Io, che un poco la lingua italiana la conosco, mi rendo sempre più conto che alcune parole, usate al momento opportuno, identificano personaggi o situazioni meglio di tanti discorsi.
Prendiamo, ad esempio, il termine MISERABILE, che, secondo Devoto-Oli, sta a significare, in una delle sue accezioni: “Epiteto di grave biasimo, diretto contro una repellente bassezza morale”.
Più volte ci vien da attribuire tale termine a taluni personaggi, purtroppo sempre più numerosi, che la cronaca oggi ci fa conoscere: uno dei più recenti, è quello conosciuto come l’orco di Caivano, quello che al Parco Verde abusava dei minori che abitavano nel suo fabbricato e, si ipotizza che almeno due di essi li abbia ammazzati, buttandoli già dall’ottavo piano: quale altra parola usare per indicare tale personaggio se non, appunto, MISERABILE?
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E che dire di quell’altro personaggio, celebre primario ortopedico – traumatologico di un noto ospedale di Milano, balzato agli onori delle cronache per le sue speciali prestazioni delle quali sono stati ignari “beneficiari” diversi ammalati i quali, oltre che essere curati dei traumi che avevano subito, sembra che ulteriori traumi glieli procurasse proprio il noto ortopedico il quale, per mantenersi in allenamento, sembra che avesse la “bella” abitudine di procurare lui ai suoi pazienti i traumi per poi applicare protesi costose fornite all’ospedale da una nota multinazionale che sembra lo ricambiasse con benefit e pubblicità in televisione.
Quale altra parola usare per indicare tale personaggio se non, appunto, MISERABILE?
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C’è un’altra parola che in questi giorni ronza nella mente: BOIA, ed è associata al Presidente siriano Baššār Ḥāfiẓ al-Asad, che qualche giorno addietro sembra abbia ordinato di usare bombe chimiche contro le milizie dei suoi oppositori, causando una strage di civili tra i quali molti bambini.
Non tutti i giornali hanno avuto il coraggio di pubblicare le foto veramente raccapriccianti di bambini appena morti soffocati dai gas: volti stravolti, bocche spalancate nel tentativo di respirare, immagini indescrivibili che provocano un dolore immenso anche per la tenera età di quelle creature, colpevoli sono di trovarsi in una zona di guerra, da essi certamente non voluta, e vittime di una brutalità inaudita derivante dall’utilizzo di armi bandite da tutte le convenzioni, ma che qualcuno si ostina ad utilizzare.
Lascio ad altri discutere sul perché al-Asad abbia utilizzato tali armi, e quale vantaggio o giovamento ne abbia avuto: sono chiacchiere che, di fronte alla foto di quei bimbetti morti soffocati, lasciano il tempo che trovano; ma che comunque fanno individuare in Baššār Ḥāfiẓ al-Asad il BOIA che li ha soffocati.
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Fortunatamente non sempre la cronaca ci porta ad identificare personaggi e situazioni tanto negative.
A volte ci presenta anche persone che il peso e la negatività della vita li hanno subiti sulla propria pelle, ma non li hanno trasmessi ad altri, come, ad esempio, la parola PULCINELLA, che oggi ci ricorda un variopinto personaggio cavese, quel Francesco Milione che tutti conoscevano, appunto, come “FRANCESCO PULCINELLA” per averlo visto per le strade di Cava tante volte come venditore di fischietti, di palloncini, salvadanai, coriandoli, quale uomo sandwich a pubblicizzare eventi e cerimonie. E il più delle volte quasi seminudo, considerato che, anche in pieno inverno, spesso se ne andava in giro con pantaloncini e ciabatte da spiaggia.
Personaggio solitario, innocuo, capace di suscitare simpatia e tenerezza, Franco “Pulcinella” è prematuramente deceduto, “fortunatamente” di morte naturale, come qualcuno ha osservato, per essere stato colto da un improvviso malore.
Ma “Francesco Pulcinella” più volte ed a tanti aveva manifestato la sua intenzione di “farla finita” con la vita a suo dire priva di affetti, amicizie, calore familiare, cosa in parte non vera in quanto tanti gli volevano bene. La sua è stata comunque una esistenza solitaria e amara, segnata dalla mancanza di genitorialità, che l’aveva profondamente segnato da quando la madre lo aveva affidato al collegio Umberto I di Salerno, affinché vivesse sereno la tenera età, decisione che in realtà è stata sempre vissuta come un ripudio.
Era a suo modo colto e seguiva con interesse la politica, ma detestava leggere; Totò e Troisi furono i suoi miti indiscussi, ma anche il bandito Giuliano ed Andreotti.
Ora a Cava la parola PULCINELLA sarà sempre associata a “Francesco Pulcinella”, del quale un collega giornalista vietrese ha scritto: “…la maschera tu la mettevi per prendere per i fondelli una vita che non era stata mai tenera con te…; ciao Franco Pulcinella… ora farai sorridere gli Angeli…”.