C’eravamo tanto amati: Grillo, Conte e Casaleggio
Qualcuno su FB ha scritto: “Chi sceglie per compagno un cialtrone come Grillo fa la fine di G. Conte, un signore che il M5stelle non merita!”
Non è certo sulla vecchia canzone “Come pioveva” che intendiamo soffermarci, ma solo prendere spunto da un versetto della stessa per evidenziare quello che sta accadendo nel Movimento 5 Stelle.
Si può ancora chiamare, al momento, Movimento, ma non sappiamo se tra qualche giorno, o tra qualche ora, ancora lo sarà, perché al punto in cui sono i rapporti tra Conte e Grillo potrebbe essere difficile che Conte prosegua sulla falsariga che Grillo pensava di aver tracciato per un rinnovato Movimento.
Evidentemente tra i due c’è stato un equivoco iniziale in quanto Grillo ha inteso tenere ancora strette in pugno le redini del suo Movimento, ma tramite l’ex Premier.
La cosa sembra alquanto problematica perché Conte finora ha dimostrato di non essere un pupazzo in mano ad altri; infatti trascorsi i primi mesi di governo giallo-verde, ha dimostrato di saper tenere in pugno la situazione, sia con la vicenda Salvini, ma specialmente dopo durante tutto il periodo della pandemia.
Quindi se Grillo non l’ha ancora capito, è segno che ormai è tagliato fuori, ed è una ulteriore gaffe che si aggiunge alle tante già fatte da qualche mese a questa parte.
La vicenda del figlio e dei compagni di cordata, tutti rinviati a giudizio per stupro di gruppo, la sua diatriba in difesa dei ragazzi e contro i Magistrati, i bisticci all’interno del movimento e tra gli attuali grillini e quelli fuorusciti, la vicenda Casaleggio e dei debiti del Movimento nei confronti dello stesso, sono solo il prologo di un futuro sviluppo involutivo dell’ex Movimento che Conte avrebbe voluto trasformare in un partito.
Certamente non avrebbe potuto immaginare che, purtroppo, il desiderio di Grillo era uno solo: che continuasse ad essere il “deus ex machina” del nuovo soggetto politico che Conte avrebbe dovuto fondare, e che Grillo volesse rimanere il capo supremo il quale, alla fine, condiziona le decisioni: il che starebbe a significare che Conte non conta niente, o si fa come dice Grillo oppure si fa come lui dice: evviva la democrazia e il libero confronto.
Probabilmente il concetto di democrazia non è stato ancora metabolizzato dall’ex comico, ci chiediamo se potrà mai esserlo.
I giochi sembrano ormai conclusi, e dopo la conferenza stampa fatta da Conte nel pomeriggio di lunedì 28 giugno, il giorno successivo non si è fatta attendere la risposta di Grillo il quale è andato giù pesante, com’è suo costume, martedì 29 giugno.
Cosa avrebbe potuto dire di diverso Giuseppe Conte rispetto a quello che ha detto?
O che lascia ad altri il travagliato compito, oppure che abbandona Grillo e il movimento al suo destino e, se proprio, come sembra, intende rimanere in politica, potrebbe fondare un “suo” partito, che i pronostici accreditano tra il 15 e il 20%, non male, visto che i partiti “big” attuali, Lega ancora in testa ma tallonata da FdI e da PD, non sono molto più avanti.
Per non parlare proprio del M5S il quale sta vivendo di rendita sul consenso elettorale del 2018, ma che i pronostici lo danno per meno della metà, fanalino di coda dei big.
Si sperava, invece, che Beppe Grillo, capita l’antifona, avesse ridimensionato le sue pretese, invece non è stato così, anzi è stato esattamente il contrario, alla diplomazia e all’aplomb di Conte ha risposto nell’unica maniera che conosce, a picconate, è mancato solo un “vaffan….” finale.
E nulla hanno ottenuto nemmeno i cosiddetti “pontieri”, primo tra tutti Luigi Di Maio, il quale, come maggior rappresentante del M5S sembra il più preoccupato per la piega che stanno prendendo le cose.
Ma anche tanti altri, che nei giorni scorsi sono stati avvicinati da Conte, sono molto preoccupati, e certamente sono in una situazione di grande travaglio perché non è facile decidere se rimanere con il vecchio Movimento grillino, che se viaggia su questi binari rischia la estinzione, oppure traslocare in un nuovo soggetto politico, che Conte certamente ha in animo di creare, e che i sondaggi premiano.
Grillo è stato più che “tranchant”, beffardamente ostile, minando il ponticello che ancora reggeva tra i due.
“Non ha visione politica”, ha detto di Conte sul suo blog, silurando, con un post al vetriolo, il progetto rifondativo dell’ex premier.
Poi ha rimesso in pista Casaleggio, invocando il “voto su Rousseau” degli iscritti, tant’è che la stessa Roberta Lombardi, che è stata deputata e capogruppo del partito alla Camera, e ora è Assessore alla Transizione ecologica della Regione Lazio nonché Consigliere regionale del M5S, ha preso le distanze, dichiarando: “Valutazione di Grillo su Conte folle, non condivido una virgola”.
A questo punto ormai nessuno dei due può fare un passo indietro, Grillo con quel che resta del suo M5S andrà verso una deriva sconosciuta, molto probabilmente Conte fonderà un suo partito, rimanendo comunque nella coalizione che appoggia il Governo Draghi.
Anche in politica, come nella vita, nessun matrimonio dura in eterno, di quell’amore esistente un tempo oramai c’è soltanto un flebile ricordo, e ci sta a pennello il versetto della vecchia canzone “C’eravamo tanto amati”, perché non si vede all’orizzonte nemmeno un acquazzone che potrebbe costringere i due a ripararsi in un portone e a prendere un taxy per tentare una riconciliazione.