Guglielmo Scarlato: “Premierato forte e liste bloccate, un intreccio perverso”
Per l'avvocato e già deputato Guglielmo Scarlato un Parlamento di “nominati” è un Parlamento gravato da sensibilità ancillare verso i capi partito che compongono le liste. Tra essi non può che collocarsi il Presidente del Consiglio così come partorito dal disegno riformatore
L’attuale maggioranza di governo sta portando avanti un progetto di revisione costituzionale imperniato sul cosiddetto premierato forte. Si punta, in sintesi, a cambiare l’attuale forma di governo, prevedendo l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri,dotandolo di un robusto premio di maggioranza.
Secondo la proposta iniziale (che è, però, sottoposta a critiche serrate) il presidente eletto dovrebbe accedere al Parlamento accompagnato da un premio di maggioranza che gli consentirebbe di contare sul cinquantacinque per cento dei seggi di Camera e Senato. E ciò senza che ad oggi sia prevista una soglia minima che faccia scattare l’attribuzione del premio.
In sintesi, in caso di presentazione di sei candidati alla Presidenza è possibile che colui che vinca con il venticinque per cento dei voti possa poi contare su di una maggioranza parlamentare del cinquantacinque per cento dei seggi. Secondo il principio di diritto trasfuso nella sentenza della Corte Costituzionale n.1 del 2014 (che dichiarò l’incostituzionalità del cosiddetto porcellum, la vecchia legge elettorale che contemplava liste bloccate e un premio di maggioranza spropositato) un premio simile sarebbe contrario alla Costituzione. È evidente,però, che inserendo tale premio nella Costituzione stessa si precluderebbe ogni intervento censorio alla Corte Costituzionale.
Non si dimentichi come con il cinquantacinque per cento dei seggi, al terzo scrutinio, si elegge il Presidente della Repubblica. Si eleggono inoltre i cinque membri di nomina parlamentare della Corte Costituzionale. Ad essi occorre aggiungere i cinque membri della Corte nominati dal Presidente della Repubblica. E ciò perché se il Presidente della Repubblica è espressione della stessa maggioranza che ha consentito al Presidente del Consiglio, grazie al premio, di avere un controllo pieno del Parlamento, non potrà che uniformarsi al disegno comune finalizzato alla egemonia sulle istituzioni.
Ad essi, inoltre, dobbiamo aggiungere i membri di nomina parlamentare del Consiglio Superiore della Magistratura. Emerge con chiarezza come un meccanismo simile tradisca la necessità, richiesta ad ogni Costituzione liberale, di prevedere idonei contrappesi per evitare ipertrofiche concentrazioni di potere.
Per altro, ipotizzare l’elezione diretta del Presidente del Consiglio richiederebbe uno sforzo concentrato a limitarne il potere, che con l’investitura popolare viene fatalmente ingigantito. Occorrerebbe allora consolidare le fondamenta di un Parlamento forte, libero e denso di spirito critico.
Un Parlamento eletto con liste bloccate non ha di certo queste caratteristiche. Ciò lo rende in primo luogo inidoneo a varare una riforma epocale come quella chiamata a cambiare la forma di governo. Ma soprattutto lo rende inadeguato a esercitare il controllo pieno sugli atti dell’Esecutivo.
Un Parlamento di “nominati” è un Parlamento gravato da sensibilità ancillare verso i capi partito che compongono le liste. Tra essi non può che collocarsi il Presidente del Consiglio così come partorito dal disegno riformatore. Questi, a seguito del successo elettorale, porterà con sé in Parlamento, come si è detto ripetutamente, il 55% dei seggi. Quanti saranno chiamati a occuparli saranno semplicemente cortigiani del Premier.
Se il sistema elettorale per l’elezione dei parlamentari dovesse continuare a svolgersi in gran parte con liste bloccate il Presidente del Consiglio, componendo le liste e decretando, di fatto, parte rilevantissima degli eletti, avrebbe fatalmente il controllo integrale del Parlamento.
Un Parlamento senza voci libere, senza spiriti pronti al dissenso, senza sensibilità estranee all’obbedienza ad ogni costo non controbilancia l’Esecutivo e finisce per straziare l’impianto costituzionale. Occorre, allora, prima cambiare la legge elettorale e cancellare la vergogna delle liste bloccate. Solo dopo si potrebbe procedere ad una riforma dell’Esecutivo, valutando anche (ove se ne avvertisse la necessità ed io non l’avverto affatto) l’introduzione ponderata di elementi di presidenzialismo. Rafforzare i poteri di organi costituzionali richiede opportuni contrappesi.
Una democrazia matura non sopporta poteri senza controllo o sottoposti a controllo solo apparente.
Una democrazia matura richiede equilibrio tra i poteri presidiato dall’azione trasparente degli spiriti liberi.
Tutto questo è incompatibile con le liste bloccate!
avv. Guglielmo Scarlato