scritto da Nino Maiorino - 17 Novembre 2018 09:50

Il punto sulla legge di bilancio: la palla è passata ora all’Unione europea

Con l’invio a Bruxelles della lettera con la quale il nostro governo ha fornito chiarimenti sul documento programmatico di bilancio 2019, e ha ribadito di non avere nessuna intenzione di apportare allo stesso ulteriori modifiche, sembra essere giunti all’ultimo atto dello scontro tra l’Italia e la Comunità europea.

A questo punto ò opportuno riepilogare ciò che è avvenuto da settembre ad oggi.

Dobbiamo prima di tutto precisare che non è facile un rapido riepilogo, in quanto ci si deve destreggiare tra una miriade di dichiarazioni, controdichiarazioni, precisazioni, smentite, modifiche, distinguo, ricerche di quadre e di sintesi e altre varie bordate con le quali i componenti dell’esecutivo giallo-verde continuamente hanno bombardato il “popolo sovrano”, anche perché in un governo con tre teste e tre bocche paritetiche, tutte parlanti, non è facile fare la sintesi; ma con molta buona volontà ci proviamo.

A fine settembre la nota di aggiornamento presentata alle autorità di Bruxelles, ha elevato, rispetto a quello fissato dai precedenti governi, il disavanzo (leggasi aumento del debito) da 1,6 a 2,4%; il governo ha giustificato questa “sforatura” con la necessità di far crescere l’economia; la verità è che lo ha fatto per mantenere fede alle promesse elettorali.

Si è acuita la tempesta finanziaria, già in corso da quando si era insediato questo esecutivo, con fibrillazioni delle borse, mercati in subbuglio, critiche da tutta l’Europa, compresi i Paesi amici”, spread schizzato oltre 300 punti.

I segnali di sfiducia da parte degli investitori (leggasi: nostri creditori) non si contano più; essi chiedono maggiori interessi per continuare a “portarci sul groppone”, e investire altrove; e la metafora che “se il convento è povero i frati sono ricchi”, come qualche buontempone ha detto, rimane una battuta senza effetto perché se è vero che il risparmio italiano non ha uguali nel mondo, è pur vero che non è automatico che i risparmi privati vadano a sostenere le spese improduttive che questo governo si intestardisce a voler fare; chi sarebbe disposto a finanziare una tale manovra mettendo a rischio i propri risparmi, una buona fetta dei quali sembra già emigrata? E questo è un altro segnale delle mancanza di fiducia dei risparmiatori in questa tormentata manovra.

Tutto ciò, poco alla volta, sembra aver fatto crollare le “granitiche” certezze del governo: e si sperava che avesse compreso che chi ci presta i soldi è spaventato dalla crescita del debito pubblico.

Il governo ha fatto, in parte, marcia indietro, fissando il deficit del 2,4% per il solo 2019, con impegno a farlo scendere al 2,2% nel 2020, e al 2,00% nel 2021. Ma anche queste percentuali vengono ritenute eccessive dall’U.E.

Ma questa è l’unica concessione che il governo sembra disposto a fare alla perfida U.E., in quanto gli altri punti risultano invariati: flax-tax tra il 15,00 e il 20,00%, condono fiscale (pardon, pace fiscale) non si tocca, reddito di cittadinanza idem, pensione di cittadinanza pure, aumento della spesa pensionistica pure.

La contesa si è gradualmente spostata sui tempi di attuazione, che, già nebulosi inizialmente, sembravano slittati: a quando non è chiaro.

A fine ottobre la manovra si è concretizzata con la presentazione del decreto fiscale, la cosiddetta legge di stabilità che dovrà entrare in vigore all’inizio di gennaio 2019, unitamente ai disegni di legge integrativi.

Ora la Commissione europea ha definitivamente e ufficialmente bocciato la manovra: non è entrata nel merito delle priorità politiche del nostro governo, constatando però che le scelte fatte comportano un aumento del debito; ha ricordato che già adesso su ogni cittadino grava un fardello di circa 38.mila euro; dove volete arrivare, sembra chiedere l’UE?

Ovviamente le preoccupazioni non sono costituite solo dal giudizio negativo della Commissione europea, ma principalmente dalle fibrillazioni dei mercati; se dovessero temere la insostenibilità del nostro debito pubblico, gli investitori non ci accorderebbero più la loro fiducia e i loro soldi, senza i quali lo stato si bloccherebbe.

Insomma il nostro Paese, grazie a questo governo, è relegato nel cantuccio di un debitore insolvente che chiede disperatamente ai creditori di rinnovare la scadenza del debito, disponibile anche a pagare interessi più alti.

Nell’attuale fase di stagnazione il problema potrebbe risolversi con l’aumento del gettito fiscale, senza aumentare le aliquote, ma recuperando la scandalosa evasione che ci affligge. L’intenzione del governo di ridurre il carico fiscale, lodevole e accolta con favore dai cittadini, può avvenire solo attraverso una seria politica fiscale basata prima di tutto sulla volontà di far pagare tutti, evitando le odiose disuguaglianze tra chi paga e chi evade per le carenze di controllo, che in molti casi sembrano sconfinare nell’acquiescenza delle istituzioni. Ovviamente è necessaria anche una semplificazione delle norme e degli adempimenti, che potrà avvenire solo se ci sarà la volontà effettiva di far pagare tutti.

Invece la prospettive del governo di non mollare sulle promesse fatte in campagna elettorale e nel cosiddetto contratto di governo mal si conciliano con la prospettata riduzione del peso fiscale: la mancanza di equità fiscale determinerà un minor introito e, per contro, un aumento del debito.

C’è anche da dire che tutti i governi da decenni stanno dicendo che occorre una maggiore equità fiscale, vale a dire che le tasse debbono pagarle tutti; però mai nessuno c’è riuscito, né con le buone, né con le cattive; tutti i condoni fatti hanno avuto effetti limitati ed hanno solo agevolato masse di evasori che si sono trovati a pagare i loro debiti verso lo stato in misura ridotta e magari anche rateizzati; ma non hanno portato modifiche strutturali e, quindi, il problema ad ogni cambio di governo si ripresenta.

Questo dovrebbe avere insegnato che proseguire su questa strada è non solo inutile, ma anche dannoso proprio perché invoglia anche i contribuenti corretti ad evadere, tanto prima o poi ci sarà sempre un condono, palese o mascherato, che metterà tutto a posto: per gli evasori, ovviamente, e sempre a danno dei contribuenti corretti!

Purtroppo anche questo “governo del cambiamento” ritiene che con gli introiti dell’ennesimo condono (pardon: pace fiscale) e con l’aumento del debito l’economia riprenderà a correre; pia illusione smentita da tutti, analisti, economisti, imprenditori e, ovviamente, dall’EU; e anche dall’Ufficio parlamentare del bilancio nel quale è scoppiata, qualche giorno addietro, una “bagarre”: e vale la pena di precisare che questo ufficio non fa capo alla “perfida Albione”, ma alle nostre forze politiche e parlamentari.

In conclusione, se l’economia non riprenderà a crescere, il Pil non aumenterà, e rientreremo nella spirale perversa nella quale stiamo annaspando.

L’ultimo segnale della mancanza di prospettive di questo governo è l’annunciata dismissione di immobili pubblici definiti “secondari”, termine con il quale sembra che uno dei due vice-premier abbia identificato quelli che non sono considerati gioielli di famiglia; da questa operazione sembra che si potranno introitare circa 18.miliari di Euro. Qualcuno ha fatto come l’illusionista, estraendo dal cilindro un coniglio.

Anche questo è un sintomo delle difficoltà nel quale il governo si dibatte, e per diverse ragioni; la prima è che di questa operazione non si era mai parlato nel giorni scorsi, né è prevista dal contratto di governo, e questo è un altro sintomo che il governo brancola nel buio e va avanti alla giornata, cercando di arrampicarsi sugli specchi pur di creare prospettive di introiti per bilanciare le spese che intende fare; l’altra ragione è che, pure se si concretizzasse il programma di vendere immobili pubblici, e dato per buono che da tale operazione si incasserebbero 18.miliari, certamente non sarebbe un introito concretizzabile nel giro di pochi mesi; per questo  vediamo questa operazione come una idea balzana, venuta fuori all’ultim’ora e difficilmente concretizzabile, almeno nel breve termine anche perché, sapendo come vanno le cose nel nostro paese e come è difficile legiferare in maniera concreta ed efficace, e quali sono i vincoli burocratici che rallentano tutto, una operazione del genere impiegherebbe anni, se non decenni, per andare in porto.

Quindi solo utopistiche aspettative che non abbagliano i nostri controllori, vale a dire l’UE, gli organi tecnici ed i mercati.

Da ventiquattr’ore la palla è oramai passata all’UE ed è ufficialmente avviato il confronto che potrebbe concludersi con una procedura di infrazione, per la quale anche alcuni paesi europei “amici”, come l’Austria e l’Olanda, voterebbero favorevolmente; e anche questo dovrebbe far riflettere la triade alla testa del governo!

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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