Sono stato tentato di dare a questo articolo un titolo leggermente diverso, ma mi sono trattenuto per il rispetto delle Istituzioni le quali, se rappresentate da persone democraticamente elette, vanno salvaguardate; abbiamo avuto, in passato, politici che non hanno rappresentato le Istituzioni con disciplina e onore, come prescrive l’art. 54 della nostra Costituzione, qualcuno ha aggiunto anche il termine “dignità”, e non credo che la categoria di politici di tale specie sia esaurita, anzi…
Devo purtroppo rilevare che oggi uno dei padroni dell’Italia è Matteo Salvini e la sua Lega; in altre epoche abbiamo avuto ben altri padroni, politici, imprenditori, industriali, finanzieri di altro spessore: mi riferisco a quelli ai quali, qualche decennio addietro, Eugenio Scalfari dedicò il suo libro “Razza Padrona”, che farebbero bene gli attuali “padroni” dell’Italia a rileggere. Rileggere? Forse sarebbe preferibile scrivere “leggere” in quanto non credo che qualcuno dei “nostri” l’abbia mai letto, magari per ragione di età.
Le generazioni che hanno succeduto quei “padroni” sembrano meno colte, quindi non c’è da meravigliarsi se oggi anche la razza padrona dell’Italia sia costituita anche da ignoranti (nel senso che ignorano) i quali, per l’età e per l’andamento della società non hanno avuto il tempo per studiare e acculturarsi, ma sono piuttosto orientati ad eliminare, con un colpo di spugna tutto il vecchio, lo stantio, l’ingessato, l’antidemocratico, eccetera, compresa probabilmente la cultura, orpello inutile che non si mangia né fa mangiare, come qualche anno fa pure un Ministro della nostra repubblica sosteneva.
Il problema, però, è che questo nuovo, pure professandosi tale, sa molto di quel vecchio e stantio che tenta di scalzare, almeno per quanto riguarda certi aspetti degenerativi del vecchio, quale, ad esempio, lo scempio del danaro pubblico: e se taluni, all’epoca (parliamo di qualche ventennio fa), si misero in politica scandendo slogan da novelli moralizzatori contro la razza ladrona che aveva governato il paese spendendo e spandendo senza limite, alla luce di quello che è poi emerso non è che “quei nuovi” abbiano dimostrato di essere oculati amministratori, tutt’altro, anzi forse al confronto di quelli precedenti sono stati ben peggiori; insomma il nuovo che ha avanzato sembra essere peggio del vecchio, probabilmente aspirava solo a spartirsi una fetta della torta dalla quale fino ad allora era stato escluso.
Parlo, ovviamente, della Lega, ora di Salvini, prima di Bossi & Co., che in questi giorni è nell’occhio del ciclone per la sentenza della Corte di Cassazione, la quale ha confermato le precedenti pronunce sulla responsabilità dei leghisti di aver sperperato ben 49.milioni di euro di danaro, pubblico perché derivante dalle tasse che i contribuenti pagano, per spese non documentate attingendo ai fondi per i rimborsi elettorali: quell’enorme cifra non si sa nemmeno che fine abbia fatto, visto che nessuno ha mai documentato le spese a fronte delle quali quell’importo è stato erogato
Nel biennio 2008 – 2010 l’ex Lega Nord, all’epoca saldamente nelle mani di Bossi e del suo cerchio magico, ricevette circa 49.miliardi di Euro (all’incirca 100.miliardi delle vecchie lire, quindi non bruscolini) di rimborsi elettorali; tale danaro sembra sia scomparso, e nessuno ha saputo dire dove sia finito o come sia stato speso, e per questo motivo l’ex “senatur” e il suo tesoriere, Francesco Belsito, vennero condannati per truffa; oggi la Suprema Corte ha confermato la condanna inflitta, e ha disposto il recupero della somma mediante il sequestro di analogo importo, su tutto il territorio nazionale, delle disponibilità attuali e future dell’attuale Lega facente capo a Salvini.
Matteo Salvini non ci sta, e da un lato attacca i Giudici -ritornello ricorrente, sembra che anche in passato un tal ex-Cavaliere tuonava contro i Giudici politicizzati che emettevano sentenze politiche solo per delegittimarlo- accusandoli di aver emesso una “sentenza politica”, e giustifica l’utilizzo di quei soldi spesi per far politica, e che comunque quei soldi oramai sono inesistenti; quasi a dire: “vi assicuriamo quei soldi che li hanno spesi per fare politica, … ”, e minaccia anche di rivolgersi direttamente al Presidente Mattarella che, quale Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, dovrebbe, a suo dire, intervenire. Ma il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, puntualizza che le sentenze vanno rispettate.
Salvini, inoltre, precisa che, pur volendo, quella cifra non potrà mai essere raccolta, e fa capire che attualmente la Lega si regge principalmente sulle elargizioni dei simpatizzanti i quali, durante gli oceanici raduni, mettono mani al portafogli per contribuire alle spese; lasciando intendere che il partito si regge esclusivamente sulle elargizioni volontarie.
Il tutto lascia molti spunti di riflessione, non solo in merito alla delegittimazione della Magistratura, ma anche sul netta differenza dell’attuale Lega rispetto a quella precedente, pure se questa attuale usa gli stessi metodi di quella di un tempo, con proclami per la chiamata alle armi dei suoi sostenitori contro i giudici colpevoli di voler cancellare con una sentenza un partito che oggi sembra essere divenuto, almeno stando ai sondaggi, il primo del bel-paese; e in virtù di ciò, la Lega di Salvini fa intendere che del suo operato deve rispondere solo a quei milioni di cittadini che l’hanno votata: adeguandosi, così, a quanto sosteneva l’ex Cavaliere all’epoca dei suoi tempi d’oro.
Altro spunto di riflessione è dato dalla sentenza della Corte di Cassazione che, sembra, non abbia tenuto conto di alcuni dettagli tecnici quali la sequestrabilità di fondi presenti ma anche futuri, e le prerogative che la legge riserva al Parlamento: ma in questi discorsi tecnici non intendo impelagarmi, lasciando la parola agli avvenimenti che certamente seguiranno.
Vedremo cosa ci riserverà il futuro.