Parafrasando il titolo di un’opera di Oriana Fallaci, La forza della ragione, potremmo definire ciò che traspare dalla nostra intervista al sindaco metelliano Vincenzo Servalli come la forza della calma. In effetti, la cifra del nuovo sindaco sembra essere questa, ovvero la serenità e la pacatezza nell’affrontare un compito non facile, quello di governare una città tanto culturalmente vivace e socialmente avanzata quanto politicamente difficile.
Su due aspetti, o per meglio dire sue due domande che si pongono soprattutto chi non è un suo sostenitore, è ancora troppo presto per esprimere delle valutazioni compiute. La prima, è se il neo sindaco sia sufficientemente competente e preparato a svolgere il delicato ruolo cui è stato chiamato ad assolvere. La seconda, se ha le idee abbastanza chiare su quello che intende realizzare, in altri termini, dove vuole portare la nostra città, quale sia cioè, in estrema sintesi, il suo progetto di città.
Per quello che si è visto finora e per come l’abbiamo conosciuto, alla prima domanda può essere data una risposta positiva, nel senso che Enzo Servalli ha l’esperienza adeguata alla funzione, e in buona misura anche la competenza e la preparazione. Una cosa di certo gioca a suo favore, vale a dire che è un politico di vecchia scuola, dove per vecchio si intende un percorso formativo consolidato e di qualità. In altre parole, Servalli sa quello che è e quello che vuole. Non è un parvenu, uno che si è improvvisato, catapultato cioè, in modo improvvido e fortuito, dai capricci delle urne elettorali nell’agone politico. Certo, poi bisognerà vedere come in seguito, nel corso del suo mandato, il neo sindaco farà valere nella gestione amministrativa questo suo ragguardevole pedigree politico, ma oggi questo è.
La risposta alla seconda domanda è un po’ più complicata. Le sue prime scelte, infatti, sono condivisibili ed apprezzabili. L’affermazione della legalità, la lotta al degrado urbano e la sicurezza, sono obiettivi concreti e validi, costituiscono, anzi, il presupposto per dare tanto qualità della vita quanto un futuro migliore alla comunità metelliana. Detto ciò, che non è poca cosa però, su quello che dovrebbe rappresentare il progetto di città ancora non si riesce a capire appieno quale possa essere l’evoluzione. Insomma, il disegno strategico di Servalli appare tuttora un po’ nebuloso. Si intravede, ad onor del vero, qualcosa di significativo a livello di enunciazioni, vale a dire la tutela dell’ambiente, la rivisitazione degli strumenti urbanistici, la riorganizzazione della macchina comunale, il contenimento della spesa, la centralità del cittadino, ma il mosaico sembra ancora da completare, manca qualcosa per immaginare in modo sufficientemente chiaro quale città ha in mente il sindaco Servalli. Manca soprattutto la componente del sogno, di quel quid che fa vedere oltre l’orizzonte delle angustie giornaliere. Da questo punto di vista, in verità, in qualcuno potrebbe anche insinuarsi il sospetto che tutto possa poi, in prospettiva, ridursi ad una gestione piatta, grigia, fatta di un banale ordinario di straordinaria quotidianità. Ad oggi, però, è troppo presto per tranciare giudizi al riguardo. Per farla breve, per esprimere delle valutazioni compiute occorrerà un po’ di tempo in più. Non resta che pazientare.
Dall’intervista, però, emerge un’altra legittima domanda: ma Servalli ha il piglio necessario, la forza di carattere per restare saldamente sulla tolda di comando anche quando il mare politico-amministrativo sarà agitato? Mah, difficile a dirsi. Certo, rispetto ai suoi predecessori, l’attuale sindaco forse non ha del tutto l’eccezionale capacità di incassatore che aveva il paziente Fiorillo, o la caparbietà e la tenacia di Messina, di sicuro non ha la passione travolgente di Gravagnuolo e neanche la scaltrezza politica e il cinismo curiale di Galdi. Il neo sindaco è, non solo all’apparenza, un mite, avendo dalla sua un’innata predisposizione al dialogo, alla diplomazia. E’ misurato e sobrio nelle reazioni, e più ancora accorto nelle relazioni, ma non per questo titubante, remissivo o arrendevole. Forse non è un cuor di leone e di sicuro non è il tipo che alza la voce, ma sa dove vuole arrivare e lavora sulla distanza: nei rapporti e nelle dinamiche politiche non è un velocista, bensì un fondista. Questo per dire che sono connaturati nel primo cittadino gli insegnamenti dell’Arte della guerra di Sun Tzu, innanzi tutto, la capacità di saper dissimulare, di non scoprire mai del tutto le proprie carte, anzi, quando occorre, di confonderle con astuta perizia.
In conclusione, sotto questo aspetto, ovvero quello della forza caratteriale, il sindaco Servalli non va affatto sottovalutato. All’apparenza sembra un agnello, ma nella sostanza ha tutto per rivelarsi politicamente un “agnello mannaro”.