Nell’ascoltare le dichiarazioni dei diversi leader, da destra a sinistra, a commento della vittoria del NO, alla quale ognuno di loro ha dato il proprio contributo, sembra proprio che stiamo vivendo un nuovo 25 luglio, quello del 1943 quando a cadere nella polvere fu il Duce. Ovviamente non è affatto così, nel senso che epoca, fatti, uomini e situazioni sono completamente diversi. Tuttavia, al netto degli eccessi trionfalistici, indubbiamente il nostro Paese da oggi ha imboccato una strada politicamente nuova e accidentata, nel senso che dovremmo al più presto andare al voto, ma c’è il problema con quale legge elettorale. In altre parole, occorrerà del tempo per scegliere, sia per l’elezione della Camera che per il Senato, un sistema elettorale adeguato e sufficientemente condiviso. Tradotto, significa che occorrerà un bel po’ di tempo, quanto non si sa, soprattutto quando i politici devono decidere innanzi tutto del loro destino.
In questo scenario, il Capo dello Stato dovrà trovare una personalità politica capace di mettere insieme una maggioranza per formare il nuovo governo e, tra mille campi minati, cercare non solo di governare il Paese in un momento assai delicato, ma anche e soprattutto di portarlo al voto in tempi ristretti.
Impresa a dir poco improba, ma qualcuno dovrà pure andare a Palazzo Chigi. Chi sarà, volendo restare nel clima storico del 25 luglio, il nuovo Badoglio? Mah, i nomi si sprecano: Grasso, Padoan. Delrio…
Stiamo a vedere. L’auspicio è che nel limbo si resti per poco, che non ci siano propinati altri governi-caravanserragli e che il nuovo Badoglio resti il meno possibile a gestire il Paese arrecando i minor danni possibili.