era solito minacciare i suoi nemici; e, per dare maggiore peso alla sua immagine, viveva con un pitone nella casa dove abitava, occupata abusivamente cacciando i legittimi proprietari.
Ordinaria storia di criminalità organizzata, con l’utilizzo anche dei sistemi di comunicazione più moderni che la tecnologia ci offre, dirà qualcuno. Ovviamente il giovane emergente “boss-filosofo”, come qualche cronista l’ha denominato, non si limitava solo alle minacce sui social, in quanto non disdegnava di passare anche a vie di fatto pur di imporre la sua presenza nella zona che aveva scelto per “operare”, tra il rione Sanità e Secondigliano, a suon di colpi di pistola e raid per le strade: ed è proprio per i reati di associazione camorristica e detenzione abusiva di armi che è stato arrestato dai Carabinieri del Vomero, i quali sospettano anche che siano a lui ascrivibili gli assassini di elementi appartenenti a Clan rivali; uno dei boss antagonisti, intercettato in una conversazione telefonica, lamentava La invasione del suo territorio con le frasi ““ Stu’ guaglione sta creando bordello, i guaglioni (“spacciatori” n.d.r.) non vendono, non stanno lavorando proprio perché si mettono paura di questo scemo, sto’ Walter, questo drogato di merda, ma da dove è uscito… ””.
Ma è la mamma del presunto boss ad aver lasciato stupefatti con le sue dichiarazioni sul figlio.
“”Speriamo solo che se lo arrestano non lo fanno più uscire -ha detto la donna qualche giorno prima- Che tengo a vedere, io, con mio figlio?””.
La mamma del giovane Walter, Addolorata, si è sfogata più volte con le vicine, ignara di avere in casa le cimici con le quali veniva intercettata.
E con le mamme dei due collaboratori dell’aspirante boss si sfoga: “”Ma perché state qua? Io devo stare tranquilla. Questi qua (“i rivali del giovane boss” n.d.r.) possono pure venire qui sopra e vi uccidono. Io devo stare tranquilla. Mio figlio sta fuso di testa e va bene, è mio figlio e lo devo subire, ma tu perché stai qua? Perché andate contro ‘a sta’ gente (“”quelli dei clan avversari”” n.d.r.) che sta qua da cinquant’anni? Stanno facendo proprio tarantella grossa (“”riferita al figlio e ai suoi sgherri”” n.d.r.), danno fastidio a tutti. Secondo te –rivolta ad un’amica, parlando della casa abusivamente occupata dal figlio– quella non deve vivere più per colpa di Walter? Quella vuole la casa sua, vuole stare tranquilla, perché Walter non lo capisce? Io glielo dico, guarda che a tutto c’è un limite, la gente subisce, ma fino a quando?”” E alla fine con amarezza: “”Abbiamo comprato case, abbiamo fatto viaggi, abbiamo tenuto milioni, poi dopo sono successe questa tarantelle. Mio marito è stato trent’anni, lo portavano così…, gli volevano bene tutti. Questi qua danno fastidio a tutti””.
Queste sono alcune delle critiche della madre al figlio, aspirante boss.
Qualche giorno fa, commemorando il trentennale del Maxi-processo di Palermo, ho fatto cenno alla rigida verticalità dell’organizzazione mafiosa, contrapposta all’orizzontalità di quella camorristica; da queste espressioni di critica della madre dell’emergente boss si comprende ancora meglio questa peculiarità, ma viene anche da considerare che se pure la madre critica tanto chiaramente il figlio aspirante giovanissimo boss, siamo veramente in presenza di schegge impazzite della criminalità che non hanno più rispetto nemmeno per i propri genitori.