Gli argomenti delicati
Ho conosciuto chi ha trasformato “il lamento in danza”, cedendo sì alla morte, ma abbracciata dall’amore e dall’amicizia
Ci sono argomenti delicati che tuttavia vanno affrontati con adolescenti e giovani nei vari ambienti educativi, come quello della morte.
Gli spunti sono tanti, i libri e il web ne sono pieni, ma il passaggio dalle pagine cartacee o digitali a quelle della vita accorcia le distanze, riporta all’esperienza personale e rompe ogni barriera. Mentre inizio a vedere in giro i primi accenni alla festa di Halloween (sulla quale io nutro qualche sostanziale e decisa riserva), viene da domandarmi in modo più serio e profondo: «Come si fa a parlare di vita e di speranza, quando una persona a cui vuoi bene muore?». Che può dire un adulto? Davvero poco, ma di certo all’inizio può ascoltare in silenzio, finché un altro ragazzo dice: «So che vuol dire soffrire per questo e la morte va chiamata con il suo nome, però anche la vita ha un bel nome che va gridato con coraggio». Mentre si cercano le parole giuste, parole che non si troveranno facilmente, ecco che un’altra afferma: «Non dobbiamo avere paura di piangere né di chiedere a Dio il perché della morte di una persona cara, anche questo è pregare, anzi è credere con più forza».
Ho incontrato persone in cui l’insinuarsi del dolore e poi della morte non hanno fatto altro che rafforzare l’amore. Ho visto in loro dedizione completa e totale dell’uno verso l’altra senza far vincere la disperazione e la rabbia pur nella malattia. Ho conosciuto chi ha trasformato “il lamento in danza”, cedendo sì alla morte, ma abbracciata dall’amore e dall’amicizia. Si piange e si soffre, è inevitabile; si chiede il perché, si grida a Dio, è giusto! Questo è anche pregare! Ci manca un pezzo di vita, di quotidianità, di futuro, una parte di noi va con chi non c’è più. Ma provare questo, non è forse amare, non è anche “per sempre”?