Elezioni, schiaffo referendario e punizioni delle ambiguità
Elezioni, schiaffo referendario e punizioni delle ambiguità
La scarsa affluenza alle urne è il dato più significativo delle consultazioni sia amministrative (50%) che referendarie (20% che scende al 15% senza il traino del voto per i Sindaci).
La disaffezione al voto nel primo caso intacca prestigio e rappresentatività dei governi locali, a prescindere dalle pagelle dei promossi e dei bocciati.
Il flop referendario, record negativo, più che uno schiaffo ad un istituto di democrazia diretta è una tirata di orecchie per i promotori dei quesiti proposti ed è anche motivo di riflessione sul sistema dell’informazione travagliato e dibattuto, quando si tratta di amministrazione e gestione della giustizia, tra le suggestioni dei poteri della politica e delle azioni della magistratura.
Le ambiguità e le contraddizioni delle forze politiche hanno contribuito a moltiplicare comportamenti di indifferenza o di contestazione rispetto ad una proposta di segnare su cinque schede un “si” o un “no” per temi, nella loro formulazione, di non facile comprensione dalla comune e prevalente sensibilità del corpo elettorale. Il responso delle amministrative, sebbene risenta di condizionamenti locali e del concorso di liste civiche, si presta a delle considerazioni sullo stato di salute delle singole forze politiche e delle loro possibili alleanze in prospettiva delle consultazione di fine legislatura. Su tredici Sindaci eletti al primo turno in città capoluogo dieci sono espressione di coalizioni di centrodestra e tre di alleanza PD/M5S.
Il quadro della conquista dei municipi si completerà con i ballottaggi. Ma, dai risultati conseguiti dalle liste si coglie un maggiore tasso di competitività del centrodestra rispetto al centrosinistra. Il cosiddetto “campo largo” di Enrico Letta non ha ancora realizzato i numeri necessari per decollare. Intorno al PD, classificatosi al primo posto per voti ricevuti, non si è coagulato l’auspicato insieme delle forze cosiddette “progressiste, riformiste ed ecologiste”.
Il relativo progetto non sembra che abbia riscosso ampi consensi dall’originario elettorato del M5S, residuale laddove si è proposto, soprattutto in Sicilia e nel Mezzogiorno laboratori del primo exploit pentastellato.
Nell’altro campo sono emblematiche la conquista di Palermo e la conferma di Genova e di L’Aquila da parte di un centrodestra diverso rispetto al tradizionale schema triangolare Forza Italia/Lega/Fratelli d’Italia, all’interno del quale sono cambiati i rapporti di forza (ora è in testa FdI e seguono Lega e FI) e si è anche allargato il peso di forze di ispirazione e collocazione centrista.
Sul punto si giocano le prospettive per la ideazione di una una nuova alleanza politica di governo, oltre le scadenze elettorali. Si tratta di una questione, comune In entrambi i campi, di superamento di ambiguità e di assunzione di linee di condotta leggibili.
Per le prime, sia pure in una consultazione amministrativa, hanno pagato dazio Lega e M5S, sulle seconde hanno conseguito guadagni PD e FdI, entrambi, peraltro, già dati, nei sondaggi, come prime forze nei rispettivi schieramenti alternativi.