scritto da Pasquale Petrillo - 06 Giugno 2016 10:40

Cava, il silenzio assordante della Chiesa

Il sindaco Vincenzo Servalli è intenzionato a reiterare, con adeguate motivazioni, il suo diniego alla richiesta di fuochi artificiali a Monte Castello e luminarie lungo i portici presentata da fra Gigino per la festa di S. Antonio. In poche parole, continua il braccio di ferro fra Sindaco e Frate, in attesa della pronuncia dei giudici amministrativi fra meno di dieci giorni.

L’esito di questo contenzioso avrà di certo dei riflessi, e alcuni di questi ben oltre il contingente. Qualcuno ipotizza persino delle conseguenze sullo scenario politico a medio e lungo termine. Una siffatta supposizione, in verità, appare al momento poco plausibile, ma se così fosse, allora questa vicenda prenderebbe una piega estremamente grave e pericolosa, soprattutto per il Frate francescano. Tuttavia, tralasciando ogni congettura e restando nel merito ristretto della contesa in corso, qualsiasi decisione dei giudici non ci cambierà la vita. Vediamo il perché, a nostro sommesso avviso.

In primo luogo, la questione in sé è di scarso rilievo. L’abbiamo ingigantita noi giornalisti perché comunque fa notizia rispolverare antiche divisioni come quella fra guelfi e ghibellini. Insomma, fa sempre gioco (don Camillo e Peppone ne sono la testimonianza più calzante e gustosa) rispolverare contese serie, vere e sanguinose, che hanno profondamente segnato la storia del nostro Paese e che, almeno come memoria, stanno nel dna italico.  Un po’, inoltre, è stata amplificata, molto ad arte e in modo assai strumentale, sui social anche con un linguaggio che ha utilizzato in qualche caso una violenza verbale del tutto spropositata e per taluni versi grottesca.

In secondo luogo, una festa in più o una in meno non modifica quella che è la cifra consolidata della città metelliana: festaiola e godereccia. Questa nostra, sia chiaro, è semplicemente una constatazione, senza alcuna volontà o pretesa di muovere delle censure di qualsiasi natura e portata.

Detto ciò, questa vicenda lascia l’amaro in bocca e sconcerto a chi non è solo cittadino, ma anche sinceramente di fede cattolica, sebbene più o meno praticante.

Per dirla tutta, al di là di quelle che possono essere le convinzioni personali-e che ogni cittadino cattolico cavese si è formato in relazione a questo contrasto- sta di fatto che nessuno può negare di essersi chiesto almeno per un attimo se sia da condannare l’operato del Sindaco nel suo proposito prevaricatore di negare una manifestazione di sentimenti religiosi, oppure se, al contrario, sia da condannare il Frate francescano che va ben oltre il seminato invadendo campi che non gli competono. Insomma, è il sindaco Servalli che vuole spadroneggiare o fra Gigino che vuole strafare?

Ognuno di noi, a questa domanda, si è dato una risposta. Però, a tutti è mancato il conforto della Chiesa, dei suoi ministri. E’ soprattutto mancata la parola del Vescovo, il cui silenzio in questa vicenda, purtroppo, è risultato assordante. Sarebbe stato assai utile, ma più che altro necessario per i fedeli, sapere quali fossero e quali sono le indicazioni della Chiesa e del suo pastore. Sarebbe stata chiarificatrice una parola di sostegno a fra Gigino, che forse la meritava, o, al contrario, un richiamo, forse altrettanto meritato, oppure, cercare di rimuovere, con l’autorevolezza del ruolo, i motivi del contendere e porre fine a questa vicenda che, in modo assai disdicevole per la città e per la Chiesa, si sta consumando nelle aule di giustizia.

Tutto ciò è grave. E lo è di più se gli interventi sono stati eventualmente portati avanti in maniera riservata. Mai come adesso c’era bisogno che dal pulpito più alto della Chiesa cavese si alzasse una voce forte e chiara, ma nello stesso tempo rassicurante, nell’indicare al gregge la strada la seguire. Mai come in una vicenda come questa era indispensabile, e lo è tuttora, beneficiare del magistero della Chiesa in tema di pietà popolare, così come Paolo VI definiva quella che noi chiamiamo religiosità.

Ci piace pensare, però, che questo silenzio rientri in un disegno della Provvidenza. Non ci resta, allora, che attendere fiduciosi, anche se un po’ disorientati, che la Chiesa locale si svegli al più presto dal suo odierno e forse apparente torpore. (foto Angelo Tortorella)

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

Una risposta a “Cava, il silenzio assordante della Chiesa”

  1. Per chi conosce bene Luigi Petrone sà benissimo che è avvezzo a tali comportamenti, “ruvidi” e diretti. Non dimentichiamo che la sua voce ha sempre avuto un certo peso nell’ambiente politico cavese, questo insieme ad un alto numero di sostenitori che non smettono di idolatrare la sua figura e le sue opere, gli riempiono il saio di orgoglio. Oramai il sacro altare diviene un mero pulpito dove poter spiattellare la sua verità e dove può, senza nessuna opposizione, infangare i suoi oppositori, in questo caso il primo cittadino, che da suo canto vuole, a mio parere, ridimensionare l’ego di “Gigino” ricordandogli che è “padrone” di tutto ciò che è all’interno delle 4 mura Conventuali.
    Ora c’è chi e Giginocentrico e vuole la festa, c’è chi è stanco di vedersi i residui dei fuochi d’artificio in giardino o sulla macchina… fatto stà che chiedere ” il conforto della Chiesa, dei suoi ministri” è assurdo. Nella valle martelliana ogni pastore ( chi per interessi e chi no) si cura il proprio gregge nessuno pesta i piedi all’altro e nessuno “pascola” fuori il proprio prato, a preservare questo status di menefreghismo “pastorizio” il sommo capo non mette bocca e gira il capo, si gode i prodotti della terra e quando il clima non è dei migliori; cambia aria… dalla montagna se ne va al mare…

    Mi dispiace per tutti i fedelissimi, o per coloro che credono ancora in questa chiesa cavese, ma per esperienza personale… da cristiano praticante… la chiesa non è questa che viviamo noi a Cava.

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