Ciò che lapalissiano non è Viva l’Italia antifascista
Chiunque alla domanda: “Com’è l’Italia?” dovrebbe rispondere: “Antifascista!” 76 anni, 139 articoli, 18 disposizioni transitorie sono i numeri della Costituzione italiana. Una carta frutto del lavoro e del compromesso di tante anime. Forze politiche anche opposte tra di loro ma tutte insieme opposte al fascismo.
Alla prima della Scala, il 7 dicembre, uno spettatore, poi identificato in Marco Vizzardelli, ha gridato, al termine dell’Inno Nazionale, “Viva l’Italia antifascista”. Al termine del primo atto, alcuni agenti della Digos, in borghese, sono andati ad identificarlo, chiedendogli le generalità. Un atto dovuto, dicono.
76 anni, 139 articoli, 18 disposizioni transitorie sono i numeri della Costituzione italiana. Una carta frutto del lavoro e del compromesso di tante anime. Forze politiche anche opposte tra di loro ma tutte insieme opposte al fascismo.
Gli articoli che ripudiano il fascismo, come la guerra, sono disseminati in tutto il testo che si apre con una affermazione “L’Italia è una Repubblica” (art. 1) e si chiude con una negazione “La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale” (art. 139). Sicuramente l’Italia (almeno quella del 1947) non vuole essere una monarchia né una dittatura.
Il riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo (rectius della persona) come singolo e come parte delle formazioni sociali (art. 2), la pari dignità sociale e avanti alla legge (art. 3) sono sicuramente altre dichiarazioni antifasciste visto che semmai il regime poteva riconoscere i diritti dell’italiano ma non certo l’uguaglianza tra le persone.
Senza voler qui discorrere di tutti i 139 articoli, i Costituenti hanno pure inserito una norma transitoria che dice “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.” Insomma, se non fosse stato chiaro dalle norme sulla Costituzione, qui il concetto è esplicitato.
Ma perché fa scalpore una persona che al termine dell’inno di Mameli grida: “W l’Italia antifascista?”. Sarebbe stato diverso se avesse urlato solo “W l’Italia?” Probabilmente sì, non sarebbe neanche stata una notizia.
Perché sarebbe stato diverso?
L’attributo di antifascista è lapalissiano, si è giustificato Vizzardelli.
Come dargli torto? Chiunque alla domanda: “Com’è l’Italia?” dovrebbe rispondere: “Antifascista!” Chiunque conosca la Costituzione e la Storia, ovviamente.
Se così è, perché sono state chieste le generalità? È stato turbato l’ordine pubblico? Messa a rischio la sicurezza? Non direi, visto che il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha dichiarato di non aver sentito nulla.
Forse è perché, come invece ha dichiarato il ministro Salvini “Alla Scala si viene per ascoltare, non per urlare.”
Forse è grande solerzia nell’applicare il proprio ordine di servizio.
Eppure, sarebbe stato bello se invece anche i nostri rappresentanti politici, che sulla Costituzione hanno giurato, si fossero associati idealmente al grido. Sarebbe stata una bella lezione per tutti quelli che la Costituzione non la conoscono e per cui, che l’Italia sia antifascista, non è così lapalissiano. Forse Vizzardelli non avrebbe poi affermato che la presenza di La Russa gli aveva provocato l’ esclamazione che gli ha valso l’identificazione.
Allora, forse a scuola, dalla primaria, si dovrebbe insegnare la Costituzione. Almeno i primi 28 articoli, non dico neanche tanto. Uno a settimana, non mi sembra una missione impossibile. In fondo, nel nostro stato laico, chi è che non conosce i dieci Comandamenti? Ma paradossalmente, chi è che invece conosce la Costituzione? Forse, saremmo cittadini migliori. Così diventerebbe davvero lapalissiano sentire Italia ed antifascista nella stessa frase. Sembra sempre invece che non abbiamo ancora metabolizzato un pezzo della nostra storia.
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” Articolo 21. Sarebbe bastato conoscere questo articolo per sapere che Vizzardelli ha solo espresso un suo diritto.