Dico la verità, a me questi politici, specialmente quelli più in vista e quotidianamente presenti sui media per le colpe dei loro Babbi, mi fanno un poco tenerezza, in quanto sono convinto che senza di essi avrebbero una vita politica un tantino più facile.
Prendiamo, ad esempio, Maria Elena Boschi inguaiata dal suo babbo per le vicende di Banca Etruria; all’epoca la Boschi, Ministro per le riforme, fu costretta a giustificarsi in un pubblico dibattito parlamentare a seguito della mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni per il coinvolgimento del papà nel crack della Banca in quanto Vice presidente della stessa, ed a carico del quale, unitamente ad altri, sembravano emerse serie responsabilità in quella drammatica vicenda che vide sul lastrico migliaia di investitori dei quali qualcuno giunse perfino a suicidarsi per aver perso i risparmi di una vita.
A quel tempo la Boschi scampò il pericolo della sfiducia, ma ora, anche se non è più Ministro, comunque è la potente Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, ed è nuovamente nella bufera sempre per la questione della Banca Etruria essendo emerso che, all’epoca, nonostante le pubbliche dichiarazioni di non essere stata in nessun modo coinvolta, la Boschi intervenne presso l’allora amministratore delegato della Unicredito Banca, Federico Guizzoni, per chiedere se quell’Istituto fosse stato disposto ad un intervento di salvataggio; e la circostanza, ora, non è più frutto di illazioni da parte di forze politiche di opposizione, ma è addirittura pubblicata nel libro “Poteri forti o quasi“ di Ferruccio de Bortoli, noto e stimato giornalista al quale certamente non si possono imputare giochi di potere ai danni dell’attuale Governo o della stessa Maria Elena Boschi la quale ha promesso querele delle quali, almeno finora, non si ha notizia.
Orbene, se nella vicenda di Banca Etruria non fosse stato implicato il Babbo della Boschi, “nulla-questio”; non è illegittimo che un Ministro della Repubblica intervenga per la salvezza di un Istituto di credito specialmente a tutela dei risparmiatori e clienti, come d’altronde ha fatto anche il ministro Graziano Delrio per il salvataggio di un’altra banca in crisi, al quale nulla è stato o può essergli contestato; certamente è un’anomalia che intervenga un Ministro il cui Babbo è interessato alla vicenda e rischi severe condanne per inadempienze varie nell’amministrazione della stessa.
E il caso Boschi non è il solo, visto che c’è anche quello dell’ex Premier Matteo Renzi il cui Babbo pure sembra averlo messo in difficoltà per vuoti di memoria in merito a rapporti ed incontri tenuti o non tenuti con affaristi, speculatori, intrallazzatori e vari personaggi ambigui che ruotano intorno alla miliardaria vicenda di Consip, la potente Spa del Ministero dell’Economia, creata per razionalizzare gli acquisti di beni e servizi della pubblica amministrazione, e che, quindi, è appetita proprio da quegli intrallazzatori e speculatori che sono o intendono diventare fornitori della stessa e che fanno carte false per avvicinare e ingraziarsene i vertici anche attraverso politici e, talvolta, i loro Babbi, come nel caso di quello di Renzi.
Il quale, se da un lato sembra fortemente inasprito nei confronti di coloro che hanno pubblicizzato e pubblicato la intercettazione telefonica di un movimentato colloquio che ha avuto nel mese di marzo 2017 con il padre Tiziano, riportato nel libro “Di Padre in Figlio” di Marco Lillo, giornalista de “Il Fatto Quotidiano”, il quale ne ha anticipato il contenuto, dall’altro sembra fortemente dispiaciuto di aver dovuto redarguire, in quel colloquio, proprio il suo Babbo che sembrava reticente a ricordare.
In uno sfogo che Matteo Renzi ha pubblicato sul proprio blog traspare appunto il disagio e la quasi frustrazione del rapporto con il padre.
“”Queste intercettazioni ribadiscono la mia serietà -scrive Matteo Renzi- visto che quando scoppia lo scandalo Consip chiamo mio padre per dirgli: «Babbo, questo non è un gioco, devi dire la verità, solo la verità». Mio padre non ha mai visto un tribunale fintantoché suo figlio è diventato premier. Fino a quel momento ha vissuto tranquillamente la sua vita, esuberante e bella: ha 66 anni e proprio sabato scorso ha festeggiato i 45 anni di matrimonio… Ha conosciuto la giustizia solo dopo che io sono arrivato a Palazzo Chigi. Non è abituato a questa pressione che deriva dal suo cognome più che dai suoi comportamenti. Gli ricordo che se sa qualcosa è bene che la dica, all’avvocato e al magistrato. La verità prima o poi emerge: è giusto dirla subito.””.
E continua: “”Politicamente parlando, le intercettazioni pubblicate mi fanno un regalo. La pubblicazione è come sempre illegittima ed è l’ennesima dimostrazione di rapporti particolari tra alcune procure e alcune redazioni. Ma non ho alcun titolo per lamentarmi: non sono il primo a passare da questa gogna mediatica. Anzi: ad altri è andata peggio. Qualcuno si è tolto la vita per le intercettazioni, qualcuno ci ha rimesso il lavoro.””.
Non voglio tediare il lettore proseguendo col lungo messaggio di Renzi, ma è innegabile la sua determinazione nei confronti del padre al quale chiede, anzi impone, di dire la verità.
E se è vero che la pubblicazione delle intercettazioni sono sempre illegittime, è innegabile che, in questa occasione, rendono onore e giustizia proprio a Matteo Renzi da parte di quel giornale, appunto “Il Fatto Quotidiano”, che non tralascia occasione per attaccarlo.
Dal che, tornando all’inizio di questo scritto, ne consegue che tra le spine dei politici, specialmente di quelli maggiormente esposti e in vista, oltre ai compagni di partito, ai dissidenti, alle opposizioni ed ai media, bisogna aggiungere anche i Babbi e, magari, altri familiari i quali, se non ci fossero, sarebbe tanto meglio per i loro pupilli.