Il Governo gialloverde… eppur si muove
Ora che il Governo del M5S e Lega è entrato in piena funzione ed ha incominciato a fare i primi passi per l’attuazione del “contratto”, vediamo di capire qualcosa di quello che sta accadendo, ma non prima di aver ricordato, brevemente, come si è giunti alla sua nascita, che è stata travagliata, tanto che il Parlamento, più volte, ha rischiato di essere sciolto proprio per le difficoltà di formare un esecutivo, nonostante i partiti che l’hanno fatto siano usciti dalle elezioni del 4 marzo scorso con ampie maggioranze.
Il motivo di tutto ciò è stata la mancanza di un chiaro orientamento politico del partito che ha preso più voti, il M5S, il quale ha tentennato, tra una coalizione con il PD (che Matteo Renzi ha sempre rifiutato nonostante timide aperture da parte di qualche esponente dell’ex Governo Gentiloni), o una coalizione con il centro-destra della Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, dall’interno della quale, emarginati Berlusconi e FdI, è emerso Matteo Salvini che, non senza difficoltà, ha poi stipulato con Luigi Di Maio il noto “contratto di governo”, imponendosi l’uno, Salvini, come Ministro degli Interni, l’altro, Di Maio, come Ministro dello sviluppo economico del lavoro e delle Politiche Sociali.
Fatto finalmente il “contratto” occorreva trovare un Primo Ministro; certamente entrambi, Di Maio e Salvini, avevano aspirato a quel ruolo, ma nessuno dei due poteva dire all’altro di fare un passo indietro e pertanto, gioco forza, hanno entrambi, sia pure a malincuore, rinunciato. Con una anomalia tutta italiana rimaneva sul tappeto, quindi, il problema di trovare un Premier. Problema di non facile soluzione in quanto questa figura, scelta quando il programma era stato già stilato e sottoscritto, obtorto-collo sarebbe stata una figura di copertura, un capo dimezzato per non dire di secondo piano; la scelta è caduta sull’avv. Giuseppe Conte, il cui studio legale era frequentato da Alfonso Bonafede, poi divenuto Ministro della Giustizia.
All’avv. Conte è stato assegnato il compito di rendere esecutivo quel contratto da altri sottoscritto; la pillola è stata addolcita con un escamotage, vale a dire che il vero premier è proprio il contratto, per non dire che nei fatti il vero premierato è costituito dal binomio Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i quali effettivamente agiscono da “premier” mentre Conte, che formalmente lo è, in questo periodo è comparso poco sulla scena politica italiana, anche perché, appena eletto, è stato prevalentemente in giro all’estero per partecipare a vari incontri, riunioni e summit che richiedevano comunque la indispensabile presenza del nostro paese.
Frattanto Salvini e Di Maio hanno iniziato a rendere esecutivi i primi punti del contratto, pure in assenza del premier.
L’esordio di Matteo Salvini è stato il blocco delle navi delle ONG, che si può considerare il primo atto finalizzato a ostacolare lo sbarco dei migranti sul suolo italiano; tale azione di contrasto, con il conseguente peregrinare per il Mediterraneo delle navi delle Ong cariche di migranti, ha innescato l’ordigno che ha sconquassato l’U.E. facendo esplodere tutte le contraddizioni già emerse in precedenza, dando forza ai paesi più restii all’accoglimento dei migranti, primi tra tutti Ungheria, Polonia e Austria, che ne ostacolano sia l’accoglienza sia la loro redistribuzione, e mettendo in difficoltà anche Angela Merkel all’interno della già difficile coalizione di governo della Germania. Ma quei tre paesi non sono i soli ad essere tanto intransigenti contro i migranti in quanto anche altri non sono da meno, compresa, ad esempio, la Francia, che tentenna tra accoglienza, a parole, e respingimento nei fatti.
L’altro Vice-Premier, Luigi Di Maio, ha iniziato a mettere mano alla riforma dei contratti di lavoro, a quella della Legge sulle pensioni (Legge Fornero) e riduzione delle pensioni d’oro, a una prima ipotesi di reddito di cittadinanza in riduzione della povertà, alla riforma del fisco, alla cosiddetta pace fiscale (un colpo di spugna sulle evasioni inferiori ai 100.mila euro), non trascurando il rilancio degli investimenti: il tutto con la costante incognita delle coperture finanziarie che si stenta a trovare, scontentando in un solo colpo sia il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, che, pure non dicendolo chiaramente, fa intendere che ci sono difficoltà ad avviare immediatamente tali riforme, sia il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, che fa qualche cenno sui costi che andrebbero sopportati, sia Confindustria che aspirava a tutt’altro.
Intanto i mercati sono guardinghi, e i primi danni si sono già registrati, con il rilevante aumento dello spread tra i nostri bond e quelli tedeschi, ripetuti tonfi della borsa, in parte recuperati, e una frenata delle previsioni della ripresa economica che per gli analisti sta rallentando.
Insomma, a parte il contrasto all’immigrazione, gli altri fiori all’occhiello che dovrebbero distinguere l’avvio del programma di Governo giallo/verde, non sembra possano sbocciare in tempi brevi; frattanto, il Presidente della Camera, Roberto Fico, ha avviato la procedura per la riduzione degli ex vitalizi ai Deputati, nel mentre il Presidente del Senato, Maria Teresa Casellati, si è mostrata più guardinga e meno decisionista.
A questo punto, avendo parlato dei più rilevanti esponenti dell’attuale governo, è opportuno indicare anche gli altri Ministri in carica dei quali molti sono sconosciuti in quanto, pure se alcuni di essi facevano già parte di meccanismi della politica o della burocrazia, non sono personaggi noti.
Vediamo, prima di ogni altra cosa, chi sono i Ministri in carica.
Ministri con portafoglio: Matteo Salvini, Vice Presidente e Ministro degli Interni; Luigi Di Maio, Vice Presidente e Ministro dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Politiche Sociali; Enzo Moavero Milanese, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale; Alfonso Bonafede, Ministro della Giustizia; Elisabella Trenta, Ministro della Difesa; Giovanni Tria, Ministro dell’Economia e Finanze; Gian Franco Centinaio, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente, Territorio e Mare; Danilo Toninelli, Ministro delle Infrastrutture e Trasporti; Marco Bussetti, Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca; Alberto Bonisoli, Ministro dei Beni e Attività Culturali e Turismo; Giulia Grillo, Ministro della Salute.
Ministri senza portafoglio: Riccardo Fraccaro, Ministro dei Rapporti col Parlamento e Democrazia Diretta; Giulia Buongiorno, Ministro della Pubblica Amministrazione; Erika Stefani, Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie; Barbara Lezzi, Ministro per il Sud; Lorenzo Fontana, Ministro della Famiglia e Disabilità; Paolo Savona, Ministro per gli Affari Europei.
Nei prossimi articoli andremo a tracciare il profilo degli altri Ministri, indicando le loro competenze e le loro trascorse esperienze professionali e politiche.