Meloni tra il vecchio leone di FI e i problemi di Salvini e della Lega
Il proverbio parla del lupo, ma questa volta lo abbiamo parafrasato per adattarlo al Berlusconi, uno dei personaggi ai quali ci riferiamo nel titolo.
L’attuale governo si basa su tre pilastri: Fd’I, che fa capo a Giorgia Meloni la quale ha intorno a sé una squadra coesa sulla quale può contare, e il suo partito non le crea problemi.
I problemi le piombano addosso, invece, dai partiti “alleati”, che non tralasciano occasione per crearle ostacoli, talvolta farle lo sgambetto.
Immaginiamo il governo in carica come un triangolo in testa al quale c’è Giorgia Meloni (Fd’I), e agli altri due angoli c’è Berlusconi (FI) e Salvini (Lega); ciascun angolo è collegato agli altri con assicelle, che dovrebbero essere solidi come travi di cemento, ma purtroppo sin dal primo momento sono apparse precarie e spesso si rompono.
E’ evidente, leggendo le cronache quotidiane, che Giorgia Meloni è una “tosta”, che non farà nessun passo indietro rispetto al programma che ha tracciato, ma è pure evidente che l’ardua impresa nella quale si è imbarcata, sotto molti aspetti gratificante, dovrebbe avere il sostegno incondizionato dei due partiti che la sostengono: purtroppo non è così giacché i problemi del governo non provengono dalle opposizioni, ma, come abbiamo più volte detto, proprio dai suoi alleati.
E questo la stressa notevolmente, com’è apparso anche nella trasmissione di Bruno Vespa Porta a porta di qualche sera fa, nella quale si è mostrata determinata ma tesa, al punto di tormentarsi le unghie delle mani.
Sono i suoi alleati a darle i maggiori grattacapi, gli sgambetti li fanno Berlusconi e Salvini, che non tengono conto della sua progressiva scalata: dal 4,35 del 2018 all’attuale 30,6 è un bel salto.
Parliamo prima di Berlusconi, il quale nonostante l’età e gli acciacchi, tenta di restare sulla cresta dell’onda per fare il bello e il cattivo tempo nel partito, e pure nel governo del quale fa parte, nel quale vorrebbe avere il ruolo di ascoltato “consigliore”.
Nel caso specifico Berlusconi, con la sua indubbiamente vasta esperienza di governo pubblico ma anche di imprese private, nonché proprietario di Forza Italia, può rivestire tali panni.
Che il vecchio leone scalpiti ancora è fuori dubbio, e non solamente con Giorgia Meloni in quanto tale atteggiamento lo riserva anche ai suoi amici di partito più intimi.
Le animosità sono dovute anche al calo elettorale che FI ha subito negli ultimi anni, passato dal 14,1 del 2018 all’attuale 6,1: un crollo.
Le ultime irrequietezze pubbliche del Cavaliere risalgono all’inizio di questo mese quando ha parlato di una cabina di regia, un coordinamento politico per sciogliere i nodi della manovra, tentativo naufragato.
E giacché Berlusconi non interviene direttamente nelle riunioni del CdM, ma tramite il suo vice Tajani che è pure vice della Meloni, è rimasto molto contrariato, ed è proprio su Tajani che il Cavaliere ha riversato il suo disappunto, colpevole di non aver adeguatamente sostenuto la richiesta; e alle timidi giustificazioni di Tajani, Berlusconi lo ha rimproverato severamente accusandolo di non portare avanti in maniera adeguata le sue direttive, nella manovra e non solo, e lo ha anche rimproverato di non relazionarlo alla fine delle riunioni del Consiglio: lo ha umiliato.
Insomma, il vecchio leone ha perso il pelo ma non il vizio, non tollera di essere emarginato, come fa Meloni, non è contento di quelli che lo rappresentano nel governo, e scarica il suo malcontento, anche in maniera esagerata, su tutti, pure sui suoi collaboratori più vicini, prima tra tutti Tajani.
L’ex premier si considera ancora l’asse centrale della coalizione e ribadisce il suo impegno sulle prossime riforme strutturali necessarie per rilanciare il paese.
Ma il suo malessere risale all’inizio del governo Meloni, allorquando la stessa definì la formazione del governo, escludendolo; infatti ha confessato che un ruolo istituzionale se lo sarebbe aspettato, ma non ci vuole pensare e aspetta che la premier gli chieda qualche consiglio: questo è il magone del Cavaliere e da ciò deriva l’astio verso la Premier.
Ma non demorde: “Lei sa che se le servono miei consigli, sono qui”, ha concluso.
Sul futuro dei partiti di centrodestra, l’ex premier è sempre stato intenzionato ad un unico partito sul modello del partito repubblicano americano. Ma oggi non è più come ieri dove la forza dominante era FI; ora è Fd’I di Giorgia Meloni anche se ribadisce che dovrebbe includere anche una forza europeista, garantista liberale che oggi è rappresentata solo da Forza Italia.
In conclusione ,il Cavaliere vuole contare di più, nel governo e nella politica; si dice pronto a collaborare con la Premier, per dare maggiore importanza al suo partito, ma non disdegna consigli anche ad altri, come ha affermato nell’intervista rilasciata qualche giorno addietro al Corriere della Sera, citando esplicitamente anche Matteo Renzi, con il quale c’è un feeling non recentissimo.
Sul leader di Italia Viva e ex segretario del Pd, Berlusconi dice: “Ho sempre stimato Renzi e ho sempre pensato che giochi in una metà campo che non è la sua” riferendosi al suo essere per metà spostato più a destra che a sinistra.
E conclude: “Certamente, se lo volesse, potremmo lavorare in sintonia su diversi temi ma gli italiani hanno scelto alle elezioni da chi vogliono essere governati”, sorvolando la domanda su un eventuale allargamento al centro da parte della maggioranza.
Quanto durerà questo tormentone? Non è dato di saperlo, gli acciacchi fisici del Cavaliere non gli impediscono di usare il cervello, comunque, anche per l’età, è diventato opprimente e questo stato, a lungo andare, potrebbe nuocere, oltre che a se stesso, al suo partito e alla coalizione.
E veniamo all’altro alleato di governo, Matteo Salvini il quale, all’interno della Lega, appare sempre più isolato, tanto che, considerati i contrasti sia con altri esponenti di peso del partito, sia con i padri nobili dello stesso, non si sa fino a quando continuerà ad esserne Segretario.
Infatti Matteo Salvini, oltre a essere in rottura con tanti leghisti, pure facenti parte del governo (vedi Giorgetti), è entrato in rotta di collisione persino con il fondatore Bossi con il quale i contrasti sono sempre più aspri: sembra che i due siano ai ferri cortissimi, tra essi sembrano essersi addirittura interrotti tutti i rapporti, e non si parlino più nemmeno al telefono.
Negli ultimi giorni Bossi ha fatto apprezzamenti non proprio lusinghieri su colui che dovrebbe essere il suo pupillo; tra essi non c’è più dialogo e sembra che la corrente che fa capo a Umberto Bossi stia addirittura preparando una nuova lista: il che equivale ad una scissione.
D’altronde è comprensibile che tra i due non corra più buon sangue in quanto gli errori commessi da Salvini negli ultimi anni si stanno ritorcendo contro di lui, e ovviamente contro tutto il partito, per tutto ciò che continuamente dice e poi si rimangia, e per le strategie fallimentari messe in campo in tantissime occasioni, come quella eclatante in occasione della elezione del Capo dello Stato che poi portò alla conferma di Sergio Mattarella; il che si ripercuote sul partito, in termini di credibilità, per i consensi negati dall’elettorato alle ultime elezioni del 25 settembre 2022; nei sondaggi la Lega appare sempre più in calo: dal 17,37 del marzo 2018 al 9,0 di oggi.
Ma il problema Lega, Bossi e Salvini molto probabilmente si risolverà da solo in tempi non lunghi.
Se la minaccia di Bossi di fare un partito nuovo, che costituirebbe una alternativa all’attuale Lega di Salvini, si concretizzerà, Salvini sarà spacciato; il che sarà un vantaggio per l’attuale governo e per tutti coloro che seguono la politica, che delle intemperanze di Salvini ne hanno piene le tasche.