Avevo intenzione di titolare questo mio scritto “Terremoto continuo”, giacché sembra effettivamente che il terremoto non abbia fine; e non parlo di quelli provocati da vibrazioni o assestamenti della crosta terrestre, che pure tanta paura e tante vittime fanno, e sembra che siano in continua attività, e con i quali dobbiamo convivere.
Mi riferisco agli altri terremoti, quelli che ci lasciano attoniti, frastornati e più preoccupati: parlo delle violenze, derivanti principalmente, ma non solo, da guerre e attentati, che ci fanno vivere tutti in apprensione giacché nessun essere umano, in nessun luogo della terra, può ritenersi immune da essi. E mi riferisco anche alle violenze spicciole, quelle tra persone “normali” che improvvisamente sembrano impazzire e per un nonnulla sparano, accoltellano: coniugi, parenti, conoscenti, oltre che delinquenti.
Su tutti questi episodi, l’uomo dovrebbe e potrebbe intervenire, esercitare la sua influenza per evitarli, ma non lo fa per i motivi più vari, derivanti tutti dalla convinta impossibilità di far sentire con efficacia la voce della ragione, della umanità, della tolleranza, e magari del perdono.
Papa Francesco non perde occasione per richiamare l’uomo alle sue responsabilità, incitarlo a esprimere vigorosamente il disappunto della quasi totalità del genere umano nei confronti delle quotidiane grandi e piccole violenze, che siano i bombardamenti sulla martoriata Aleppo, o le tragedie dei migranti che tante volte si trasformano in naufragi con centinaia di morti, o le stragi che quotidianamente vengono fatte da pochi intolleranti nei confronti di altri esseri umani rei solo di appartenere ad un altro popolo, ad un altro credo religioso, ad un’altra famiglia o clan, o magari di avere solo una idea o una convinzione diversa.
E allora interroghiamoci, tutti, a tutti i livelli: siamo certi che non siamo noi i primi responsabili di queste tragedie? Possiamo, in coscienza, dichiararci immuni da responsabilità per quello che sta accadendo oggi nel mondo?
Quanti di noi, ascoltando un discorso xenofobo, intervengono per far comprendere a chi lo fa il male che le sue parole diffondono?
Quanti di noi sono disposti alla tolleranza, per non dire al perdono, nei confronti di chi gli fa, magari involontariamente, uno sgarbo?
Quanti di noi, potendolo, fanno finta di non sentire le parole che seminano odio?
E quanti di noi sono disposti a sacrificarsi per far emergere quei sentimenti di tolleranza che certamente sono in ogni uomo, e che in alcuni probabilmente sono dormienti giacché non c’è chi li risvegli?
Ci siamo mai interrogati sulla circostanza che i primi guerrafondai siamo tutti noi, alimentando, magari inconsapevolmente, l’astio e l’odio contro altri esseri umani, esprimendo facili parole rancorose contri chi pensa anche leggermente in modo diverso?
E se a livello individuale, nel nostro piccolo, alimentiamo le nostre “piccole” guerre, come possiamo pretendere che, in luoghi “più alti” si faccia diversamente, e che i potenti della terra non facciano la stessa cosa nella convinzione che, così operando, contribuiscano al bene della umanità, con le tristi conseguenze che sono sotto gli occhi di noi tutti?
La guerra, purtroppo, è in noi stessi, nei nostri cuori e nei nostri cervelli, e ci sentiamo tutti immuni da responsabilità, presi dalla frenesia del quotidiano; ma quanti di noi fanno un periodico “esame di coscienza”, come in passato ci insegnavano a fare, magari nel silenzio di una chiesa o di una montagna, per interrogarci sui comportamenti che abbiamo avuto e sulle nostre responsabilità nelle tragedie che oggi tutti stiamo vivendo?
Possiamo in coscienza dichiararci veramente “senza peccato”, come diceva Gesù Cristo, e scagliare la prima pietra?
E’ questo che Papa Francesco ci incita continuamente a fare, è questo che dobbiamo sentirci obbligati a fare se vogliamo tutti contribuire, ciascuno nel suo piccolo, a migliorare questo mondo, portando ciascuno una piccola “pagliuzza” del seme della pace.
E noi che ci professiamo credenti cattolici e cristiani, e facciamo parte di quegli oltre due miliardi di tali credenti, ricordiamoci di quello che è il fondamento della nostra fede, vale a dire il Testamento, il Vecchio ma ancor più quello Nuovo, segnatamente i quattro Vangeli che riportano la vita di Cristo e ci informano del Suo percorso terreno, e riportano i Suoi insegnamenti e i Suoi miracoli.
Abbiamo mai pensato che leggere i Vangeli, magari di tanto in tanto, può contribuire a pacificare questo mondo?