La manovra economica gialloverde: pericolosa, ma anche coraggiosa
Diciamoci la verità, la manovra finanziaria, il DEF, ovvero il Documento di Economia e Finanza, annunciata dal Governo gialloverde preoccupa chiunque, sotto sotto anche chi ha simpatie o sostiene Cinquestelle e Lega. C’è il timore che i mercati attacchino il nostro Paese, che ha un debito pubblico spaventoso e necessita di continui finanziamenti. Poi, ma questo preoccupa meno, c’è l’Europa che tiene da anni sotto controllo le nostre finanze più che allegre. In altre parole, siamo certi che anche i più ottimisti, persino quelli che pubblicamente si affannano a rassicurare i dubbiosi, si chiedono con un po’ di apprensione come alla fine andrà a finire.
Non entriamo nel merito del DEF, non avendo le competenze, ma anche perché per ora di concreto non c’è nulla, c’è un quadro d’insieme, anzi, una cornice, il cui contenuto va ora chiarito e definito. Poche cose sono certe, fra queste che si parte con la decisione di aumentare il debito pubblico che è già quello che è. In sé, non è in assoluto una buona notizia. Tuttavia, va anche detto che nelle leggi di bilancio precedenti si partiva dal solenne contenimento del debito e poi puntualmente ogni anno questo aumentava di un bel po’.
Gli attuali governanti sostengono invece che, facendo altro debito distribuendo ricchezza, si finanziano i consumi, si dà così una botta di vitalità alla nostra economia tale da portare benefici al debito pubblico. Non è escluso che la cosa possa funzionare, anche se non sarà per nulla facile. Gli economisti, in proposito, parlano di manovra espansiva, che fa da contraltare a quelle dell’austerità, le quali, piaccia o meno, da anni tengono ingessato il nostro Paese.
Lasciamo stare però questi ragionamenti di tecnica economica che non ci appartengono. Quel che sorprende piuttosto in questi giorni e ci fanno riflettere, sono due precise circostanze.
La prima, è un’intervista http://www.affaritaliani.it/politica/fassina-leu-questo-def-doveva-farlo-il-pd-governo-coraggioso-562908.html?refresh_ce rilasciata ad affariitaliani.it da Stefano Fassina, economista ed attuale deputato di Liberi e Uguali, dopo essere stato per alcuni anni responsabile economico del Pd e aver lavorato presso il Fondo monetario internazionale nonché essere stato con il governo Letta vice-ministro per l’Economia e le Finanze. In breve, un uomo di sinistra e uno che di economia ne capisce un bel po’.
Ebbene, quel che afferma nell’intervista, rilasciata da Fassina ad Alberto Maggi, è talmente dirompente che non può non lasciare il segno e risultare per certi versi assai illuminante.
Riportiamo alcuni dei passaggi più significativi a commento del Def approvato dal governo Lega-M5S con il deficit/Pil al 2,4% per tre anni: “Sono stati fissati obiettivi necessari e coraggiosi. E, proprio perché coraggiosi, anche pericolosi in quanto colpiscono interessi che, ovviamente, reagiscono rispetto a una politica di bilancio che, finalmente, pone le condizioni per tornare ad affrontare le priorità economiche e sociali”.
E ancora, parlando degli interessi che vengono colpiti: “… parlo di tutti coloro che vogliono mantenere lo status quo ovvero il pesante sfruttamento del lavoro e un modello che favorisce le grandi imprese che esportano e la grande finanza. Questi poteri hanno i propri capisaldi in Germania. E, come è successo con Syriza in Grecia, verso chi compie atti di insubordinazione c’è una reazione forte”.
E poi: “… il governo ha fissato un obiettivo distante dall’autolesionismo del fiscal compact, ma con il 2,4% aumenterà la crescita e tutto ciò avrà effetti compensativi sul debito pubblico. Non stiamo parlando di un obiettivo di deficit fuori dal mondo, ma certamente di una rottura e di una forzatura rispetto al fiscal compact”.
Quindi, finale con botto per le valutazioni politiche formulate in modo coraggioso e senza paracadute: “… non ritengo che siamo di fronte ad un governo fascista, penso che prendano misure sbagliate rispetto a problemi veri. Dopodiché, come dissi quando fu bloccata la nomina di Savona, è necessario cambiare rotta e a farlo è un governo che per alcuni aspetti non condivido anche se tutto ciò avrebbe dovuto farlo la sinistra ma non lo ha fatto perché pesantemente sfiduciata da parte di quelle categorie sociali che avrebbe dovuto rappresentare e che invece ora si affidano a chi sta al governo. Se chi governa attua provvedimenti nella giusta direzione, tali misure vanno sostenute perché fanno gli interessi di coloro che proprio la sinistra dovrebbe rappresentare. Purtroppo, la larga parte degli eredi della sinistra storica ha definitamente deciso di difendere gli interessi dei più forti”.
Non c’è altro da aggiungere, se non riflettere, approfondire e tenere comunque bene a mente le parole di Fassina.
La seconda circostanza è, invece, la polemica tra Vincenzo Boccia, il presidente di Confindustria, e l’ex ministro del Pd Carlo Calenda.
Il presidente Boccia prima si mostra attendista nel valutare la manovra finanziaria del governo, poi, tutto sommato a sorpresa, addirittura si schiera decisamente con Salvini, affermando che “in questo governo crediamo fortemente nella Lega, è una componente importante. Qui non si tratta di regionalità ma di risposte vere ai cittadini”.
Immediata la reazione di Calenda, che attacca la posizione assunta da Boccia definendola la cosa vergognosa.
E Boccia, di rimando, dichiara di rifiutarsi dal prendere lezioni da uno che non è riuscito neanche a organizzare una cena per rimettere in piedi il Pd.
Morale della favola, sulla manovra economica gli industriali italiani si astengono dall’attaccare il governo gialloverde. Un fatto che qualcosa vorrà pure dire.
In conclusione, si preparano tempi forse bui, di sicuro di forte polemica politica dove l’economia in buona sostanza è soprattutto un pretesto. Forse, proprio per questo, è più prudente seguire gli sviluppi di questa complicata vicenda senza entusiasmarsi di questo o di quell’altro schieramento, ma neanche farci portare dove vogliono tutte le forze e gli interessi in campo: dai partiti ai giornali, dalla finanza ai sindacati e associazioni di categoria, dai poteri forti e da quelli occulti. Insomma, evitiamo di fare i tifosi, perché di sicuro non stiamo assistendo ad una partita di calcio allo stadio…
In altre parole, sforziamoci di restare lucidi, perché sarà comunque e in ogni caso assai difficile distinguere il grano dal loglio, la verità dalle fake news.
Per farla breve, continuiamo a preoccuparci, senza allarmarci più del dovuto, perché è proprio sulle nostre paure che in molti puntano per averla vinta.
Almeno per ora…