Con l’ufficializzazione stamattina della candidatura a sindaco dell’avvocato Marco Senatore, sono ormai già sei i candidati che si contenderanno la poltrona di primo cittadino alle prossime elezioni comunali di questa primavera a Cava de’Tirreni. E siamo ancora in attesa di sapere quali saranno le scelte di Fratelli d’Italia e Forza Italia, così come del Nuovo Centrodestra e dei due tronconi cavesi del Movimento Cinque Stelle. In altre parole, potrebbero esserci ancora un altro paio di candidati a sindaco.
Indubbiamente e in ogni caso, un po’ troppi. D’altra parte, l’infimo livello in cui è arrivata la politica nella valle metelliana -e non solo qui da noi in verità, ma la cosa non è affatto consolatoria- non può che produrre divisioni e frammentazioni, con conseguente polverizzazione del consenso elettorale. Non è, comunque, un bello spettacolo da vedere, anzi, è talmente avvilente che bisogna fare appello al meglio di noi stessi per imporci di recarci doverosamente almeno alle urne.
C’è da riflettere, però. Il progetto politico del centrodestra, uscito vincente dalle elezioni comunali del 2010, è risultato fallimentare senza nessun dubbio. E’ pressoché scontato, quindi, vedere oggi questo schieramento politico diviso e disorientato. Insomma, ci sta.
Non si spiega, invece, o quantomeno è di più difficile lettura, la spaccatura, anzi, il processo di atomizzazione, di autodistruzione, cui è andato incontro in questi ultimi anni il centrosinistra metelliano. Trovare le cause in problemi relazionali tra qualcuno dei protagonisti, in altre parole, spiegare la disgregazione politica con motivi di incompatibilità caratteriale, di certo ci sembra semplicistico e riduttivo. Il malessere del centrosinistra cavese, invece, è molto più profondo.
E’ innanzi tutto la crisi di una cultura politica, quella della sinistra post-comunista. Invecchiata, imborghesita, imbolsita. Una sinistra diventata sempre più salotttiera, che parla ancora di operai e di poveri senza sapere come sono fatti. Non se ne abbiano a male, ma questa sinistra -non diversamente da altri, e quindi dal centrodestra- che può andare a fare la settimana bianca o andare in vacanza al mare a Sharm el-Sheikh, può rappresentare e comprendere quanti a fine mese non riescono ad arrivarci? Mah, difficile. In ogni caso, non diversamente dal centrodestra. Certo, forse in modo più decoroso -rispetto ad una destra che spesso si crogiola nella sua incultura politica e istituzionale- ma con risultati non dissimili nella sostanza. E ancora: forse che lo stesso Renzi sia un incidente di percorso per la sinistra e il PD? Assolutamente no.
Queste le cause a monte. A livello locale, la crisi della sinistra è esplosa per la mancanza di una leadership forte e condivisa. Per farla breve, non c’è un vecchio rudere autoritario e post-comunista come De Luca, ma neanche un Renzi in salsa locale e in formato mignon. Niente di tutto ciò. Al contrario, siamo in presenza di persone perbene e anche motivate, ma politicamente modeste, forse inadeguate, che al momento di sicuro appaiono con scarso piglio e poco coraggio.
D’altro canto, limitandoci alle faccende domestiche, la vicenda della mozione di sfiducia al sindaco Galdi la dice lunga di come non solo il Pd ma la sinistra metelliana nel suo complesso, pur facendo tutti i dovuti distingui e tenendo presente le doverose eccezioni, alla fine si sia adoperata per non far sciogliere il Consiglio Comunale e tenere in vita l’attuale Amministrazione.
Da questo punto di vista, di sicuro hanno ragione quanti, partendo proprio da sinistra, ritengono che ormai quello dello schema destra-sinistra sia un armamentario del passato, in breve, categorie superate che non trovano riscontro nella realtà.
Certo, a destra, ma soprattutto a sinistra, si trovano ancora tante anime belle che si sentono o vogliono semplicemente farci credere di essere portatori di valori ideologici e di identità politiche particolarmente definite. Anime belle ancora prese dal sacro fuoco di impartire lezioncine di politica e di morale, e che, soprattutto a sinistra, continuano imperterriti a ritenersi antropologicamente migliori e diversi. Salvo poi vederli all’opera.
E allora? E’ difficile orientarsi in questo guazzabuglio. La prima, possibile indicazione è quella di non attardarsi più di tanto sulle distinzioni posticce fra destra e sinistra. Poi, di soffermarsi soprattutto sui protagonisti, sulle persone, perché le idee, come diceva Pietro Nenni, camminano sulle gambe degli uomini. In ultimo, di prestare attenzione ai movimenti civici: possono rappresentare una soluzione, una risposta alla crisi che viviamo, ma anche rivelarsi deludenti bufale.
In ogni caso, che Dio ce la mandi buona! (foto Angelo Tortorella)