L’argomento politico di più stretta attualità in città è l’ipotesi di alleanza elettorale tra la destra di Fratelli d’Italia e la civica di sinistra di Città Democratica.
Nel momento in cui scriviamo, è in corso il dibattito all’interno di Città Democratica per decidere proprio su questa inedita e discutibile alleanza destra-sinistra. Potrebbe anche darsi, quindi, che proprio in queste ore sia adottata una decisione in un verso o nell’altro. Ciò, tuttavia, per il ragionamento che vogliamo sviluppare, è abbastanza relativo. In questa sede, infatti, l’attenzione è rivolta all’individuazione delle ragioni che hanno portato a questo connubio politico in salsa metelliana piuttosto che sulla valutazione politica di questa eventuale alleanza, che avrà come giudici naturali gli elettori cavesi tra poco più di due mesi.
L’ex sindaco Gravagnuolo, leader e fondatore di Città Democratica, nei suoi ultimi scritti ha datato l’opzione civica al tempo della sua elezione a sindaco, quasi dieci anni fa. Secondo questa narrazione, siamo al cospetto di un percorso politico, quello civico, che viene da lontano e che ora trova quasi il suo coronamento nell’intesa possibile e prossima con Fratelli d’Italia. Non c’è motivo di dubitare dell’onestà intellettuale di Gravagnuolo, sebbene qualche maligno potrebbe obiettare che la sua ricostruzione altro non sia che un’ardita arrampicata sugli specchi.
In ogni caso, se solo oggi si arriva ad un’ipotesi di accordo destra-sinistra, vorrà dire che qualche ragione ulteriore e particolare è emersa. D’altra parte, lo stesso percorso civico non può essere vantato da Fratelli d’Italia, il partito più partito del centrodestra, anzi, l’unico vero partito di centrodestra, anzi, di destra, Lega Nord a parte. Un partito di militanti, territoriale, fortemente ideologico ed identitario. Può piacere o meno, ma questo è Fratelli d’Italia e, se c’è qualcosa che sorprende, è questa sua deriva civica in terra cavese. Una cifra, quella civica, che tutto sommato non gli appartiene.
Certo, è stato galeotto il fatto che il portavoce cavese di Fratelli d’Italia e il candidato sindaco di Città Democratica lavorino gomito a gomito da quattro anni nel Consorzio di Bacino, dove ricoprono rispettivamente il ruolo di commissario e di dirigente. Galeotta di sicuro questa circostanza, nel senso che ha favorito il dialogo e la comprensione, ma non di sicuro non è stato l’elemento determinante. Il percorso politico che i due gruppi politici hanno intrapreso va ben oltre tutto ciò.
Uno dei motivi scatenanti, invece, sicuramente è stato lo sfascio della politica cavese di questi ultimi dieci anni. Un disfacimento cominciato con la caduta del sindaco di centrodestra Messina, seguito poi dalla sconfitta elettorale del centrosinistra di Gravagnuolo nel 2010, quindi, dal fallimento del progetto politico del centrodestra che portò all’elezione trionfale a sindaco di Marco Galdi cinque anni fa.
In questi anni, insomma, nella nostra città è stato distrutto prima il centrosinistra e poi il centrodestra. Certo, hanno giocato un ruolo importante anche dei fattori esterni, nazionali, ma i guasti maggiori sono stati compiuti in sede locale e in piena autonomia.
Per farla breve, le macerie ingombrano alla grande il panorama politico cittadino. D’altro canto, quando si annunciano dieci candidati a sindaco, vuol dire proprio che si è toccato il fondo.
In definitiva, Città Democratica e Fratelli d’Italia, molto probabilmente i raggruppamenti più motivati e politicizzati, proprio per queste loro specificità trovano difficoltà nell’avere dei partner nelle rispettive aree di appartenenza. In un modo o nell’altro, hanno tagliato i ponti con i gli interlocutori più prossimi e naturali, e alla fine, per forza di cose, non possono che provare a dialogare tra di loro.
Più che sulle loro rispettive forze elettorali, quindi, la loro intesa sembra fondarsi sulla loro debolezza politica. Più che le motivazioni, sembra invece prevalere la disperazione di entrambi per l’impossibilità di trovare in città dei compagni di viaggio più vicini in termini culturali e politici. Intorno a loro, ma non solo intorno a loro, c’è il deserto arido e con poca vita della politica metelliana.
In quest’ ottica, bisogna riconoscere che Fratelli d’Italia e Città Democratica forse non hanno altra scelta che provare a cercare un’intesa elettorale, forse politica e magari anche programmatica. Se poi questa alleanza avrà una positiva ricaduta in termini di consensi alle prossime elezioni, è difficile dirlo. L’impressione è che l’operazione appare così forzata e trasgressiva da non poter poi essere tanto facilmente compresa dai rispettivi elettorati. Anche per questo, in caso di un flop elettorale, per entrambi i gruppi questa eventuale alleanza potrebbe rivelarsi devastante, forse addirittura esiziale.
In conclusione, i rischi sono forse più consistenti dei possibili vantaggi. Correre l’alea, però, è dei coraggiosi. E solo chi osa può cambiare il corso piatto se non avverso della storia. (foto Giovanni Armenante)