Alla ventitreesima edizione dei sabati gillet-giallisti – la settimanale successione di violente manifestazioni dei gillet gialli in Francia – siamo arrivati a quindici morti, tremila feriti, tra i quali mille agenti, cinquemila arresti. E la protesta non si ferma. Non lo ha fatto nemmeno sabato 20 aprile, il primo dopo il tragico incendio di Notre Dame. Anzi, quella tragedia che ha commosso il mondo intero, spingendo alcuni miliardari e le comunità religiose di ogni fede, a cominciare da quelle musulmane, ad esprimere immediatamente la loro concreta solidarietà – un miliardo di euro raccolto in poche ore! – è stata come benzina sul fuoco della protesta.
“Nous ne sommes pas Notre Dame!” hanno gridato i loro leader, quei soldi li vogliamo noi! Essendo poi divampato l’incendio a pochi minuti dall’annunciato discorso, in cui il presidente Macron avrebbe comunicato le misure che aveva deciso di mettere in campo per venire incontro alle ragioni della protesta, alcuni di loro hanno insinuato addirittura che l’astuto presidente abbia fatto dare alle fiamme Notre Dame per avere poi la scusa buona per sottrarsi all’impegno. Siamo alla follia. Eppure è una follia che si espande a macchia d’olio e che contagia ogni giorno nuovi strati sociali; ultimi si stanno aggiungendo gli studenti, che oltralpe non si facevano sentire dal Maggio ’68. Ora il contagio sta arrivando anche in Italia, per iniziativa di un tale Giancarlo Nardozzi. Ai miei vecchi e stanchi occhi uno della serie ‘Carneade, chi era costui?’
Ma chi sono i gillet gialli e cosa vogliono? L’edizione in lingua francese dell’Huffington Post ha pubblicato il loro cahier de doleance. È un calderone i cui hanno messo di tutto di più, senza darsi cura se un punto del programma collida con un altro. Per dirne una, si chiede di far fronte al debito pubblico con la lotta all’evasione e nel contempo si esige che siano aboliti i prelievi fiscali alla fonte. Ma il punto di maggior contraddizione interna è quello che riguarda l’ambiente. Reclamano investimenti per la produzione di combustibile ad idrogeno ed altre misure per la lotta al riscaldamento globale, ma stanno sfasciando le città francesi perché vogliono pagare poco la benzina e la nafta da idrocarburi!
Per farla breve, il loro programma è carta straccia. I primi a non dargli alcun peso sono essi stessi. Il movimento dei gillet gialli esprime un solo concetto: eravamo la prospera classe media della Francia benestante e superba della sua grandeur, ed ora stiamo arretrando, soprattutto vediamo in prospettiva minacciato il nostro status; non ci stiamo, non siamo disponibili a pagare noi il prezzo della crisi e della globalizzazione, li paghi la casta!
E non solo essa. L’altro ieri ci hanno tolto gli ultimi dubbi su chi siano i loro nemici. Oltre alla casta, anche quello che resta dell’odiata classe operaia, che ha il torto di volersi fare ancora carico degli interessi generali della nazione e della società. Era il primo maggio l’altro ieri, ed a Parigi il magro corteo della CGT e degli altri sindacati è stato assaltato con una violenta manovra a tenaglia dai gillet gialli da un lato e dai black block dall’altro. I nemici di oggi dei gillet gialli, la casta e la classe operaia, rassomigliano tanto a quelli dei nazisti di un secolo fa, gli ebrei ed i socialisti.