Galleggiamento dei partiti sullo “spartito “ Draghi

“Guerra vera nel centro-destra, pace finta tra Conte e Grillo e guerriglia nel PD”.
Sono tre istantanee che compongono la fotografia dello stato di salute politica dei partiti italiani imbrigliati dalla presenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi.
Il copyright appartiene a Marco Follini autore de “il punto di vista” reso dall’Agenzia AdnKronos. Si tratta di una analisi di equilibri forzati la cui fragilità agita le acque interne dei singoli partiti e rende procellosa sia la loro navigazione nel Governo che verso alleanze per comuni mete.
Lo “spartito” firmato “MD” è musica per separati in casa nel centro-destra di Salvini/Meloni/Berlusconi, inquieta le orecchie dell’ortodossia “vaffa” dei grillini e soffonde note in bassa frequenza tra le fila dem gestite da Enrico Letta.
Per il resto del centro-sinistra il disagio di ascolto si specchia nella penna, pentastellata di complemento, di Marco Travaglio per il quale Mario Draghi “non capisce un caz… di giustizia, sanità e sociale”.
Al di là di queste parole irricevibili in un contesto di civile dialettica politica, sta di fatto che la credibilità dell’Italia presso le cancellerie europee, e non solo, reca, in questo momento ed in maniera esclusiva, la faccia di Mario Draghi.
Ed è anche una unicità nella storia repubblicana la figura di un Presidente del Consiglio dei Ministri che detta ai partiti, e non viceversa, le linee guida del Governo e la relativa opera di programmazione.
Da qualche parte si sollevano preoccupazioni di involuzione della democrazia rappresentativa fino a paventare “dittatura sanitaria” nell’emanazione di provvedimenti anti Covid o forme di autocrazia nella programmazione delle risorse del Recovery Fund.
Sul punto è più appropriato parlare di cacofonie nelle prese di posizione dei gruppi parlamentari rispetto alle impostazioni del Governo assunte in sede di Consiglio dei Ministri e poi ripensate per ragioni di propaganda e di posizionamento di bandierine.
Ne da una chiave di lettura l’alta tensione sulla riforma della Giustizia e per l’adozione del Green-pass su cui pendono sia pregiudizi di carattere ideologico che ricerche di consensi dalle piazze contrapposte: motivate o strumentalizzate sono varianti di rivendicazioni in cerca di rappresentanze politiche.
Ambiguità e galleggiamenti accompagneranno il semestre bianco, che scatta dal 3 agosto, fino all’elezione del nuovo Capo dello Stato, quando i partiti non potranno non tenere conto dell’eventualità dello scioglimento delle Camere.
Nel ricorso alle urne si suppone che partano favorite le forze meglio piazzate nei sondaggi: al momento sono quelle che si riconoscono nel centrodestra, salvo varianti in corso d’opera che riguardano la legge con la quale si andrà a votare e le concertazioni che precederanno la elezione del successore di Sergio Mattarella.
Sono due momenti in cui i partiti sono chiamati a camminare con le proprie gambe.
Lo “spartito” delle urne può scandire note per altre campane diversamente populistiche o illuminate.