scritto da Eugenio Ciancimino - 19 Giugno 2021 09:21

Caduta della parabola grillina

foto tratta dal profilo Fb

La “rivoluzione gentile” promessa da Giuseppe Conte, ex Premier divenuto leader del M5S, non si sa cosa sia.

Si può immaginarla come una sorta di bon ton dei rapporti e confronti tra politici. Spedendo in soffitta i “vaffa”, andrebbero di moda altre locuzioni del tipo avvocatesco “eccepisco” o del berlusconiano “mi consenta”. Quindi il Parlamento non sarebbe più una Istituzione da “aprire come una scatoletta di tonno”, ma luogo di confronto ed anche di carriere politiche senza limiti di mandati.

É nei corteggiamenti ai cosiddetti moderati posti in essere dall’Avvocato del popolo che si può leggere la ricerca di credenziali d’ingresso nelle stanze dei bottoni che di fatto snaturano l’essenza spontaneistica del Movimento, collettore di rivendicazioni populistiche, di contestazioni verso i poteri costituiti e di indignazioni nei confronti dei relativi gestori.

Al di là delle “fumisterie”, termine usato da Marco Travaglio, che di Conte è stato estimatore, il dato di riflessione riguarda le sorti della forza politica più rappresentata in Parlamento, espressa dal 30% degli elettori che si sono recati alle urne nelle consultazioni del 2018. La sua inedita genetica ne fa un unicum nella storia dei partiti e movimenti dalla nascita della Repubblica, non avendo caratteristiche di lotta di classe né ispirazione da un pensiero compiuto o da un Pantheon di riferimento.

Nella sua breve storia annovera le due figure dei fondatori Beppe Grillo e di Gianroberto Casaleggio: il primo come garante “elevato” e non eletto, il secondo come profeta della democrazia diretta esercitata su piattaforme informatiche.

L’esperimento, oggettivamente, non ha funzionato come modello alternativo alla forma di partiti che, come recita l’articolo 49 della Costituzione, concorrono “con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

La disponibilità ad attivare convergenze su “contratti di governo” indifferentemente con la Lega e con il PD non ha giovato alla governabilità del Paese ed alla stessa salute del Movimento. Nei fatti la caduta della parabola grillina dell’ “uno vale uno”, sostanziata nella prassi politica dell’uno vale l’altro, si conclude con la nascita del Governo di unità nazionale presieduto da Mario Draghi con presenze di super tecnici, e con la  frantumazione del Movimento.

Si consuma, così, la pagina di un’avventura, intrapresa come anti politica, alla quale Giuseppe Conte, quasi per contrappasso, si prefigge di dare una continuità politica.

Nei prossimi giorni presenterà una carta dei valori ed uno Statuto che dovrebbero conferire al Movimento nuova identità, radicamento territoriale ed una diversa configurazione organizzativa.

Ricomincia con un nuovo domani, un altro giorno ed una variante, tutta da verificare, che non può non preoccupare il PD sul cui elettorato si profila una possibile opa  di Giuseppi.

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