La destra di governo e il peso delle parole
Negli ultimi mesi, in effetti, forse i maggiori problemi per l'attuale governo sono venuti proprio da eccessi verbali, intemperanze
“Per vincere le elezioni bastano i voti, e per andare al governo basta avere vinto le elezioni. Ma fino a quel momento chi vince le elezioni e va al governo è solo una parte: rappresenta sì una maggioranza ma comunque sempre e solamente una parte del corpo elettorale. Quando arriva al governo, invece, le cose cambiano. A quel punto infatti chi ha vinto le elezioni come parte si trova a rappresentare tutto il Paese. E quindi non solo ha l’obbligo di farsi carico anche di coloro che il giorno delle elezioni hanno votato per i suoi avversari, ma direi qualcosa di più: e cioè deve sentirsi in dovere, in qualche modo, di adottare il linguaggio e la sensibilità e il bon ton socialmente accreditati”.
E’ l’incipit dell’editoriale di Ernesto Galli della Loggia, Destra e istituzioni: parole all’altezza del ruolo, pubblicato lunedì scorso dal Corriere della Sera.
Un articolo che mi auguro abbiano letto con la dovuta attenzione gli esponenti nazionali dell’attuale maggioranza. E che soprattutto facciano tesoro dei suggerimenti in esso contenuti. Allo stesso modo, ne consiglio la lettura anche agli esponenti della destra locale.
Negli ultimi mesi, in effetti, forse i maggiori problemi per l’attuale governo sono venuti proprio da eccessi verbali, intemperanze linguistiche e comportamenti poco conformi alla sensibilità istituzionale. Per farla breve, l’attuale maggioranza ha ricevuto più danni dalle parole, a volte incautamente pronunciate, che non dai provvedimenti adottati.
L’improvvido incidente parlamentare che ha visto protagonisti Donzelli e Del Mastro sul caso Cospito. Le inopportune parole del ministro Piantedosi sui migranti della sciagura in mare a Cutro. La paradossale vicenda dii Claudio Anastasio dimessosi dal vertice di 3-i dopo le frasi prese pari pari dal discorso di Mussolini sull’assassinio Matteotti. Sono questi gli episodi più eclatanti di sgrammaticatura istituzionale di cui siamo stati testimoni.
Per non parlare poi delle incursioni di Berlusconi. In particolare quelle sulla guerra in Ucraina e su Putin. E che dire di Salvini, sul quale è preferibile stendere un velo pietoso.
La stessa Meloni sulla tragedia di Cutro ha lasciato a desiderare. La Premier non ha certo brillato per sensibilità umana oltre che politica. Questo al di là delle eventuali responsabilità, tutte da accertare. Ed al netto delle strumentalizzazioni politiche, in parte anche odiose. Farebbe bene piuttosto a seguire la sobrietà e il decoro istituzionale cui ha dato prova il presidente Mattarella anche in questa tristissima circostanza.
E’ comprensibile che la destra di governo mostri di essere ancora acerba. Non poteva essere altrimenti. Tuttavia, dovrebbe imparare presto ad essere più matura.
Non si tratta, ovviamente, di venire meno alle proprie idee e al proprio programma. Ci mancherebbe. E neanche di soccombere al più ipocrita esercizio di politically correct. Molto più semplicemente occorre prendere consapevolezza della responsabilità di guidare un Paese nel suo insieme. Dove la metà dei governati ha opinioni, cultura e sensibilità diverse dalle proprie.
Da qui l’esigenza di calibrare le parole, ma anche di aprir bocca lo stretto necessario. Più che altro, invece, far parlare i fatti, i provvedimenti adottati, le scelte politiche operate.
Il buongoverno comincia proprio da qui.