Da qualche giorno rigiro tra le mani due delibere della Giunta comunale di Cava de’ Tirreni. La prima, del 7 luglio, è un atto di indirizzo, avente come oggetto l’attuazione dell’intervento di completamento del Palaeventi. La seconda, del giorno successivo, ha come oggetto i lavori di adeguamento e messa in sicurezza dello stadio comunale.
La lettura di questi due provvedimenti amministrativi mi ha indotto a più di una riflessione. Prima di cercare di tentare di esplicitarle nel modo più chiaro e compiuto possibile, è necessaria una premessa, anzi due.
La prima, compito della politica è scegliere. Per un’amministratore comunale compiere delle scelte più che un’opportunità e un privilegio, rappresenta soprattutto un dovere. Questo per dire che di sicuro ogni scelta è opinabile e magari rivelarsi alla lunga anche sbagliata se non addirittura dannosa, ma comunque è sempre meglio che rinunciare a scegliere. Un amministratore che si sottrae al dovere delle scelte abdica al ruolo per cui si è candidato ed al quale è stato democraticamente chiamato. In una parola, rappresenta il peggio della cattiva politica.
La seconda, le considerazioni che svilupperò sono più che altro degli interrogativi che pongo agli attuali amministratori. In altre parole, nessuna critica precostituita, ma solo punti di domanda posti, peraltro, non tanto per avere delle risposte, ma per sollecitare una più approfondita riflessione. Insomma, nessun «servo encomio» e neanche un «codardo oltraggio” di manzoniana memoria.
Detto ciò, veniamo alle due delibere, partendo da quella sui lavori allo stadio comunale. Costo 95mila euro. Obiettivo, mettere in sicurezza lo stadio per le gare di calcio della Cavese, anche se nella delibera ci si affanna a dimostrare che le opere da realizzare tornano utili pure alle altre manifestazioni ospitate nell’impianto, di natura folkloristica e culturale (sic!). A leggere la delibera, però, emerge chiaramente che l’impianto va adeguato esclusivamente per la squadra di calcio della Cavese.
I più critici potrebbero dire che spendere tutti questi quattrini per far rincorrere una palla a ventidue giovanotti, quasi tutti non cavesi tranne pochissime eccezioni, è davvero uno schiaffo alle tante esigenze più impellenti per i cittadini metelliani. E c’è pure chi potrebbe dire che sarebbe più utile per la città seminare il campo a patate piuttosto che dare a molti tifosi, o presunti tali, il pretesto per infangare l’immagine della città. Sono ragionamenti, questi, che però lasciano il tempo che trovano. La verità, infatti, è che l’impianto sportivo esiste ed è dovere degli amministratori comunali tenerlo in perfetto ordine, al meglio in termini funzionali e al massimo in quanto a sicurezza.
E allora? Nel nostro ragionamento, il problema non sono né la Cavese né i suoi tifosi, bensì la constatazione di quanto sia oneroso per le casse comunali tenere a norma e in perfetta efficienza una struttura. Questo vale, ovviamente, per qualsiasi opera o edificio pubblico, insomma, tanto per lo stadio che per una scuola. Da qui una ulteriore riflessione. Nelle scelte che i politici sono chiamati a fare, quindi, si rende indispensabile determinare una scala di priorità, in un mix di urgenza e necessità, ma a volte anche di emergenza. Viene prima lo stadio o una scuola, la piscina o una strada, e così via?
In questa ottica, veniamo alla seconda delibera, quella con cui l’attuale Amministrazione comunale ribadisce la volontà di completare la struttura del Palazzetto dello Sport di Pregiato trasformandolo in un Palaeventi. Costo dell’operazione 4 milioni 250mila euro, attingendo dai fondi del Programma Jessica Campania.
L’intenzione degli attuali amministratori è lodevole. Completare un’incompiuta da diversi decenni e destinarla un po’ a tutto: da convegni a congressi, da attività sportive a teatrali, da attività di ristorazione e catering a cinema, multisale, da bar ad attività commerciali, da fiere campionarie a sfilate di moda. Anzi, nella delibera viene chiarito che il predetto elenco non è esaustivo. Verrebbe da dire che Servalli & C. stanno decidendo di spendere al buio oltre 4 milioni di euro, senza sapere, cioè, cosa davvero ospiterà questa struttura. Il cattivo di turno chioserebbe con un caustico e lapidario “molte idee, ma ben confuse”.
Non sappiamo se davvero sia così e personalmente sono convinto, e in ogni caso mi auguro, che il sindaco Servalli abbia già in mente un’idea di come sarà gestito il Palaeventi una volta terminato. In effetti, la questione che mi induce a riflettere è un’altra e riguarda chi sarà chiamato a gestire l’impianto. E’ ciò che, d’altronde, emerge da un altro punto della delibera, quando si afferma che verrà affidato “ad un privato la gestione del Palaeventi, affidando allo stesso le responsabilità connesse alla progettazione e realizzazione, anche al fine di avere una chiara allocazione del rischio fra pubblico e privato”.
Ottima scelta quella della gestione privata, anche se non si capisce bene come al privato possano essere affidate le responsabilità di progettazione e realizzazione quando i quattrini sono pubblici. E’ un dettaglio non da poco che, però, di sicuro sarà chiarito a tempo debito, diversamente verrebbe da chiedersi perché non sia stata utilizzata la formula della finanza di progetto.
La questione è però un’altra. Ma lo troveremo per davvero un imprenditore privato capace di gestire in modo redditizio, anche con un’utilizzazione intensiva, un impianto del genere, con costi di gestione e di manutenzione ordinaria di sicuro molto elevati? E, in questo, ci vengono in aiuto i costi dello stadio comunale. Più che un imprenditore molto probabilmente ci vorrebbe un benefattore. Non dimentichiamoci, d’altronde, quello che accade alla Mediateca, una struttura molto più piccola, modulabile e agevole, dove il privato che la gestisce se non ci rimette di sicuro non ci guadagna. Nella speranza, ovviamente, che ci sia sempre un privato a gestirla, diversamente non resterebbe che chiuderla con buona pace dei milioni spesi per riattarla. E vogliamo parlare della piscina comunale, al centro di un mega-contenzioso con i privati che la gestiscono? E la struttura dell’ex Club Universitario Cavese?
In conclusione, agli amministratori comunali suggerisco in merito un’ulteriore riflessione. La questione vera non è la lodevole intenzione di completare opere incompiute da decenni, ma di buttare altri quattrini per completarle con il rischio di farne altre cattedrali nel deserto per l’impossibilità di tenerle aperte in ragione dei proibitivi costi di gestione.
Tutto qui. Poi, magari il sindaco Servalli sa già chi e come gestirà il Palaeventi, allora le nostre considerazioni lasciano non solo il tempo che trovano, ma anche spazio ad altre.
Quest’ultima, però, sarebbe un’altra storia, ancora da scrivere ed esclusivamente nella mente di chi può per ora solo confondere il sospetto con la realtà.