Michela Murgia, scrittrice, drammaturga, opinionista e critica letteraria, ha lasciato che l’Accabadora calasse le sue palpebre, lasciando scivolare il velo di pietasche a tutti gli esseri umani è dovuto. Nella sua concezione l’Accabadora ci aiuta trovare la porta per liberare l’anima.
Nell’Aleph di Borges l’immortalità è un labirinto senza senso: lunghi corridoi dove vagano fantasmi, dove impera il buio e le ombre. Solo la morte dà senso alla vita e Michela lo sa lo dicono i suoi scritti che non ha mai abbandonato, o meglio ancora rinnegato, la cultura rurale della dalla quale proveniva e dove nessuno dimentica la morte.
Nel romanzo che l’ha resa famosa Accabadora,Torino Einaudi 2009, vincitore del Premio Campiello, i rituali di consapevolezza ed elaborazione del lutto sono simili a quelli a cui abbiamo potuto assistere nella nostra cultura contadina, accompagnano il processo di restituzionedel corpo a chi lo ha originato, accompagnano il ritorno nel punto dove tutto inizia e finisce, il rituale di aprire la porta e liberare l’anima, lasciando l’immagine terrena.
Non dimenticare la morte ci rende umani, perché è lei a generare il tempo e la storia: anni, giorni, ore, minuti, che compongono il racconto. Separare, definire, aprire e chiudere la porta, la nostra vita non è un labirinto, è una linea retta, è una storia che finisce con una morale Michela ho voluto figli naturali ma i figli d’anima, figli che condividono il racconto, figli a cui lasciamo la sua storia e tutti i principi che ne conseguono. I suoi figli dell’anima porteranno avanti tutti i suoi discorsi e come diceva Cesare Pavese “… l’uomo ha d’immortale il ricordo che lascia …”.
Quando ero bambina (anch’io sono cresciuta in un ambiente rurale) la morte di un familiare era un atto liberatorio per tutti, perché tutti dovevano lasciarlo andare, aiutarlo a liberarsi dell’immagine terrena coprendo gli specchi, dove l’anima poteva rimanere prigioniera e dovevano aprire le porte perché l’anima volasse via.Chi piangeva il morto a mezzanotte usciva e lo lasciava andare in pace. Dopo aver restituito il corpo alla Terra si tornava a casa i vicini cucinavano e si mangiava insieme.
La vita continuava da lì, da quel punto, dall’Aleph dove cominciano tutte le strade,tutti i cieli, tutti i linguaggio, tutte le porte e le soglie dove si entra e si esce.