Cava de’ Tirreni, niente di nuovo all’orizzonte
Il confronto politico locale, soprattutto nell’ambito del centrodestra e del civismo è da tempo iniziato, anche nel centrosinistra gli sherpa sono in azione, credo alla ricerca di una “foglia di fico” che risulti attrattiva, presentabile, potenzialmente vincente
La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni…
Il confronto politico locale, soprattutto nell’ambito del centrodestra e del civismo è da tempo iniziato, anche nel centrosinistra gli sherpa sono in azione, credo alla ricerca di una “foglia di fico” che risulti attrattiva, presentabile, potenzialmente vincente.
Da cosa nasce questa mia cinica opinione? Da quel po’ di esperienza dovuta ai decenni trascorsi, diciamo che ne ho vista di acqua scorrere in quel grande fiume della vita… I ricordi politici mi riportano all’epoca in cui anche a Cava esistevano i partiti, quelli veri, e la nascita di un’amministrazione era preceduta da una serie più o meno lunga di incontri interpartitici. Nel momento in cui si concordava sul formare una maggioranza, veniva creata una commissione per il programma, formata da gente (più o meno esperta) rappresentativa delle singole forze politiche.
La commissione aveva il compito di redigere appunto un Programma, che talvolta qualche malizioso non esitava a riappellare “Libro dei Sogni” non lontano, in verità, dai buoni propositi che ancora oggi vanno per la maggiore in città: tutelare il commercio, rilanciare il turismo, migliorare la viabilità, proteggere le realtà produttive, capaci di creare occupazione, moderare la tassazione locale, ecc. ecc.
Il passo successivo era costituito dalla trattativa su quella che i leader del tempo, cito Eugenio Abbro e Gaetano Panza (ma vale per tutti gli altri protagonisti, di allora come di oggi), talvolta definivano “questione disadorna”, ovvero la ripartizione degli incarichi, dal sindaco alla giunta, fino alle varie commissioni e a tutti gli aspetti non sempre noti del sottopotere locale. Mentre sul programma difficilmente sorgevano problemi insormontabili, la vera partita, come il lettore ben comprenderà, si giocava (e si gioca anche oggi)sul campo della spartizione del potere. Ovviamente, quanto maggiore era il consenso elettorale di una formazione, tanto risultava pesante la mole delle richieste. Se tutto filava liscio, in Consiglio Comunale si eleggevano sindaco e giunta e, periodicamente, l’interpartitico veniva riconvocato per fare il punto della situazione…
Diciamo subito che nella prima repubblica c’era maggiore collegialità, i partiti riuscivano a controllare l’azione dei singoli, che comunque dovevano dare conto del loro operato agli iscritti, ai comitati direttivi ed alle segreterie delle forze di appartenenza. Oggi, il quadro è radicalmente mutato: esistono solo i singoli, che più o meno si autogestiscono, concordando le stesse cose che prima venivano gestite con ampia partecipazione.
A onor del vero, leggendo le dichiarazioni dei protagonisti (e degli aspiranti tali) di oggi, non mancano le buone intenzioni e non dubitiamo della buona fede di nessuno tuttavia, se non si stabiliscono prima e con chiarezza le “questioni disadorne”, si ripeteranno gli stessi scenari di sempre.
Ogni gruppo che aspiri a candidare un sindaco deve indicare prioritariamente i nomi dei futuri assessori, facendo firmare una dichiarazione ai candidati a consiglieri con cui si impegnano, in caso di successo, a rimanere tali e ad accettare le indicazioni che scaturiranno dai partiti/movimenti che li hanno designati. Se questo non avverrà, prima o poi vedremo il solito valzer dei portatori dei voti, pronti a scalciare per ottenere maggiore visibilità e/o potere. I candidati a sindaco, inoltre, dovranno essere disponibili a favorire la collegialità, l’eventuale successo non costituisce infatti un mandato in bianco e, inoltre, essi stessi darebbero tutelati di fronte a eventuali comportamenti poco corretti di qualche coprotagonista…
Sul programma, i punti sono quelli di sempre, in precedenza già accennati, bisogna esplicitare quel che si vuol fare, a breve, medio e lungo termine. Siccome la nostra è una città borghese, oltre a salvaguardare le fasce deboli, bisognerà invertire la tendenza verso il ceto medio, rivedendo al ribasso le tariffe esorbitanti che vanno dalla raccolta dei rifiuti alla gestione dei parcheggi.
Indispensabile, quindi, una sana revisione della spesa ed una migliore gestione del personale, da parte del Comune e della Metellia. Va infine cambiato il modo di rapportarsi con la popolazione, che spesso si sente più pecora da tosare che cittadino da salvaguardare e servire.