Contratto di governo: libro dei sogni o fondamenta della Terza Repubblica?
Sono stato scettico fino a qualche giorno fa sulla possibilità che la Lega di Matteo Salvini e il Partito delle 5 Stelle di Luigi Di Maio potessero portare a termine l’intesa, l’accordo, il programma, chiamiamolo come vogliamo, che essi hanno denominato “Contratto di governo”, come se il documento stilato e sottoscritto fosse un negozio giuridico simile ad una intesa commerciale; in tal senso mi sono già espresso in una precedente nota.
Debbo ora riconoscere che, comunque, il testo è stato completato, chiuso e sottoscritto, approvato sulla piattaforma Rousseau dal popolo dei grillini, che per circa il 98 per cento si è espresso favorevolmente, e sembra che anche il popolo leghista, radunatosi sotto tende e gazebo in molte piazze italiane, lo abbia apprezzato: del che non avevo il minimo dubbio.
Ovviamente, è il caso di ribadirlo, è una “democrazia diretta”, come viene chiamata dai due responsabili dei due partiti sottoscrittori, che poco convince, ma questo è un argomento del quale ho già avuto occasione di parlare, e che non è il caso di ripetere in questa sede, così come non è il caso di soffermarsi nuovamente sulle anomalie costituzionali, politiche e giuridiche di questa convulsa fase, conclusasi con la sottoscrizione di questa “contratto”, che ha visto protagonisti due leader di partiti al posto di un premier costituzionalmente designato, il Presidente della Repubblica che pazientemente, forse anche troppo, ha atteso che i due risolvessero i loro problemi di comprensioni all’interno e all’esterno dei loro partiti e, per la coalizione di centro destra, all’interno dello schieramento.
La quale cosa non sembra completamente avvenuta se oggi Berlusconi, ancora leader di FI, ringalluzzito dopo l’ottenuto riconoscimento della espiazione della condanna, esito che lo fa sentire nuovamente abilitato a candidarsi e a poter a pieno titolo anche rivestire cariche pubbliche (forse mira al premierato?), disconosce il ruolo di Salvini come rappresentante della intera coalizione sbottando che lo stesso ha parlato solo per il partito della Lega e non anche per FI e FdI, nel mentre una basita Meloni, sempre più frastornata e assente dal palcoscenico della odierna politica, lo guarda esterrefatta: ma come, sembra voler dire con gli occhi attoniti, fino a qualche giorno fa gli abbiamo riconosciuto il ruolo di nostro rappresentante, e con tale riconoscimento ci siamo recati più volte anche dal Presidente Mattarella, e per la nostra coalizione lo abbiamo fatto parlare e commentare in nostra presenza, e ora lo disconosciamo e lo releghiamo nel cantuccio del solo suo partito?
Ma tutto questo è comunque folclore politico, che probabilmente si dissolverà appena il Presidente Mattarella andrà a designare il futuro Premier e il Parlamento si esprimerà; almeno lo si spera, perché altrimenti non resterà che l’alternativa di dichiarare finita la XVIII legislatura ancora prima che inizi, e tornare alle urne, con quali risultati non si sa, a meno di non avere la sfera di cristallo della chiaroveggente.
Il punto che ora preme sottolineare è che, finalmente, il tanto decantato contratto di governo effettivamente c’è, è stato bene accolto ed è stato anche pubblicato in rete, cosa che ha conferito al documento una legittimità e ha sancito che Lega e 5 Stelle hanno raggiunto una intesa che potrà essere la base per il prossimo Governo.
Una rapida scorsa del testo fa comprendere che, almeno ufficialmente, i due sottoscrittori sono d’accordo su molte cose promesse in campagna elettorale, su altre il loro impegno sembra serio, ma su tante altre il testo è sfumato o nebuloso, segno che alcuni argomenti sono stati affrontati ma la soluzione non è stata definita, per sui ci si riserva di farlo nel corso della legislatura.
D’altra parte, leggendo i titoli dei capitoli che lo compongono, ci rendiamo conto che il documento spazia su quasi tutto, lasciando fuori poche questioni: le uniche incognite derivano dalla compatibilità finanziaria dei provvedimenti che si vorrebbero adottare.
Orbene, se questo documento è un libro dei sogni lo si vedrà tra qualche giorno, appena dopo la designazione del Premier e la definizione di alcune cifre che sembrano il lato debole degli accordi raggiunti per il semplice motivo che le coperture finanziarie sembrano non esserci.
Ma se tali coperture si dovessero trovare potremmo dire, sia pure con molta cautela, che un siffatto “contratto di Governo”, nonostante tutto, potrebbe rappresentare le fondamenta di una terza repubblica italiana, la quale, così rifondata, dovrà poi darsi le strutture anche costituzionali per poter andare avanti.
“Il futuro è nelle mani di Dio”, secondo un vecchio proverbio; nel nostro caso evitiamo di scomodare il Padreterno e limitiamoci ad augurarci che un futuro per questa legislatura ci possa essere e, avendo fiducia del Presidente Mattarella, se egli lo riterrà fattibile, e il Parlamento pure, veramente si potrà avviare un nuovo corso per questo nostro Paese.