“Enrico stai sereno” ha colpito ancora. Matteo Renzi e alcuni suoi fedelissimi lasciano il Pd per costituire un nuovo partito politico.
In quanto ad affidabilità, il fiorentino è da premio oscar. Appena un mese fa ha imposto a Zingaretti di allearsi con i Cinque Stelle, ora abbandona il Pd ma assicura che continuerà ad appoggiare il governo. Considerato il soggetto, fino a quando?
Non si discute che sia una persona di intelligenza vivace e che sia politicamente una forza della natura, ma in quanto a linearità e coerenza politica ed umana è davvero un mostro. Vero è che di questi tempi, in quanto a ciò, è in buonissima compagnia (basta vedere i proclami degli ultimi anni da Salvini a Di Maio, da Zingaretti a Di Battista), ma Renzi sembra anche avere una capacità distruttiva fuori dall’ordinario.
I motivi di questa scissione sono labili, ma soprattutto poco chiari. Sembra che l’obiettivo per Renzi sia quello di proporsi come il Macron italiano. C’è però almeno una differenza sostanziale. Macron rappresentava una novità e solo dopo la sua elezioni ha avuto inizio la sua parabola discendente. Matteo Renzi, invece, sta sulle scatole alla stragrande maggioranza degli italiani già da un bel po’.
Quel che sembra sicuro è che la mossa di Renzi indebolirà il Pd, almeno nell’immediato. In prospettiva, è tutto da vedere, nel senso che il Pd senza Renzi potrebbe trovare una sua dimensione con meno tensioni interne e meno equivoci nella linea politica.
Il vero problema dei democrat è l’assenza di una leadership forte e di prospettiva, tale cioè da mettere a regime le varie tribù e i mandarini locali. Zingaretti è persona perbene ma politicamente sbiadito, mentre leader come Franceschini e Gentiloni possono rappresentare il presente ma non il futuro, e soprattutto non hanno neanche l’energia sufficiente per sottomettere potentati e correnti interne.
Per ironia della sorte, l’addio di Renzi, che finora è stato come una sorta di tappo, potrebbe favorire in un futuro non troppo lontano la nascita di una nuova leadership. Energica, giovanile, moderna, ma meno spregiudicata, irrazionale ed egocentrica.
In ultimo, lo strappo di Renzi favorirà l’altro Matteo? Forse più no che si. In fondo, l’elettorato, grande o piccolo che sia, cui fa riferimento Renzi di sicuro non è quello da cui riceve o riceverà consensi Salvini. La nuova formazione di Renzi non potrà che collocarsi nel centrosinistra, anche se magari partendo dal centro, e come alleato non potrà che avere il Pd. In altre parole, lo schieramento di centrosinistra sarà quello cui aderirà in ogni caso Renzi. Da questo punto di vista, cambiando gli addendi, la somma non cambia.
Questo da un punto di vista squisitamente quantitativo, ma non è mai escluso che la politica potrebbe riservare delle sorprese. Non fosse altro perché Renzi è talmente imprevedibile che nulla può essere dato per scontato.