scritto da Nino Maiorino - 08 Febbraio 2017 10:21

Il risparmio tradito e la vigilanza mancata

Proseguendo il nostro excursus, veniamo al ruolo della vigilanza sulle banche, esercitata dalla Banca d’Italia.

Viene da chiedersi quale responsabilità abbia la Banca d’Italia nelle tristi vicende di cui parliamo; fino a prova contraria il ruolo della Banca d’Italia, anche oggi, è quello di vigilare sul corretto operato delle banche nella gestione del credito; l’ha fatto?

Dai risultati non sembra che abbia brillato. Perché? Se l’ha fatto, com’è che non si è accorta del “marcio” che le banche avevano nei loro portafogli? E se l’ha scoperto, quali interventi ha posto in campo per evitare che le situazioni si aggravassero e quali sanzioni ha applicato nei confronti degli organi delle banche, responsabili del dissesto, e quali denunce ha inoltrato alla Magistratura nei confronti di quei banchieri che colpevolmente hanno determinato i dissesti?

In tutto questo “bailamme”, a fronte del timore dei risparmiatori sulla sorte del loro capitali depositati in banca, si registrano interventi a dir poco strampalati da parte di personaggi pubblici i quali, pure se al vertice di enti e istituzioni prestigiose (il che fa supporre che siano “esperti”), sembrano anch’essi vagare sulle nuvole.

Vediamo, ad esempio, l’incredibile proposta del presidente dell’ Abi, Antonio Patuelli, di rendere pubblici i nomi dei clienti morosi e insolventi delle banche in crisi, il che contribuisce a ingarbugliare ancora di più le acque, a distogliere l’attenzione delle masse dai veri responsabili, e non risolve alcun problema: è lapalissiano che, sebbene siano stati i clienti insolventi ad aver determinato la crisi delle banche, siano stati gli amministratori ed i dirigenti delle stesse a consentirlo, comportandosi e agendo non a tutela del risparmio ma di affaristi senza scrupoli e del loro interesse.

Sono le Banche, infatti, a dover valutare, prima di erogare un credito o concedere un mutuo, il “merito creditizio” del richiedente, vale a dire valutare se quest’ultimo è meritevole (=merito) di ricevere quel finanziamento, quali fonti di introiti gli consentiranno di restituirlo, quali garanzie supplementari offre.

Se il banchiere questo non fa, viene meno (e tantissimi sono venuti meno) ai suoi doveri agire con la prudenza del buon padre di famiglia e di garantire la “sana gestio” della banca: egli è il responsabile principale, non il cliente che, volutamente o involontariamente non rimborsa il debito.

Anche l’Europa, negli anni, ha emanato direttive sui sistemi di valutazione dei rischi (le famose direttive “Basilea”) obbligatorie anche per le banche italiane, e per la applicazione delle quali la stessa Banca d’Italia doveva intervenire e vigilare.

Che senso ha, pertanto, chiedere una legge che renda pubblici i nominativi dei clienti insolventi? Si vogliono esporre al pubblico ludibrio i clienti insolventi e far passare in secondo piano le responsabilità di coloro che a quei clienti non meritevoli non avrebbero dovuto dare crediti? E, magari, assolvere i banchieri “felloni” che non hanno fatto ben e il loro mestiere, e che sono anche stati (e vengono) lautamente pagati?

Non nutriamo fiducia nelle commissioni d’inchiesta, che, inquinate dalle forze politiche e dalle maggioranze che siedono in parlamento, solo in rari casi hanno dato indicazioni precise sulle responsabilità degli inquisiti.

Ma se quella che sarà insediata per l’emergenza banche si limitasse almeno a indicare con chiarezza i “banchieri” responsabili dei danni, e i motivi dei loro comportamenti, già avrebbe svolto almeno la metà del loro ruolo.

E, per finire, siamo poi certi che qualche dissesto non sia dovuto anche ad operazioni strampalate eseguite non solo in dispregio del codice etico, ma persino della prudenza della gestione?

E’ ormai noto a tutti che il Monte dei Paschi è in crisi anche perché qualche decennio addietro volle fare un’operazione azzardatissima che, se contenuta in limiti economici sensati, avrebbe portato vantaggi al Monte; ma purtroppo l’acquisto della Banca Antonveneta venne fatto sborsando, sembra, fin o a tre volte il valore effettivo della banca acquistata, senza che l’acquirente MPS avesse le risorse, per rastrellare le quali fu costretto ad eseguire operazioni spericolate ai danni dei depositanti che, ignari, si trovarono a finanziare un’operazione già in partenza in perdita: dov’erano allora la Banca d’Italia e gli altri garanti dei risparmiatori? E perché un qualcosa che vale cento venne acquistato pagando trecento? Chi beneficiò di ciò?

Sarà in grado la istituenda Commissione parlamentare di inchiesta di rispondere anche a questo quesito?

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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