scritto da Nino Maiorino - 24 Novembre 2018 21:50

La frittata è fatta….

Se non fosse per il desiderio di esorcizzare le prospettive negative che si intravedono all’orizzonte, il titolo di queste brevi note dovrebbe essere “Scenario apocalittico”; questo si vede davanti a noi e non si riesce a comprendere perché i nostri governanti sorridano, nel mentre ci sarebbe solo da piangere: per la definitiva bocciatura della manovra da parte di Bruxelles? per lo spread che non arresta la sua impennata? per il fallimento dell’ultima asta dei BTP? per i sempre più evidenti contrasti tra le due anime di questo governo? per i sempre più evidenti mugugni che emergono all’interno dei due partiti di governo? per la spada di Damocle della procedura di debito eccessivo che l’UE sta avviando?

A meno che alla chetichella non sperino in una uscita dell’Italia dalle economie occidentali, ad una sua uscita dall’euro e dalla comunità europea, tante volte predicata da alcuni personaggi di questo governo, dalla quale finora ci siamo salvati grazie principalmente al Presidente Mattarella e, anche, alle forze di opposizione e, forse, ai sondaggi che indicano una percentuale sempre maggiore di cittadini contrari a tale prospettiva?

I sorrisi dei nostri governanti certamente non si conciliano con le previsioni negative di tutti gli organismi tecnici nazionali e internazionali, che i media non lesinano a propinarci e che sembrano preoccupare tutti gli italiani ad eccezione di coloro che ci stanno conducendo verso il baratro.

La più grave notizia negativa e preoccupante è la definitiva bocciatura della manovra di bilancio 2019 da parte dell’U.E., già più volte annunciata.

Questa sera 24 novembre il Premier Conte e il Ministro Tria sono a Bruxelles per una cena di lavoro durante la quale parleranno con il Presidente Junker anche della bocciatura e delle prospettive di soluzione che illustreranno, con la speranza di convincere della bontà della manovra. Ma anche su questo colloquio gravano non pochi spettri e qualche veto, prima di tutto quello del Vice Salvini il quale ha imposto a Conte e a Tria di non fare nessun passo indietro; meno intransigente si è mostrato il Vice Di Maio che ha fatto qualche timida apertura, pure confermando che per i due cavalli di battaglia della riforma, e cioè il reddito di cittadinanza e la riforma della legge Fornero, che impegnano le maggiori risorse a fronte delle quali manca la copertura, non ci sarà alcun rinvio.

Altra notizia negativa e preoccupante è la delusione per la emissione dell’ultima asta dei BTP, che non registrava una richiesta così bassa dal 2012; a fronte di una offerta di circa 3,500 miliardi di Euro, le sottoscrizioni si sono fermate a poco più di un miliardo, meno di un terzo dei titoli da collocare, nonostante una remunerazione allettante dell’1,45%. La precedente asta di maggio 2018 aveva chiuso con 7,5 miliardi di raccolta, a un tasso di remunerazione dello 0,55%: ma al’epoca d’era ancora il governo Gentiloni e i mercati si fidavano!

Questo è un segnale veramente pericoloso di quale potrebbe essere a breve la  prospettiva: il nostro debito pubblico finanzia principalmente le pensioni e la sanità che sono le maggiori voci di spesa del bilancio dello stato; se c’è il rischio che non sarà rinnovato alle varie scadenze, salterà tutto il paese.

E’ evidente che gli investitori non si fidano più, e questo è un fatto molto grave in quanto i titoli in scadenza erano destinati a investitori privati, vale a dire a coloro che hanno risparmi privati da investire e che precedentemente lo facevano comprando gli stessi BTP nonostante le basse remunerazioni; e sono proprio quei risparmiatori sui quali i nostri governanti contavano per arginare la fuga degli investitori istituzionali, che stanno pure essi scappando, dai titoli italiani e, forse, dal paese!

Frattanto anche la borsa continua a calare, specialmente per i titoli delle banche e delle società tecnologiche, mentre lo spread con i bund tedeschi prosegue nella sua crescita, e si sta avviando verso i 350 punti.

Appena qualche giorno fa l’economista  Andrea Enria, Presidente dell’EBA (l’Autorità Bancaria Europea) che dal 2011 sorveglia il mercato bancario europeo ed alla quale partecipano tutte le autorità di vigilanza delle banche degli stati membri) aveva detto che l’aumento degli spread sui titoli pubblici italiani sta avendo effetti negativi sulle banche non solo per l’impatto sul capitale in relazione ai bond che sono nel “trading book” (plafond destinato ai finanziamenti), ma anche per i costi dei finanziamenti alle imprese, confermando quanto già aveva rilevato pure recentemente l’Associazione Bancaria Italiana.

Nelle banche italiane, quindi, l’aumento dello spread ha già determinato l’aumento dei tassi dei mutui e dei prestiti, divenuti più cari già ad ottobre: questo andamento non prelude a nulla di buono.

Su questo scenario è opportuno incrociare le dita, e sperare nella più volta assicurata disponibilità dell’Europa a non irrigidirsi nei confronti del nostro paese e a voler dialogare in maniera costruttiva per dirimere la controversia.

Ma in una contesa ci deve essere disponibilità di tutti i contendenti a risolvere bonariamente, nessuno di essi deve irrigidirsi, e il contendente debole deve fare anche qualche sforzo in più; speriamo che ai due negoziatori, Conte e Tria, sia stato concesso dai “poteri forti” del governo qualche margine di manovra che consenta di aprire a livello europeo lo spiraglio che blocchi la procedura che l’UE intende aprire nei nostri confronti, e alla quale la maggioranza dei paesi dell’UE si dichiara favorevole.

A questo punto dobbiamo solo sperare che, con la buona volontà di tutti, il contrasto rientri e ci si avvii verso uno scenario meno destabilizzante di quello che da ormai cinque mesi ci tiene in apprensione; nell’interesse del nostro paese, della nostra economia, dei nostri risparmi.

Ormai al punto in cui siamo è indispensabile il pieno rispetto delle regole, compresa quella prioritaria del contenimento del debito pubblico che, come abbiamo spiegato qualche giorno fa, è uno dei pilastri della politica economica della confederazione europea.

Per chi guarda con lungimiranza agli sviluppi della unione come ad una federazione di stati, il rispetto di questa regola è una cosa che fa maggiormente comodo proprio al nostro Paese, detentore del più alto debito pubblico in rapporto al Pil e con prospettive negative di crescita e di sviluppo: fondendo tutto, chi trarrà maggiore vantaggio sarà proprio l’Italia.

“Fusse che fusse la vorta bbona?” per dirla alla Nino Manfredi.

 

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.