Elezioni, carovita e rigenerazione della politica
Elezioni, carovita e rigenerazione della politica
Le angosce e lo stress del carovita conseguente alla guerra in Ucraina in che misura influenzeranno i comportamenti elettorali?
I relativi temi sui maggiori costi dell’energia e dei prodotti alimentari, evidenziati da Confindustria e Coldiretti ed osservati dagli Istituti di ricerche demoscopiche, fanno parte dell’Agenda politica del Governo Draghi e sono fonti di tensioni tra le forze politiche che lo sostengono in Parlamento.
Si tratta di argomenti di forte impatto sociale e tra i più avvertiti rispetto alle vulgate rese dalla comunicazione mainstream nel declinare i voti espressi in opzioni atlantiste ed europeiste contrapposte a populismo e sovranismo. Al di là delle catalogazioni verbali, ne sono un esempio le elezioni svoltesi in Francia, i cui dati numerici offrono una radiografia di preoccupazioni per la tenuta dell’establishment con la conferma di Emmanuel Macron, ma anche di insoddisfazioni e di indifferenza o protesta silenziosa manifestata attraverso l’astensionismo (29%).
I bisogni negletti dei ceti colpiti da crisi economica e sociale e dei non garantiti delle periferie e di ampie fasce giovanili hanno alimentato sia la sinistra di Jean Luc Melenchon (22% al primo turno pari a 7 milioni di voti) e soprattutto il Rassemblement National la cui leader Marine Le Pen nel ballottaggio ha conseguito un 41% di consensi, un record rispetto al 17 e 33 per cento del 2012 e 2017, a fronte di un calo di Macron al 58% dal 66% di cinque anni fa.
La sua performance, a prescindere da logorii fisiologici, contestualizzata in un clima di inquietudini sociali pregresse e sollecitate da eventi bellici, ha connotazioni assimilabili al voto dato per necessità “turandosi il naso”, secondo la formula italica pro DC di Indro Montanelli, piuttosto che per scelte epocali.
Come dire che c’è poco di esaltante negli esiti elettorali condizionati da paure, perché quando la politica si spoglia dall’opera di mediazione della realtà effettuale si gonfia di formule astratte, nelle quali gli slogan prevalgono sulle idee e gli isterismi sulla cultura della riflessione.
Sul punto il dente batte sulla situazione di casa nostra e sullo stato di salute dei partiti che si apprestano ad affrontare le consultazioni amministrative di giugno e regionali ad autunno in Sicilia, con le prospettive e piattaforme di alleanze o di corse separate per le politiche di chiusura della legislatura sulla cui data permane qualche incertezza, al di là della scadenza naturale della primavera del 2023.
Secondo gli ultimi sondaggi ponderati di Supermedia Agi/You Trend, se si votasse a breve scadenza PD e FdI vengono dati con un testa a testa intono al 21%; seguono Lega con 15,9%, M5S, 13,3%, FI, 8,5%, Azione+Europa, 4,4%, e poi a scalare dal 2/3% altre formazioni.
Il che vuol dire che nelle intenzioni di voto del Paese reale vengono accreditati come partiti di maggioranza relativa o FdI dichiaratamente anti establishment e del Governo Draghi o il PD che ne è l’architrave; viceversa, risultano soccombenti M5S e Lega che ne sono parte integrante, pur essendo stati premiati nel 2018 per le loro posizioni ed intenzioni di scardinare e/o riformare il sistema di privilegi parassitari ed inefficienti insediati nel sistema delle istituzioni.
Sono queste contraddizioni che rendono opaco il rapporto tra il Paese reale ed l’universo della politica ridotto a pura raccolta aritmetica di voti. Così si capiscono il trasformismo parlamentare vissuto nelle ultime due legislature e le difficoltà di offrire agli elettori alternative di governo da definire attraverso le urne, piuttosto che nei corridoi dei Palazzi.
Sulle prossime campagne elettorali incombe l’eredità dell’esperienza del Governo Draghi: tra sostenitori e detrattori si misura la coerenza della condivisione tra il fatto ed il non fatto. Resta l’incognita, al momento insondabile, dell’equazione carovita/voto, emergenza/dissenso o consenso con o senza “turare il naso”. Perché, non bastano le parole belle ed impostate da sinistra contro la destra e viceversa senza una rigenerazione etica della cultura politica, in entrambi i campi.
C’è sempre dietro l’angolo l’esplosione di fenomeni fuori dal coro o dal prevedibile. É bene ricordare che la maggioranza relativa conseguito in Parlamento dal M5S è stata espressione di volontà popolare: non è cascata dal cielo.