La politica è etica e responsabilità
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Caro Direttore, ho seguito il tuo commento sul dibattito intervenuto tra “I Responsabili per Cava” e il Segretario Cittadino del PD.
Non entro nel merito del contrasto.
Colgo, invece, nella complessiva vicenda, ma soprattutto nel tuo commento, l’occasione per alcune riflessioni, in verità ispirate da un articolo di fondo del Corriere della Sera della scorsa settimana, a firma di Sabino Cassese, uno tra i giuristi che più hanno influito su decisioni strategiche dell’apparato istituzionale negli ultimi trent’anni.
Cassese ha rilevato che la credibilità del paese negli anni 90 era minata dalla incapacità di decidere, mentre ora viene compromessa dai continui ripensamenti sul decisioni assunte. In sostanza è una riflessione sulla instabilità e stabilità dei Governi negli ultimi 30 anni.
Esaminando questo rilievo, se ne deduce che i sistemi elettorali volti a dare una maggioranza definita hanno prodotto governi più stabili; con il risultato che se la compagine governativa del quinquennio precedente non è confermata, quella successiva ritorna sui passi già fatti. In realtà questo è successo neinostri governi delle ultime legislature: chi ha governato ha perso le elezioni.
Eppure le istituzioni hanno una continuità, continuità, che non può essere minata dagli umori del momento o da promesse elettorali, ma richiede un esame meditato degli effetti dei cambiamenti, a breve e lungo termine, sull’intera comunità nazionale, più che sul megafono dei media.
Nel saggio “Destra e sinistra” Norberto Bobbio si chiedeva se, dopo la caduta del muro di Berlino, avesse ancora senso parlare di destra e sinistra: richiamando le “dislocazioni tattiche”,concludeva dicendo che, sebbene nella politica, le ideologie siano significativamente ridimensionate, pur tuttavia vi è destra nell’ispirazione alla tradizione e alla tutela di posizioni individuate, mentre vi è sinistra nell’ispirazione all’innovazione, al welfare diffuso, con attenzione alle fasce deboli. Una lotta – secondo Einaudi- tra due ideali, nessuno dei quali può essere sopraffatto senza danno comune.
Un compianto Maestro napoletano del diritto pubblico sosteneva che, in assenza di marcata ideologia, le soluzioni del buon governo non possono che attingere alle risorse della scienza e della tecnica, in quanto le scelte per il bene pubblico devono essere fatte seguendo le conoscenze specifiche della scienza da applicare.
E allora l’amministrazione della cosa pubblica e il lavoro di squadra impongono l’individuazione di obiettivi, altrimenti si naviga a vista; se questi obiettivi sono condivisi e impegnano la maggior parte della popolazione si può sperare nella cooperazione, nel remare insieme nella stessa direzione. Altrimenti le spinte e le controspinte, tra di loro, si elidono e rendono vano lo sforzo di ciascun componente della squadra.
Questo vale sia per l’amministrazione centrale che per l’amministrazione periferica.
Obiettivi di poco respiro possono ottenere un consenso temporaneo, ma, a lungo termine, crollano, specialmente se soddisfano interessi di pochi, a discapito di altri.
Certo chi ha conoscenza e esperienza dell’amministrazione pubblica sa che non è facile. Ogni volta che si assume un ruolo pubblico bisogna fare i conti con il passato, per disegnare il futuro: e questo non è sempre agevole, perché pone di fronte all’interrogativo su cosa fare rispetto ai precedenti che non si condividono. E’ fisiologico per chi accetta il ruolo di candidato. E questo crea in chi si candida una seria responsabilità a conoscere le vicende pregresse della comunità ad avere coscienza che l’apparato, con il quale dovrà collaborare per guidare l’ente, l’istituzione e la comunità, quasi sempre, è il medesimo che ha elaborato e sostenuto gli atti dei predecessori e sarà riluttante a cambiare rotta.
Ne viene fuori una regola etica della politica: chi si propone all’elettorato deve avere consapevolezza e responsabilità di ciò che lo attende, deve avere preparazione e conoscenza delle situazioni rilevanti della propria istituzione. Le innovazioni non sono facili, anche perché ricadono su individui che hanno indirizzato la loro vita confidando nelle scelte di chi amministra,individui e gruppi animati, quotidianamente, da speranze, sentimenti, ansie, aspirazioni, tensioni che costituiscono il vissuto comune di ciascuno di noi. Ogni inversione di rotta incide su queste persone, che, deluse o esasperate, finiscono per sostenere chi promette una luna tutta per loro.
La politica è etica, è responsabilità; altrimenti è conquista di posizione di privilegio, che non può essere confusa con il servizio alla comunità.
avv. Francesco Accarino