scritto da Luisa Franzese - 23 Gennaio 2022 10:53

Il Presidente della Repubblica e la metafora della fisarmonica

Il Presidente della Repubblica e la metafora della fisarmonica

Domani, finalmente, ci sarà la prima votazione dei Grandi Elettori per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Difficili fare delle previsioni su chi sarà il prescelto e su quante votazioni saranno necessarie per scegliere il successore del presidente Mattarella. Come sempre, quella del Quirinale, è una partita complessa, dove sono non poche le variabili che ne influenzano l’esito.

Certo è che questo passaggio istituzionale non è affatto di poco conto. Sbaglia, infatti, chi crede che la scelta del’inquilino del Quirinale sia qualcosa, se non proprio banale, di un’importanza alquanto relativa. Il vero potere, secondo loro, lo si esercita altrove. A partire da Palazzo Chigi, dove ha sede la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ovvero il Governo nazionale.

Non è affatto così. Lo spiega, con impareggiabile maestria e competenza, in un suo intervento Sabino Cassese, I poteri del presidente, compreso in un saggio di recente pubblicato dal Corriere della Sera, Il Colle d’Italia, in cui alcune delle firme più importanti del giornale raccontano la corsa al Quirinale.

Cassese spiega che “i poteri dello Stato sono tre: legislativo, esecutivo e giudiziario. Il presidente della Repubblica partecipa all’esercizio di tutt’e tre questi poteri, svolgendo funzioni in qualche caso necessarie, in altri casi eventuali o dettate dalle circostanze”.

Il giudice emerito della Corte Costituzionale illustra quindi nel dettaglio i poteri presidenziali previsti dalla nostra Costituzione repubblicana. Per poi porre una domanda suggestiva: “se i poteri del presidente sono tanto minutamente elencati dalla Costituzione, perché da tanti anni si adopera la metafora della fisarmonica, secondo la quale i poteri possono essere ampliati o ristretti a seconda del presidente che la suona?“.

La spiegazione, chiarisce Cassese, sta nel fatto che vi sono poteri non scritti nella Costituzione, ma che danno al presidente della Repubblica una centralità politica e istituzionale assoluta.

Cassese, dall’alto della sua scienza e della sua esperienza, spiega che questi “poteri non scritti nella Costituzione… furono molto bene riassunti da Meuccio Ruini, presidente della Commissione che scrisse la Costituzione”.

Ruini, presentando il progetto costituzionale all’Assemblea costituente affermò che “il presidente non è un «evanescente personaggio», né un «motivo di pura decorazione», né un «maestro di cerimonia»”.

Al contrario, Meuccio Ruini, ricorda Cassese, definì il presidente della Repubblica un «grande consigliere», un «magistrato di persuasione e di influenza», un «coordinatore di attività». Addirittura un «capo spirituale, più anche temporale, della Repubblica», responsabile di una «missione di equilibrio e di coordinamento».

Non andiamo oltre. Basta questo, infatti, per comprendere quale decisiva importanza abbia il presidente della Repubblica nella vita democratica del nostro Paese.

Allo stesso tempo, è facile intuire quanto sia delicata e determinante la scelta che i Grandi Elettori saranno chiamati a fare a partire da domani.

In conclusione, vero è che la Costituzione, all’articolo 84, recita che “può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici”.

In fondo, vengono richiesti appena due requisiti. Nella realtà, invece, la carica di presidente della Repubblica richiede doti di equilibrio, esperienza e  competenza che non tutti possono vantare. E, ovviamente, una specchiata ed indiscussa moralità pubblica e privata.

Non resta allora che augurarci la migliore scelta possibile da parte dei Grandi Elettori in tempi ragionevolmente brevi.

Laureata in Giurisprudenza, Avvocato,

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