Alle prossime comunali mancano meno di due mesi, ma la campagna elettorale a Cava de’ Tirreni è iniziata già da un bel po’. Nel frattempo, il clima si è già surriscaldato fra accuse e minacce di querela tra alcuni dei protagonisti della vita politica cittadina. Non è un bel vedere, insomma, sperando che in futuro prevalga un po’ più di buon senso e di cavalleria.
I candidati sindaco dovrebbero essere dieci. In ogni caso, una folla, tanto che uno più, uno meno, non fa molta differenza. Le liste, almeno per quel che si è sentito dire finora, dovrebbero essere una ventina. Fatti i conti, circa cinquecento candidati. Un vero e proprio esercito.
In una situazione simile, è davvero impossibile fare delle previsioni, mentre poche sono le certezze.
La prima, è che non ci sarà un vincitore al primo turno. Non è mai successo nelle precedenti elezioni, figurarsi con l’attuale frammentazione e il conseguente numero spropositato di candidati a sindaco.
Di sicuro, poi, c’è che questa competizione elettorale vede una moltitudine di candidati a sindaco uniti nella caccia all’uscente Marco Galdi, che si trova nell’antipatica posizione di essere solo contro tutti. Una solitudine, al momento fisiologica, ma che alla fine potrebbe pesare e costargli caro, soprattutto nell’eventualità di un ballottaggio.
Un’altra certezza è la fine certificata dei due schieramenti, centrodestra e centrosinistra, che per ragioni diverse da questa consiliatura sono usciti completamente distrutti. La confusione, non a caso, è generalizzata. Per gli addetti ai lavori, in primo luogo, figurarsi poi per i poveri elettori che saranno costretti a scegliere fra una massa indistinta di candidati, con programmi e promesse pressoché simili.
D’altro canto, la corsa a presentarsi all’elettorato con una pletora di liste civiche testimonia quanto sia elevato lo stato confusionale in cui versa la politica cittadina.
In un simile scenario, è più che comprensibile il tentativo di cercare i consensi in qualsiasi direzione, superando a piè pari logiche e rituali validi fino a un recentissimo passato. Lo stesso Pd, che si presenta con il proprio simbolo, e il suo candidato sindaco Servalli, non fanno mistero di giocarsi la partita rivolgendosi anche all’elettorato un tempo di centrodestra, soprattutto dando la caccia al voto moderato e a quello non tradizionalmente incasellato in uno schieramento. Insomma, al Pd fa gola anche la parte più mobile per non dire meno politicizzata dell’elettorato. D’altra parte, Servalli non può fare diversamente. A sinistra, gli contendono il terreno, anzi, gli sbarrano la strada, ben tre candidati: Capuano, Mazzeo e Cicalese. Nel centrosinistra e nell’area moderata deve contendere i voti allo stesso Cicalese e a Lamberti. Per farla breve, il candidato sindaco del Pd, pur partendo dalla tradizionale area della sinistra, deve guardare e quindi pescare elettoralmente a trecentosessanta gradi se vuole arrivare al ballottaggio.
Il sindaco Galdi, come evidenziavamo prima, non sta affatto meglio. E’ chiuso a destra da Aliberti e sul centrodestra da Senatore. Può puntare sulle sue forze e su quelle del blocco che fa capo a Giovanni Baldi. Non è cosa da poco, ma sarà elettoralmente sufficiente?
Molte altre certezze, a parte lo stress elettorale che tramortirà un po’ tutti nelle prossime settimane, non sembrano esserci.
Resta da capire se tutti questi candidati in lizza rappresentino una ricchezza o un fenomeno degenerativo della democrazia.
C’è da osservare, però, che la partecipazione alla vita politica non è mai negativa, anzi. Molto più probabilmente viene da pensare che sia la politica a essere incapace di offrire altre occasioni di partecipazione diverse da quella elettorale. In altre parole, è la politica a essere malata, a non risultare in questa stagione che stiamo vivendo un adeguato strumento di democrazia.
In merito, però, il dibattito è aperto. (foto Giovanni Armenante)