Lascio ai cronisti il racconto degli avvenimenti relativi alla 361^ edizione della Festa di Montecastello -che ha una lunghissima tradizione principalmente popolare e paesana, molto meno religiosa- che si sono susseguiti, partendo dal “grido di dolore” di Mario Sparano, Presidente del relativo Comitato, il quale lamentava la scarsa partecipazione ai contributi da parte dei cavesi, fino alla “fetecchia” dello spettacolo pirotecnico di finale: più che “spettacolo pirotecnico”, termine che presuppone la presentazione di una esibizione notevole, sembrava più uno spettacolino di “bengala” illuminati dalla collina a conclusione dei festeggiamenti.
Non me ne vogliano i miei cinque affezionati lettori “cavaiuoli” se mi azzardo a dire che qui a Cava non molti sono in grado di organizzare eventi di grande richiamo religioso e turistico, tali da richiamare popolo e fedeli anche per la curiosità di vedere qualche novità, cosa che la festa di Montecastello oramai non sembra più in grado di offrire.
Eppure è innegabile che questa città, checché se ne dica, offra personalità di ottimo livello, anche nel campo musicale e teatrale; personalità che purtroppo sempre più frequentemente sono sottovalutate, emarginate; a fronte di una ricchezza di ingegni la città offre poco, nemmeno una decente sala teatrale giacché è una delle pochissime del circondario a non avere un teatro: a tal proposito mi piace ricordare, a perenne scorno di coloro che l’hanno succeduto, che l’unico Sindaco che recentemente si è dato veramente da fare per realizzarlo è stato l’indimenticato Gigino Gravagnuolo, che i cavesi dovrebbero ancora oggi ringraziare per essere stato uno dei più lungimiranti e affidabili per le prospettive cittadine: in merito al teatro trovò lo spazio, fece il progetto, trovò i finanziamenti; peccato che poi i cavesi lo disarcionassero, sostituendolo con chi di danni alla città ne ha fatto parecchi, dalla Cofima in poi; ma se gli elettori cavesi decisero di privarsi del Sindaco Gravagnuolo, non possono poi lamentarsi delle conseguenze della loro scelta.
Ma non voglio ulteriormente divagare e torno alla Festa di Montecastello che quest’anno, checché se ne dica, è stata particolarmente striminzita e ha chiuso “in bruttezza” con quel fuocherello di sabato 24 giugno.
E’ vero c’è stato un facoltoso commerciante cavese che ha donato una nuova campana che andrà a sostituire quella che efficienti amministratori hanno fatto rubare qualche anno fa; non è che una campana si sottragga e si metta in tasca e si porta via, un furto del genere richiede un impegno maggiore e parecchio tempo, il che sta a significare che se i ladri l’hanno potuto portare via, quel “famoso” castello è completamente abbandonato: bel vanto per la città!
Ma torniamo al flop della Festa, attribuito prevalentemente al finale dei fuochi, e a tutto quello che si è detto in merito al sequestro del materiale pirotecnico, avvenuto a seguito di segnalazione anonima ai Carabinieri, ampiamente pubblicizzata perfino dalle autorità cittadine in una conferenza stampa durante la quale, sebbene non sia stato fatto alcun nome, è stato fatto intendere che la responsabilità è di un religioso cavese che avrebbe potuto avere qualche interesse a boicottare la festa impedendo lo spettacolo pirotecnico ad altri negato.
E tutti hanno fatto illazioni sul colpevole…
Ma a tali illazioni ha risposto in modo inequivocabile lo stesso Presidente dell’Ente Montecastello, Mario Sparano, con il quale ho lungamente parlato, e che ha testualmente dichiarato: “E’ possibile che un uomo timorato di Dio, un uomo che sta sul pulpito a predicare il Verbo, fratellanza, pace, comunione, e che prende l’Ostia per consacrarla, faccia un gesto del genere?”, facendo chiaramente intendere che non crede a quanto maliziosamente tanti hanno fatto intendere.
Piuttosto sembra che tutto ciò che ha provocato il flop dei fuochi sia la conclusione di una faida tra i fuochisti cavesi e del circondario: quelli cavesi si sarebbero lamentati per l’invito fatto dall’Ente anche ai fuochisti non di Cava, i quali avrebbero aderito aggiudicandosi qualche spettacolo: ma i fuochisti cavesi si sarebbero risentiti, anche perché sembra che i fuochi dello scorso anno non siano stati ancora pagati (ma il Presidente Sparano l’ha chiaramente smentito) e si sarebbero trovati in possesso di un assegno post-datato (che però sembra un impegno assunto personalmente da alcuni cittadini vicini all’Ente a garanzia del pagamento che sarebbe stato poi effettuato alla conclusione della festa).
Frattanto l’azione di boicottaggio era già stata avviata e qualche sentore si era già avuto qualche giorno prima allorquando sembra vi sia stato un tentativo di incendio della collina, e la manomissione dell’impianto idrico di spegnimento.
La cosa è finita come è finita, e probabilmente non si arriverà ad una conclusione in merito ai vari boicottaggi che anche quest’anno hanno accompagnato la festa, sui quali andrebbe fatta qualche riflessione anche per l’intervento inconsueto dell’Arma dei Carabinieri laddove la competenza sui fuochi e sugli spettacoli pirotecnici è della Polizia.
Torniamo, invece, al cuore del problema, del quale lungamente ho parlato col Presidente Sparano e con un suo collaboratore: la questione di fondo è che i cavesi sembrano oramai disamorati verso questa antichissima tradizione, che ruota intorno alla festa del S.S. Sacramento, e che si sviluppa, per qualche giorno, tra il centro della città, il Duomo e il Castello, ricordando principalmente il miracolo eucaristico del 1656 allorquando la esposizione dell’Ostensorio fece cessare l’epidemia di peste che aveva fatto migliaia di vittime.
Ci si interroga sul perché i cittadini cavesi si siano disamorati verso questa festa, nel mentre partecipano numerosi ad altre festività e ad altre celebrazioni religiose.
Il problema può essere letto in tanti modi, uno dei quali è il distacco della popolazione alla rievocazione di un evento miracoloso avvenuto oltre 350.anni fa; oramai non è più un episodio sentito, specialmente in questo periodo storico nel quale la gente è presa da altri problemi e i momenti di svago li cerca principalmente al centro della città, e li vuole legare ad eventi verso i quali si sente più vicina, come ad esempio le celebrazioni religiose fatte presso la Parrocchia di S. Alfonso, della quale è attivo parroco don Gioacchino Lanzillo, che ha capito cosa cercano i fedeli oltre alla cerimonia religiosa, e dà loro quello che attira. Per non parlare, poi, del notissimo Fra Gigino Petrone, che da un ventennio è, nel bene e nel male, sulla cresta dell’onda e che per primo ha saputo interpretare i desideri religiosi e festaioli della gente.
C’è anche una altra chiave di lettura, vale a dire il concentramento, in un ristretto periodo temporale, di tante manifestazioni che si accavallano con la Festa di Montecastello, ad essa si sovrappongono, e, giacché sono di maggiore richiamo popolare, fanno passare in secondo piano, forse anche più giù, la tradizionale e un tempo unica celebrazione cittadina, che dovrebbe essere sentita con maggiore forza dai fedeli e dalla città, cosa che purtroppo non è più giacché, come lo stesso Presidente Sparano ha dichiarato, alla processione al castello, che è il momento “clou” della celebrazione, hanno partecipato meno di trecento fedeli! Pochini, non c’è che dire, e non è che negli anni recenti sia andata tanto meglio.
C’è poi da prendere in considerazione il problema economico, vale a dire le risorse delle quali l’Ente ha bisogno per organizzare l’evento, risorse che sono sempre più esigue e alle quali scarsamente partecipa la popolazione, continuamente sollecitata a contribuire a tante altre attività e manifestazioni; e non è da sottovalutare l’espetto aggregativo che tanti altri offrono (l’esempio di S. Alfonso e San Francesco regge) aspetto che invoglia i cittadini a dare il loro obolo.
Ultima considerazione, ma non per importanza, è la mancanza di un piano fisso di raccolta di contributi, e non solo dal popolo, ma principalmente da imprenditori, di cui la città è ricca, ma che non hanno interesse a darli giacché la festa di Montecastello non offre ad essi una adeguata visibilità che per essi vuol dire maggior volume di affari, maggiori introiti e maggiori guadagni: sembra triste tutto, ma oggi ci si deve abituare a ragionare in questi termini se si vuole “mantenere il mercato” e incrementare l’attività.
L’idea che la questua fatta un mese prima della festa possa portare qualche beneficio è da abbandonare; ma tale abitudine sembra consolidata nell’Ente di Montecastello, e ne è esempio la vicenda del giornale “Il Castello”, donato all’Ente dal fondatore Avv. Apicella: ha retto fino a qualche anno addietro, ma con affanno, giacché, proprio per la mancanza di risorse economiche fisse e adeguate, allorquando aveva raccolto materiale per la stampa di un numero, doveva “fare la questua” per racimolare i circa 700 euro per la stampa: ora il giornale da anni non viene più pubblicato, né in forma cartacea né, colpevolmente, on-line, e sembra che non ci siano prospettive di ripresa.
Di tutto questo, e di tanto altro ancora, ho parlato con il disponibile Presidente Sparano, il quale ha anticipato che dal prossimo mese di settembre intende rilanciare l’attività su base annuale, proprio per evitare il flop di quest’anno.
Mi auguro che la volontà e la determinazione manifestata vengano messe in pratica, e c’è anche da augurarsi che l’amministrazione cittadina dia una cadenza diversa alle tante manifestazioni che oggi si accavallano, così come fece, all’epoca dell’Amministrazione Fiorillo, che già da allora si era posto il problema e che aveva tentato di evitare il concentramento di eventi che molti stentano a capire e che, dilazionati in un più lungo periodo di tempo, potranno portare maggiori benefici a quel che rimane del turismo a Cava de’ Tirreni. (foto Angelo Tortorella)