Volano gli stracci tra Bankitalia e Consob, convocate dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulla crisi di alcune banche italiane, che, contrariamente a quanto previsto, sta assolvendo al mandato conferitole dal Parlamento con rapidità e scrupolosità, grazie all’impegno del Presidente Pierferdinando Casini e del vice presidente Renato Brunetta.
Quando esplose la crisi per le emerse difficoltà di alcune banche italiane, che si dibattevano (e ancora lo fanno) tra crediti inesigibili, scarse capitalizzazioni, accantonamenti insufficienti, derivanti da anni di cattiva gestione, oltre che dalla crisi economica nazionale, avanzammo fondate critiche sue due organi deputati al controllo del sistema bancario in generale e delle singole banche in particolare.
I due organi di controllo sono, appunto, CONSOB, (Commissione nazionale per le società autorità amministrativa indipendente, dotata di personalità giuridica e piena autonomia la cui attività è rivolta alla tutela degli investitori, all’efficienza, alla trasparenza e allo sviluppo del mercato mobiliare italiano), e BANCA D’ITALIA (BANKITALIA, la quale, tra le diverse attività assegnatele, esercita anche quella di vigilanza sulle banche, sugli intermediari finanziari, sugli Istituti di Moneta Elettronica e sugli Istituti di pagamento.
Alcune prerogative di Bankitalia, come il controllo sulle banche e sugli intermediari non bancari (SIM, SICAV e SGR), vengono effettuate di concerto con la CONSOB.
E’ chiaro che tali attività di controllo hanno lo scopo predominate di tutelare la raccolta, sotto qualsiasi forma, che banche e intermediari finanziari effettuano dalla clientela, e grazie alla quale fanno operazioni di prestiti e finanziamenti a privati e imprese che hanno necessità di approvvigionarsi di capitali per espandere le loro attività; operazioni delicate che richiedono grande competenza e attenzione da parte delle banche per evitare che i crediti concessi non vengano bene utilizzati dai richiedenti determinando così crisi del sistema, come verificatesi negli anni più recenti.
Un altro delicato aspetto della vigilanza sulle banche attiene alle operazioni di fusioni, incorporazioni, vendita di sportelli, e acquisizioni di nuove banche e di nuovi sportelli; operazioni azzardate, come quella effettuata dal Monte dei Paschi di Siena allorquando acquistò dalla spagnola Banca Santander l’ex Banca Antonveneta (valutata parecchi miliardi in meno rispetto a quelli pagati) mettono a rischio la patrimonialità delle banche che, pressate anche dai crediti non più esigibili, vanno in crisi, com’è avvenuto.
Tutto quello che si è verificato è originato da tali operazioni rischiose, sulle quali i due enti controllori, Consob e Bankitalia, sono stati carenti.
Le ripercussioni politiche di tali situazioni sono a tutti note, specialmente in considerazione che nelle amministrazioni di qualche banca in crisi c’erano personaggi molto vicini agli esponenti politici degli ultimi governi, ed è stato facile attribuire ad essi molte responsabilità di “mala gestio” legate a ruoli di intermediazione che avrebbero esercitato nella erogazione di crediti divenuti inesigibili, concessi a parenti o amici; su tutto ciò sta indagando la magistratura la quale, nei tempi consentiti (ci auguriamo brevi) farà chiarezza; resta però il fatto che i due organi controllori non hanno svolto in tempo utile e a 360 gradi i loro controlli, contribuendo alla crisi di quelle banche che ha penalizzato migliaia di clienti-depositanti i quali hanno visto azzerati i loro risparmi, spesso frutto del lavoro di una vita, e dei qualcuno si è suicidato.
Era tutto noto, anche se Consob e Bankitalia hanno sempre negato, ma ora, dopo le audizioni fatte dalla Commissione parlamentare di inchiesta, le contraddizioni emerse ed emergenti, e il rimballo di responsabilità tra gli organismi dirigenti delle stesse (Angelo Apponi, d.g. di Consob, e Carmelo Barbagallo, capo della vigilanza di Bankitalia) ne è purtroppo la triste conferma.
La conclusione della attività meritoria della Commissione parlamentare, porterà, speriamo presto, all’accertamento delle responsabilità, le cui conseguenze ancora pesano sui risparmiatori truffati in favore dei quali qualche intervento governativo è stato fatto, purtroppo insufficiente.
La nostra conclusione è che, sebbene non di sua competenza, l’opinione negativa di Matteo Renzi in merito alla conferma di Ignazio Visco al vertice di Bankitalia, quali che siano le ragioni anche occulte che l’hanno determinata, era più che giustificata. La politica “ortodossa” non ne ha tenuto conto, ma nel prendere atto di ciò ci auguriamo che le conclusioni alle quali giungerà la Commissione d’inchiesta facciano luce e giustizia.
A nostro avviso avrebbe fatto meglio il riconfermato Governatore di Bankitalia a scegliere volontariamente la strada delle dimissioni, dimostrando così di essere all’altezza dei suoi predecessori che sono stati fari di probità, efficienza e intransigenza nello svolgimento dei loro ruoli, spesso pagando in prima persona il prezzo della loro scrupolosità: ricordiamo l’ex Governatore Paolo Baffi, e l’ex capo della vigilanza Mario Sarcinelli.
Entrambi indagati, arrestati e processati per il caso del Banco ambrosiano di Roberto Calvi, vennero poi totalmente prosciolti e rimase il sospetto che a pilotarne le incriminazioni fosse stata la Loggia segreta massonica P2 per impedire a Bankitalia di vigilare sulla banca di Calvi.