Un appello a tutti i colleghi giornalisti, istituzionali e non: diamoci una calmata! Puntiamo alla verità, passando attraverso un opportuno buon senso e distanziandoci quanto più da un sensazionalismo che sfocia nel terrorismo mediatico che procura solo nocumento al popolo, spinto a sua volta all’isteria collettiva.
Ogni giorno ci viene per così dire consegnato un proclama allarmato e allarmante per quanto riguarda aspetti fondamentali dell’epidemia da Covid -19. Non si tratta soltanto dell’economia, dei dati relativi ai contagiati o ai deceduti e così via.
Siamo investiti anche da responsabilità comportamentali a cui necessariamente assoggettarsi, soprattutto per la nostra incolumità e poi per il nostro prossimo. Abbiamo scoperto fino ad oggi che non riusciamo a frenare l’ostinata avanzata del virus né la scelleratezza dei nostri giovani, che perpetuano il loro modo di essere affollando siti ludici per il puro divertimento, ignari delle gravissime conseguenze e nonostante gli iterati appelli dei media.
A causa di ciò è arrivato l’ultimo proclama di ieri sera del Premier Conte, di trasformare l’intero nostro Paese in un’unica zona rossa, sul modello cinese vincente poiché, ormai pare acclarato, che l’unica arma per rallentare se non frenare il virus è privargli di terreno fertile ossia fargli terra bruciata davanti e dietro di sé: creare, appunto, delle città fantasma.
Sul fronte dell’informazione sembra proprio che il copione sia sempre lo stesso in questi casi: comunicazione istituzionale caotica o quanto mai abborracciata, che si ribalta sui media di ogni specie priva di quella sobrietà necessaria per tranquillizzare l’opinione pubblica e diventando, quindi, terrorismo mediatico, sensazionalismo, una corsa sfrenata allo scoop, per puro egosimo e vanità giornalistica.
Se l’informazione corrisponde alla produzione di conoscenze controllate intorno a determinati fatti, la comunicazione ha lo scopo di orientare il modo di pensare del pubblico, nel senso previsto e voluto da chi comunica. La comunicazione in senso generale, e con essa l’informazione, sia giornalistica sia televisiva, rappresentano un grande potere che porta con sé un’altrettanta grande responsabilità.
Tale responsabilità è nelle mani degli operatori, siano essi giornalisti, broadcaster o opinion leader i quali, veicolando un messaggio verso un pubblico di fruitori più o meno vasto, hanno il dovere della completezza, dell’obiettività, dell’imparzialità ma soprattutto attraverso il buon senso; anche quando il messaggio stesso è contestualizzato dall’opinione legittima di chi comunica.
Ma noi, questo, spesso volutamente lo dimentichiamo! Lasciando così che l’informazione sbagliata o manipolata continui a privare il cittadino della conoscenza della verità, gettandolo nel panico.
Come di regola, ormai a ogni tragedia la tv nostrana ci ripropone i soliti volti noti che di epidemie, terrorismo, immigrazione e/o argomenti correlati sanno ben poco, ma proprio in quanto ‘volti noti’ hanno la presunzione di sapere tutto, creando una totale disinformazione.
Stessa cosa vale per articoli scritti per manifestare il proprio disappunto, senza però aver alcun affinità con il tema trattato.
Ancora con i bollettini di guerra epidemiologici e le operazioni in corso, qualche politico era già pronto con la propria battaglia personale ad accusare questa o quella corrente politica speculando così su eventi tragici.
L’epidemia da Covid-19 che oggi sta colpendo il mondo ma che registra contagi ogni giorno in Italia, diventa terrorismo mediatico quando ai fatti reali si aggiunge un incosciente sensazionalismo delle informazioni.
È d’uopo rammentare a tutti i cittadini ma soprattutto ai colleghi che i media, anche quando non prestiamo loro fede, anche quando riteniamo che mentano, hanno un’enorme influenza sull’uomo, in quanto stabiliscono in sua vece l’elenco degli argomenti, limitando così l’attività di pensiero a una serie di informazioni e opinioni impartite dall’alto.
Anche nella giornata di oggi assististiamo a un’evoluzione del fenomeno contagio che ci coglie di nuovo impreparati.
L’informazione deve essere mirata e completa e non deve avere una funzione giustificatoria per ciò che è ingiustificabile e barbarico, ma può essere utile a comprendere meglio il problema per apportare soluzioni efficaci. Meno spettacolarizzazione della notizia e più verità esaustiva, ciò al fine di evitare dannose amplificazioni delle azioni e gli effetti sia psicologici che strumentali del pubblico.
Siamo consapevoli che raccontare un’epidemia non è assolutamente facile, semplificando sarebbe come voler raccontare le motivazioni o giustificazioni del corso di un semplice raffreddore.
Nessuno può prevedere le prossime mosse di questo nemico invisibile perché il ‘subdolo virus’, se così vogliamo chiamarlo viaggia su frequenze diverse. Quelle che fino a oggi erano le nostre certezze, con gli ultimi eventi perdono terreno e siamo costretti a fare qualche passo indietro e alcuni aspetti come l’identikit di un probabile farmaco o vaccino, vengono a mancare.
Per questo l’informazione -soprattutto veicolata sui social- assume un ruolo determinante nella trasmissione di notizie e informazioni che non devono creare panico o allarmismi tra la gente, semmai dovrebbero garantire la verità dei fatti che si celano dietro comunicazioni ufficiali emesse dalle fonti istituzionali.