Cava, la stagione di Servalli, Trezza e Polichetti nella città della brutt’èpoque
A leggere le dichiarazioni rilasciate da Aldo Trezza viene da dire che in città ci sono pochi politici cerchiobottista come lui. Una definizione, la mia, che non ha alcun intento denigratorio, sia chiaro, non fosse altro per l’antica amicizia che mi lega al nostro. E mi spiego.
Una botta, Aldo Trezza, e pure pesante, la dà al Centro Commerciale Naturale. Per Trezza il CCN cavese è completamente assente. L’accusa è tosta, ma anche sostanzialmente veritiera. Allo stesso tempo, però, Trezza liscia il pelo anche all’assessore Polichetti, lamentando la scarsa eccentricità delle iniziative promosse dal Comune, nel senso che si svolgono tutte nel centro cittadino e non nelle zone periferiche e nelle frazioni. Anche questo, volendo spaccare il pelo in due e pure in tre, è abbastanza vero.
In parole povere, il nostro riesce a dare prova di un equilibrismo superbo, direi quasi, se non fosse quasi un’offesa per lui, ma non per chi scrive, un capolavoro di democristianità. D’altra parte, il nostro, come presidente di un’associazione di categoria, ovvero di una parte consistente dei commercianti metelliani, è sempre riuscito a ricoprire il doppio ruolo di uomo di governo e delle istituzioni e, nel contempo, ad essere espressione dell’opposizione. Un’arte difficile da praticare che, quando esplicitata, ai più ha prodotto sovente risultati disastrosi. Eppure Trezza, macellaio sopraffino, commerciante arguto e politico avveduto, in quest’arte di equilibrismo spericolato ma redditizio si è sempre trovato a suo agio. E lo dico, in tutta onestà, con una punta di ammirazione mista a sana invidia. Gli è riuscito ai tempi lontani del sindaco Fiorillo, compagno dai tempi in cui troneggiava a sinistra la falce e il martello, a quelli del centrodestra di Messina, dove forse si è trovato anche meglio. E’ riuscito a sopravvivere persino al sindaco Gravagnuolo, il compagno di comunanza politica forse tra i più ostici, e finanche con il sindaco Marco Galdi, di cui non era amico ma con cui alla fine ha brillantemente convissuto e governato. Ora, con il sindaco Servalli, il nostro è andato addirittura a nozze. Al di là di qualche screzio passeggero, l’attuale Sindaco è un suo amico di vecchia data, anzi, sotto certi aspetti, è quasi una sua creatura. E’ cosa sua, insomma, politicamente parlando ovviamente.
Entrando nel merito delle sue osservazioni, c’è da dire che sul Centro Commerciale Naturale Cavese, di cui è stato fondatore e presidente, per essere poi defenestrato in malo modo circa due anni fa, le osservazioni di Aldo Trezza sembrano più che appropriate, anche al netto del fatto che il nostro comprensibilmente ha voluto togliersi più di un sassolino dalle scarpe.
Insomma, legittimamente o meno, Aldo Trezza sul CCN il dente avvelenato ce l‘ha, inutile nasconderlo. Tuttavia, dice il giusto. Dal CCN ci si aspettava qualcosa di più, ma non si è visto nulla o quasi, e quel poco che è stato fatto ci incastra poco con la mission e comunque è apparso improvvisato e occasionale. In sintesi, non c’è stata e soprattutto non si intravede una progettualità, una strategia. E’ solo un vivere alla giornata. Questo, però, vale da quando è nato, ovvero compresa la presidenza Trezza.
Ad ogni modo, è anche giusto evidenziare come il nucleo centrale del CCN sia costituito essenzialmente da commercianti alle prese con la difficoltà di tirare avanti e fare reddito con la propria attività lavorativa. Il tempo, le energie e le idee (ammesso che ce ne siano di buone, ma ne dubitiamo assai) da mettere a disposizione del CCN sono praticamente qualcosa di estremamente residuale. Pensare che un commerciante abbia il tempo e la voglia di impegnarsi nel CCN trascurando i propri affari, è pretendere l’impossibile. Insomma, fanno quello che possono e sarà assai difficile che riusciranno a rendere il CCN qualcosa di diverso dal “club di amici per partecipare a bandi pubblici”, come accusa Trezza. Forse ci vorrebbe qualcuno, non un commerciante, bensì un esterno, che ricoprisse il ruolo di manager, ma la cosa non sembra che sia del tutto possibile, motivo per cui lasciamo perdere e non facciamoci altre illusioni al riguardo.
Sulla seconda osservazione di Trezza, rivolta all’assessore comunale Enrico Polichetti, circa la necessità di allargare l’orizzonte delle attività anche alle frazioni, il nostro dice bene, ma forse sbaglia interlocutore. Più che a Polichetti dovrebbe rivolgere l’appello o, se si preferisce, l’appunto, direttamente al sindaco Servalli. L’assessore ai grandi eventi (ma dove e quali sono questi grandi eventi?), in fondo, sta facendo del suo meglio, colmando i vuoti di programmazione e di strategia dell’attuale Amministrazione. E lo fa utilizzando al meglio tutto quello che gli viene a tiro. Vero è che nel calderone degli eventi mischia la boxing con le sfilate di belle ragazze, i concerti anche di grande qualità rimediati alla meglio con le serate teatrali, gli eventi folcloristici con le feste parrocchiale, ma, come dicono in Romagna, piuttosto che niente, meglio piuttosto. Polichetti riesce, in sintesi, a fare le nozze con i classici fichi secchi, senza un becco di un quattrino o quasi, mettendo a disposizione la sua persona, la logistica e poco più. Altro che centro e frazioni. Certo, siamo però al cospetto di un incredibile pot-pourri, senza un filo conduttore.
Colpa di Polichetti? No, ci mancherebbe, anzi, va elogiato per l’impegno assiduo e per la capacità di mettere insieme tante cose diverse e disparate, buone e meno buone, riuscendo comunque a infilare pazientemente le varie iniziative come i grani di un rosario.
Il problema vero, quindi, non è affatto l’assessore ai grandi eventi, che il suo e anche di più lo fa. E’ che, al contrario, da tutte queste iniziative messe in campo emerge chiaramente come questa Amministrazione non abbia un strategia, viva nella più straordinaria quotidianità, perfino con la raccolta dei rifiuti, ma soprattutto senza uno straccio di politica culturale, anzi, c’è da osservare che persino il centrodestra, che con la cultura spesso si bisticcia, riusciva a fare meglio. Nella cultura, infatti, ma anche in ciò che è spettacolo o folclore, non investe un euro. Al più, come quasi sempre è stato purtroppo, distribuisce qualche contributo più o meno consistente a pioggia, a mo’ di grande elemosiniere. Peggio, non sceglie. Peggio ancora, non dà un indirizzo. Assembla, fagocita, consuma, ma non discerne, non elabora, non disegna. E’ quasi come un crapulone ad un buffet. Per farla breve, il quadro è desolante. Alla fine, per come stanno andando le cose, cresce la convinzione che quest’Amministrazione comunale in futuro sarà ricordata come l’Amministrazione di Polichetti e non di Servalli, con tutti i limiti che ciò implica, ma non certo per colpa e demerito dell’assessore comunale in questione.
Insomma, questo è. Certo, in un tempo non molto lontano la nostra città, anche nel settore dello spettacolo e dei grandi eventi (quelli sì per davvero), ospitava artisti eccelsi e rinomati: da Pino Daniele a Venditti, da Baglioni ai Pooh, da Sting ai Dire Straits, dai Pink Floyd a Vasco Rossi. Altri tempi, altri personaggi, un’altra città. Oggi abbondiamo di mezze tacche, e non solo in politica, ma nell’imprenditoria, nel commercio, nelle professioni, nel giornalismo… Inutile, quindi, porre a confronto ciò che non è paragonabile. Non resta che accontentarsi di quello che c’è e accendere il fuoco con la poca legna di scarsa qualità che si trova in giro. E, in questa triste stagione di vacche magrissime, occorre avere pazienza e capacità di sopportazione, se non si vuole soccombere del tutto, anche con lo spirito, a questa brutt’èpoque.
A proposito, tra i tanti meritevoli caduti in guerra e politici locali e nazionali, quand’è che intitoliamo una strada a Ciccio Troiano? In fondo, ancora oggi, Cava è conosciuta in Italia per i suoi concerti. Con tutto il dovuto rispetto, altro che Cavese, sbandieratori, trombonieri e via di questo passo… (foto Gabriele Durante)