La famiglia, e non solo, del Governo giallo-verde
Proseguendo con i profili dei Ministri del Governo Lega-Movimento 5 Stelle, meglio conosciuto come il Governo Giallo-Verde, e che recentemente qualcuno ha ridefinito Governo Carioca, associando ad esso i colori della bandiera del Brasile, andiamo oggi ad occuparci del Ministro della Famiglia e delle Disabilità, Lorenzo Fontana, veronese, classe 1980.
Poco di lui si sapeva prima che diventasse Ministro, tranne che fosse un un leghista della prima ora, proveniente dalla Lega Nord di Umberto Bossi; ora è vice segretario federale della Lega di Salvini, è molto vicino al Ministro degli Interni e sembra far parte del cerchio magico dell’attuale gruppo dirigente leghista.
Fontana ora è fortemente legato a Matteo Salvini che lo ha voluto Ministro, e, per le convinzioni mai nascoste di come intenda le unioni familiari, lo ha voluto proprio alla Famiglia per tentare di riportare la stessa nei binari della ortodossia più assoluta; vale a dire che la sola famiglia ufficiale che Fontana, Salvini e la Lega ammettono è quella fondata sull’uomo e sulla donna, ovviamente uniti con il sacro vincolo del matrimonio, meglio se celebrato in chiesa e valido anche civilmente.
Lorenzo Fontana è laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Padova, ed ha una seconda laurea in storia della civiltà cristiana, ottenuta presso l’Università Europea di Roma.
E’ sposato con Emilia Caputo, napoletana, assistente al Parlamento Europeo, ed hanno una sola figlia, Angelica. In questo matrimonio vi è una particolarità data dal fatto che venne celebrato in due riprese: prima col rito tridentino, officiato da don Wilmar Pavesi, sacerdote pre-conciliare vicino ai tradizionalisti cattolici, e poi con rito civile, celebrato dall’ex sindaco di Verona Flavio Tosi, testimone, manco a dirlo, Matteo Salvini.
La Messa tridentina, è una forma liturgica della celebrazione eucaristica del rito romano promulgata da Pio V nel 1570 dopo il Concilio di Trento, mantenuta in vita -nonostante il Concilio Vaticano II, voluto da Papa Giovanni XXIII- per evitare rotture con i tradizionalisti ortodossi che mal digerirono le innovazioni liturgiche del Vaticano II, tant’è che, per evitare inevitabili spaccature, sia Paolo VI, sia i Pontefici successivi si adeguarono, introducendo nel rito ordinario una specie di “forma straordinaria” tuttora in vigore: in sostanza non un rito diverso, ma “una medesima forma del medesimo rito”; un bizantinismo al quale siano avvezzi, ma che fa ben comprendere il personaggio di cui ci stiamo occupando, e la sua ortodossia confliggente con tutto ciò che negli ultimi decenni è stato introdotto nella legislazione italiana a proposito delle unioni familiari e assimilate.
Infatti il Ministro Fontana, quale ministro della Famiglia, ha convinzioni molto chiare in materia di famiglia, aborto, unioni civili e affini; le sue idee sono chiare da sempre, e sono legate in particolar modo alla sua morale rigidamente cattolica. Non a caso appena ricevuta la nomina a Ministro ha dichiarato al Corriere della sera: “Le famiglie gay? Per la legge non esistono. […] Potenzierò i consultori per dissuadere le donne ad abortire”.
Insomma un Ministro di stretta osservanza del cattolicesimo più ortodosso e intransigente.
È per questi motivi che Fontana è considerato il Ministro più a destra del governo Conte: “Veronese e cattolico” come ama definirsi ed accumulatore di incarichi: già parlamentare europeo, già vicesindaco di Verona, già vicepresidente della Camera dei deputati, vice segretario federale della Lega.
La ortodossia del Ministro Fontana è palese pure dai contatti che egli ha con le gerarchie ecclesiastiche più intransigenti; basta andare su alcuni siti che proclamano il ritorno al passato (la liceità della pena di morte, non può un cattolico riconoscere le coppie gay, la sedazione profonda maschera il suicidio assistito, le disgrazie di Roma sono un castigo della misericordia di Dio, e via di seguito) per comprendere adeguatamente il personaggio.
Non è quindi un segreto che il Ministro Fontana sia legato alle gerarchie ecclesiastiche più ortodosse e più critiche nei confronti delle leggi che hanno aperto a unioni diverse da quelle della “sacra” famiglia, tant’è che ha immediatamente riscosso il plauso anche di Famiglia Cristiana, il settimanale paolino che da sempre è restio a tutte le innovazioni, in linea con la Conferenza Episcopale e con tutta la gerarchia vaticana.
Ed è anche opportuno riepilogare i Fontana-pensieri con i quali il neo Ministro intenderebbe riportare la legislazione nazionale nei “ranghi” della passata ortodossia, intervenendo pesantemente su tutta la recente legislazione, iniziando con “matrimonio solo tra mamma e papà, le altre schifezze non le voglio sentire”; ed è sulla stessa linea per la avvenuta introduzione delle unioni diverse da quelle della famiglia tradizionale, sulle coppie di fatto, sull’aborto, ma pure sul fine vita, e su tanti altri argomenti che negli ultimi anni hanno tenuto impegnati vari governi per adeguare la legislazione italiana a quella degli altri Paesi più evoluti e meno retrogradi di quell’Italia che ancora oggi contesta il divorzio, l’aborto legale, le coppie omosessuali, e via dicendo.
E, perciò, Fontana ha già anticipato alcune iniziative finalizzate a “portare correttivi” a tali demoniache leggi.
Ma fino a quando il Ministro della Famiglia parla di questo, nulla osta: fa il suo mestiere, in maniera opinabile, criticabile, magari da ostacolare, ma è nell’ambito delle sue competenze.
Il discorso però cambia se Lorenzo Fontana, come Ministro della famiglia, improvvisamente, nonostante tutto il lavoro da fare sulla famiglia, se ne esce con dichiarazioni sulla Legge Mancino la quale non tratta di argomenti familiari giacché si interessa unicamente di norme che riguardano chi alimenta il razzismo, chi fomenta azioni xenofobe e chi, ispirato ad ideologie razziste e xenofobe, assume comportamenti e compie azioni definite tali.
La legge 205 del 1993, conosciuta come Legge Mancino perché fu voluta da Nicola Mancino, parlamentare DC e, all’epoca, Ministro dell’Interno, nacque per contrastare proprio i suddetti fenomeni, ed è perciò l’unica legge in vigore che punisce chi istiga a commettere o commette atti di violenza o di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; sanziona chiunque faccia propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, o istiga a commettere atti di discriminazione; condanna gesti, azioni, discorsi e slogan legati alla ideologia fascista e vieta ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo che abbiano tra i loro scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; la legge prevede la reclusione da sei mesi a quattro anni e multe fino a 6.mila euro.
Ma che “c’azzecca”, per dirla alla Di Pietro, il dicastero della Famiglia e delle Disabilità, con norme che trattano unicamente reati di natura razziale?
La risposta a questo quesito può essere facilmente trovata nell’episodio, uno tra i tantissimi, di incredibile, ingiustificata e gratuita violenza avvenuto nella serata di Ferragosto sul lungomare di Falerna, in Calabria. La vittima è un 29enne della Repubblica dominicana che sarebbe stato malmenato e insultato da tre persone con frasi a sfondo razzista come “Vai via, in Calabria i negri non li vogliamo”.
Il giovane era insieme alla sua compagna incinta, lametina, e la suocera 70enne, e mentre stavano tranquillamente cenando in un ristorante, sarebbero stati insultati da un cameriere che si rifiutava di servire loro il dolce; successivamente, al bar, i tre sarebbero stati avvicinati dal cameriere e da altri due uomini che li avrebbero invitati ad andarsene velocemente, e sarebbero stati accompagnati fuori, a bastonate sberle e spintoni, tant’è che l’anziana donna riportava la frattura della spalla mentre il giovane se la cavava con lievi escoriazioni al viso e alle gambe
Un nesso logico diretto tra la famiglia e il razzismo sembra non esserci, eppure un legame concreto e profondo tra questi elementi indubbiamente esiste, esiste come consonanza di idee tra Fontana e Salvini, e tra essi e gli schieramenti più retrivi, oltranzisti e razzisti della Lega.
Il ragionamento, è semplice.
Nel Governo “Carioca” Salvini e la Lega rappresentano la forza più a destra dell’intero schieramento, tant’è che non fanno mistero di avvalersi anche di organizzazioni pseudo-parlamentari, estremiste, come, ad esempio, quella di Casa-Pound che anche recentemente ha conquistato gli onori delle cronache con vari blitz su alcune spiagge italiane per contrastare un “gravissimo” fenomeno di inquinamento della razza italica, vale a dire quello costituito da extracomunitari venditori di fette di cocco o di chincaglierie varie.
In un Paese con problemi giganteschi che non riesce a risolvere, per Salvini e per la Lega sembra che la assoluta priorità sia costituita dai tanti miseri venditori di cocco che girovagano lungo le nostre spiagge, per cacciare i quali addirittura ci si rivolge a estremisti di dichiarata fede come i membri di Casa-Pound; con qualche disagio che pure l’altro alleato di governo, quello delle 5Stelle, non nasconde.
Il tutto ha le sue radici nel dichiarato razzismo che distingue la Lega e, in particolare, Salvini, il quale con i suoi quotidiani interventi incita all’odio razziale, alla discriminazione, alla caccia agli immigrati.
Ma è proprio contro questo atteggiamento, previsto dalla Legge Mancino, che potrebbe scattare qualche azione penale nei confronti dell’attuale Ministro degli Interni e di tutti i suoi seguaci.
E allora: perché correre questo rischio? Perché non rimuoverlo abrogando la legge? E chi, meglio di un fidato amico di Matteo Salvini, può farlo?
Ed ecco entrare in campo il Ministro Fontana, che così, aggrega nelle sue mani la Famiglia e l’abrogazione di quella legge che potrebbe nuocere al suo mentore e protettore.
Piuttosto elementare: e questa è una ulteriore prova che quando si parla di Salvini come fomentatore di odio razziale, non si è molto lontani dalla realtà.